martedì 16 novembre 2021

La riduzione di CL ad AC

La laconica lettera di dimissioni del Carrón, di ieri, è una buona notizia per ciò che resta del movimento, la prima buona notizia da molto tempo a questa parte.[1] L'esponente del problema principale di Comunione e Liberazione si allontana dai riflettori, seppur (temo) non sparendo di scena. Ironia della sorte, quelle dimissioni avvengono a causa di quel collaudatissimo malinteso[2] sulla fedeltà a Pietro ridotta a tifoseria di Pietro già ai tempi di Giovanni Paolo II, quando ancora poteva essere ingenua conseguenza del sentirsi finalmente riconosciuti, apprezzati e incoraggiati dopo decenni di fischi, calunnie, pestaggi, molotov.

Quando fu tempo di pensare alla "vita interna" parve troppo comodo voltare altrove lo sguardo e leccarsi i baffi per la crescita tumultuosa in tanti campi, senza accorgersi che si procedeva d'inerzia in un percorso in salita.[3] Così le tipiche figure medio-alte del movimento, dai capetti in su, si divisero in giussanologi - che riducevano il movimento a una cultura, ad un discorso sul movimento - e i cielloti - quelli che si affannavano a moltiplicare iniziative e presenze. Guidare gente passò dall'essere faticoso servizio (che garantiva guai e crescita personale a chi si affaticava) a comodo mestiere e invidiato titolo nobiliare, un po' più elegante ma non dissimile da quel bigottume autoreferenziale da sagrestia che davanti ad una buona birra avevamo sempre deriso e spernacchiato.[4]

Che il Bergoglio ce l'avesse con noi fu chiaro fin dal suo famoso "Buonasera".[5] E che il destino fosse segnato lo si capì ancor di più dalla risposta di Carrón alle critiche bergogliane al movimento campate in aria: belando, laddove un eloquente e virile silenzio o una risposta "a nuora perché suocera intenda" sarebbe stato meglio.[6] L'avevamo sempre saputo che il potere è forte con i deboli e debole con i forti, ma eravamo sempre quelli tenuti a plaudir sorridendo, incensando, adulando, mentre i nostri esimi capetti ci tiravan le orecchie ogni volta che fiutavano il rischio che da noialtri ci scappasse di mettere qualche puntino sulle "i".[7] Il movimento in fase terminale, quello che si fa stangare dal Bergoglio, da tempo era divenuto troppo simile alle caricature velenose che laicisti e clericali ne avevano sempre fatto.

Tolto di mezzo - almeno ufficialmente - il Carrón, resta da mandare in soffitta la mentalità carroniana.[8] Cioè resta da ripartire da quel curare la "vita interna". Pur sperando in un volto nuovo (nuovo nel senso che non vorrà assecondare i difensori dei ruderi carroniani) per quella ripartenza, per onestà devo constatare che il piano bergogliano di far confluire la Cielle in Azione Cattolica sta avanzando a grandi passi. Sostituire il carismatico capo con un apparato burocratico a porta girevole significa che saremo diversi dall'AC solo riguardo ai libri che leggiamo - e successivamente nemmeno quelli.


1) Quando in seminario proibirono (ingiustamente) lo Studium Christi al giovanissimo Giussani diedero (loro malgrado) buone ragioni a quest'ultimo, che pur sempre professò l'ubbidienza ai superiori. Colpire alla testa la Cielle nel 2021 ha, paradossalmente, effetti da considerare positivi. Carrón, proprietario del "carisma del movimento", l'ha di fatto snaturato, consacrando definitivamente la figura del neociellino OGM, giussanologo o ciellota, purché carroniano.

2) Non sto dicendo che sarebbe stato meglio resistere in faccia al successore di Pietro. Sto dicendo che a furia di adularlo ci si è castrati da soli la possibilità di farlo quando si sarebbe reso necessario.

3) Eppure, per accorgersene, bastava notare come la scuola di comunità fosse diventata un parlarsi addosso secondo i paroloni del momento. Ci fu ad esempio la moda del "si gioca", tutto si giocava su tutto, "l'appartenenza si gioca nell'esperienza", "l'esperienza si gioca nella concretezza di un volto, la concretezza di un volto si gioca nell'appartenenza": la traduzione in ciellinese di "la Chiesa è icona della salvezza", "la salvezza è icona della fede", "la fede è icona della Chiesa".

4) Se nelle scuole di comunità il linguaggio era un miscuglio di microesperienze ("ieri mi è successo questo, stamattina ho pensato questo": all'assemblea mensile delle domande tutti parlavano di qualcosa databile al massimo a 24 ore prima) e di politically correct (giacché ora siamo riconosciuti, siamo sulla cresta dell'onda), nei momenti informali non era cambiato nulla, e ci permettevamo goliardie e motteggi che avrebbero mandato su tutte le furie anche il più posato dei curiali.

5) Mi parve strano che gente con appartenenza pluridecennale al movimento non fosse stata in grado di cogliere quel gravissimo segnale, quantomeno per la considerazione che non importa quanto ti sbilanci a sinistra, ci sarà sempre qualcuno grosso che sarà ancora più a sinistra. Il leccapiedismo è una strategia notoriamente perdente, e il papismo di maniera era già da molti anni degradato in tifoseria.

6) Se in passato la Cielle fosse stata meno tifosa del Papa e avesse evitato di scodinzolare davanti al Papa almeno nei momenti in cui non ci riguardava, avremmo silenziosamente acquisito il diritto di non dover scodinzolare ad ogni colpetto di tosse udito nei sacri corridoi.

7) Quando il Tettamanzi prese possesso della diocesi ambrosiana nel 2002 e cominciò con tutto un peana della Sant'Egidio dimenticando la Cielle, un baldo prete del nostro movimento gli ricordò che di tutte le cose che aveva menzionato era la sola Cielle ad aver sempre sgobbato sodo e in modo capillare in diocesi. Si beccò successivamente una tirata d'orecchie epica dal don Giussani in persona, tirata probabilmente non troppo convinta ma "dovuta". Però, dai, don Giuss, lo sapevi benissimo anche tu che tacere sarebbe stato peggio, e che la "dovuta" avrebbe fatto ringalluzzire i fautori della scodinzolante adulazione al nuovo imam della diocesi ambrosiana.

8) Sarebbe bello il termine "tornare alle origini" se non fosse inflazionatissimo. Ci siam persi Giussani per strada. Verrà pure nominato mille (facciamo cento, ma anche solo cinquanta) volte ad ogni scuola di comunità, ma ce lo siam persi, la scuola di comunità è diventata una parlantina carroniana, un'omelia prestampata, qualcosa che non ti cambia la vita e che perciò - come ci diceva il don Giuss - va abbandonata.

martedì 28 settembre 2021

Stanno per iniziare i titoli di coda della Cielle OGM

L'epoca d'oro del movimento di Comunione e Liberazione è finita col secolo scorso, proprio quando il giovanissimo sottoscritto vi aderiva con crescente entusiasmo. Nei primi anni Duemila c'erano ancora grandi figure ai piani alti, quelle che potevi considerare più amici che capi, che ancora ritenevano sinceramente di non aver scoperto abbastanza del carisma di don Giussani e che ancora provavano genuina meraviglia nell'accorgersi che c'era molto più di ciò che avevano già visto e vissuto. E c'era ancora la speranza che i loro successori avessero altrettanto fuoco nelle vene. In altre parole, era ancora "movimento". Nel 2005 gioimmo tutti perché onore e onere passarono nelle mani del Carrón mentre Benedetto XVI ascendeva al soglio, non avremmo potuto chiedere di meglio. Pochi anni dopo e gli scricchiolii non furono più un fatto raro e inatteso.

A firmare la condanna a morte dei movimenti era stato proprio Giovanni Paolo II col suo desiderio di istituzionalizzarli. Fu come voler assumere i graffitari per metterli a fare gli imbianchini. Che ci sta pure benissimo, visto che uno dei graffitari sapeva davvero tenere in mano un pennello.[1] I movimenti erano stati linfa vitale per le parrocchie - nel senso che hanno riportato alla fede[2] gente che non l'avrebbe più ritrovata grazie alla pastorale convenzionale -, ma nelle sagrestie che contano si decise di ammazzare la gallina dalle uova d'oro[3] ingabbiando i movimenti in una cornice istituzionale, cioè dando loro la burocrazia che avevano sempre sognato. L'esser capi e capetti passava così dalla categoria "cresco nella fede" alla categoria "conto qualcosa in quest'associazione", cioè alla professione di ammannitore di prediche preconfezionate e clerically correct. Fu una valanga, perché anche nella Cielle capi e capetti sotto sotto non aspettavano altro.[4] Al punto che nel 2013 ai piani alti del movimento davvero speravano nel colpaccio (palazzo Chigi e palazzo Apostolico), salvo poi veder naufragare Scola e Formigoni e andare a regime nella spirale discendente del servile leccapiedismo clerical-untuoso.[5]

Subito dopo la recente e prevedibile stangata bergogliana ai movimenti,[6] sui gruppi social del movimento sono circolate vignette satiriche sul Carrón "il Papa mi dà altri due anni". L'impero continua a sgretolarsi, con la recente stangata ai Memores Domini, che preannunciava perfino la minaccia di uscire in massa dall'associazione (magari per fondare un Memores Carróni?) ma stavolta è Golìa ad aver ragione, visto che nella Cielle attuale il "carisma" è ufficialmente proprietà del successore (ed è triste che in tanti credano sul serio a questa cosa, anche se solo per abitudine). Davvero, bei tempi quando in qualità di ciellino ti beccavi il disprezzo del vescovo, le calunnie dei media, le molotov dei comunisti.[7] È perché non rientravi negli schemini preconfezionati di nessuno di loro. È perché portavi una novità assoluta, come Edimar, non un'omelia e un corredo di canzonette e gadget.

Ma non è solo sbarazzandosi di Carrón che guarirà il movimento.[8] È un'intera mentalità che deve andare in soffitta, c'è poco da salvare. Non ci servono discorsetti sul "tornare alle origini", perché dopo aver messo sale nel caffè è difficile convertirlo in zucchero.


1) I complimenti fatti da Giovanni Paolo II a don Giussani - «non una strada ma la strada» - dovrebbero essere sufficienti a capire quale.

2) Your mileage may vary. Diciamo meglio: che hanno evitato che affondassero nel generico ateismo paganeggiante di oggi.

3) Ammetto che l'unica seria alternativa sarebbe stata strigliare seriamente vescovi e parroci, "multando" o "tassando" chi proferisce vaccate o celebra in modo imbarazzante. Vaste programme, per dirla alla De Gaulle: è la controrivoluzione di cui la Chiesa avrebbe avuto bisogno (allontanandosi sempre più il complesso di circostanze per realizzarla) e che continua a sussistere solo in un piccolo resto costantemente aggredito e vilipeso.

4) Quando uno ritiene di non aver più altro da imparare si fa da parte con la scusa di motivi personali e familiari, lasciando convintamente le redini a chi ha energie ed entusiasmo. L'istituzionalizzazione dei movimenti ha invece trasformato i ruoli di comando in titoli nobiliari, professioni e rendite da cui non vuol staccarsi nemmeno chi non ci crede più: dopotutto bastava continuare a recitare l'omelia e distribuire ordini di servizio, bella pacchia.

5) L'ubbidienza è una forma di amicizia ma l'amicizia non può essere unilaterale. L'ubbidienza di don Giussani aveva un che di eroico che non può essere pedissequamente eseguito come se fosse una ricetta magica. Altrimenti si riduce a servilismo buonista: vedansi le lettere al Corriere, gli elogi al cardinale ateo Martini, gli applausi all'abortista Bonino….

6) Un Decreto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita dell'11 giugno 2021 esige che i capi dei movimenti restino in sella per non più di cinque anni e nelle alte sfere per non più di dieci anni consecutivi, e dà 24 mesi di tempo per eleggere i successori di coloro che hanno già superato quei termini. Che il Bergoglio abbia il dente avvelenato coi movimenti non è una novità, e la costanza vendicativa di un gesuita fa invidia a vibranio e adamantio. Naturalmente i diretti interessati stanno facendo di tutto per escogitare trucchi per schiodarsi dalla poltrona solo formalmente, ma ormai la frittata è fatta. Prima fu l'esca dell'istituzionalizzazione (cioè dell'inchiodarsi alla poltrona), quindi della bella vita (mentre i movimenti crescevano solo in irrilevanza chiesastica e in baldanza di chi abbandona), infine dell'improvviso afflosciarsi - per via amministrativa - della pacchia.

7) Sono sufficientemente giovane da aver solo potuto leggere di quel clima. Ma le battutacce squallide persino dal vescovo le ricordo bene e mi bruciano ancora. Come quando ci rispose disgustato: "quindi son questi i vostri nuovi ordini di scuderia?", senza neppure tentare di ammorbidire il tono arrogante.

8) E nemmeno facendo salire al comando quelli che da Carrón hanno avuto solo "piedi in testa" e ridicole imposizioni - come ad esempio l'esser dirottati nella San Giuseppe, la serie B dei Memores (talvolta solo per far quadrare le caselline Excel delle case o assecondare le antipatie personali di alcuni a cui non si poteva dir di no). Il problema non è organizzativo, ma di mentalità. Abbiamo una stratosferica percentuale di aderenti che magari addirittura in buona fede credono che il carronismo sia tutto sommato il movimento (cioè la giussanologia da cielloti che avevano sempre professato), limitandosi a seguire il sermone della settimana e a ripetere acriticamente il discorsetto preconfezionato del mese. Davvero, come disse don Giussani quarant'anni fa, oggi «sarebbe bello essere solo in dodici in tutto il mondo».

sabato 25 settembre 2021

La stangata ai Memores

Come previsto con largo anticipo, la Cielle Geneticamente Modificata - quella alla ricerca di Nuovi Percorsi (esclusivamente carroniani) e che perseguita i suoi membri non carroniani[1] - comincia ad essere chiaramente in rotta di collisione con la realtà. Non era difficile profetizzare cosa sarebbe successo ai Memores Domini che avevano aderito per donarsi a Cristo e che d'improvviso si ritrovano donati al clericalismo.

Così, come nei filmetti di seconda serata, la stangata arriva col sorrisetto del serpente che sta per mordere. Da oggi l'eccellentissimo Delegato Speciale - accidentalmente proveniente dalle file del movimento - assume pieni poteri sui Memores per "custodirne il carisma" (nella lingua di legno clerical-stalinista è generalmente il termine che indica la condanna a morte mediante lenta e inesorabile eutanasia). Per un Memor mancato come me[2] è ugualmente una pugnalata, sebbene inevitabile perché naturale e prevedibile epilogo di ciò a cui da tanti anni i vertici carroniani avevano preparato.

Una "fonte interna" del movimento, nel commentare come "la maggioranza dei Memores - confrontandosi con lo stesso Carrón - hanno osteggiato i provvedimenti vaticani", ha dimenticato di precisare che noi del movimento eravamo sempre stati quelli dell'ubbidienza e del massimo ossequio all'autorità della Chiesa[3] e che accoglievamo con una certa fanfara le notizie di Carrón ricevuto dal Papa, Carrón a predicare esercizi, Carrón a colloquio con tale o talaltro alto papavero ecclesiastico. Il "piano di abbandonare in massa l'associazione Memores Domini, e confluire nella Fraternità di CL", è il punto più inquietante perché si intersecano da un lato il malinteso senso di appartenenza a Carrón, e dall'altro il fondato timore che l'associazione sta per venir snaturata. Entrambe le cose indicano che è il movimento ad essere già snaturato di suo e da tempo.


1) In tempi non sospetti lamentavo l'autoriduzione a tifoserie e ad esecutori di ordini, nella Chiesa come nel movimento. Da qualche anno se ne vede l'epilogo: l'appartenenza a Comunione e Liberazione esige una professione di fede nel carronismo con particolar riguardo alle sue sottili e continue evoluzioni future. Nel piccolo come nel grande, nell'unico ciellino della parrocchia come nei Memores Domini, la persecuzione è riconoscibile, avallata dai collaborazionisti a suon di "ma dai, ma dai".

2) La tumultuosa crescita dei Memores in epoca giussaniana è stata sostituita dal fenomeno della porta girevole - tanti entrano quanti ne escono - e all'inaudita decrescita. Pur attratto da quel tipo di vita avvertivo che qualcosa non andava bene (vedasi anche nota 7 sui soviet) e mi sono trattenuto dal far passi avanti. Finché un caro amico sacerdote butta lì l'idea senza scherzare, sorprendendosi di non aver scatenato il mio entusiasmo. Accetto anche l'invito a salire sul Titanic che affonda, ma non per suonare nell'orchestrina. Se sospetto che lì dovrò donarmi anche al "dialogo" (inteso come il collaborare con entusiasmo e zelo alla quadripiloctomia apologetica dei temi clerical-bergoglioni-sagrestia) allora "scusate, ma anche no".

3) Non senza qualche goliardata. Bei tempi quando il Tettamanzi entrato in conclave Papa ed uscitone cardinale, tornato a Milano si vide accolto dallo striscione "bentornato eminenza!".

giovedì 23 settembre 2021

Frattaglie - 18

E così diverse associazioni hanno messo in piedi un piccolo spettacolino con dei disabili sul palcoscenico a recitare delle frasi di una banalità sconcertante. Se io fossi stato uno di loro, mi sarei sentito quantomeno enormemente imbarazzato. Nella mentalità comune, in quest'Epoca Televisionata, vige il dogma warholiano del Quarto d'Ora di Notorietà. Per questo mondo non puoi salvarti se non hai neppure un momento, nella tua vita, in cui sotto i riflettori raccogli applausi per aver detto o fatto una scemenza qualsiasi.

D'inverno annotavo: il freddo incattivisce. D'estate mi trovavo ad annotare: il caldo incattivisce. Mi riferivo alle temperature "estreme"… cioè, l'aver dentro casa meno di 15 gradi d'inverno o più di 27 gradi d'estate, "incattivisce".

L'epilogo della Chiesa che si vergogna di dire chi è Cristo, è la riduzione della fede al "condividi" di immaginette sdolcinate su Facebook. In particolare da parte di persone che non solo non entrano fisicamente in una chiesa da interi decenni, ma di quelle tra loro note in tutta la città per le loro malefatte e i loro peccati non esattamente nascosti.[1]

Proprio quando stavo per appassionarmi ad un autore leggo nella biografia la sua parabola discendente verso una bislacca religione e il conseguente aggiustamento dei suoi studi e del suo pensiero in funzione della sua conversione. Come a dire che un esperto di automobili si converte ai tricicli per poi dedicare le sue migliori risorse ad un vecchio catorcio di campagna abbandonato da trent'anni. Che potrebbe essere anche una cosa lodevole, se fosse stato solo un hobby. Ma mi torna in mente il principio secondo cui a furia di leggere un autore si percepisce di averlo capito, e a furia di percepire di averlo capito si pensa di essere simili a lui, cioè ci si converte alle stesse baggianate, si abbracciano le stesse stupide manie,[2] si finisce a sguazzare in una fogna qualsiasi. Avevano ragione gli antichi a dire di star lontani dai libri non santi (perché a lungo leggere, lentamente ti corrompono l'anima).

I computer di oggi hanno sufficiente potenza di calcolo, memoria e dischi da poter permettere analisi inimmaginabili fino a pochi anni fa.[3] Non a caso è in corso una guerra per il possesso dei dati, delle fonti e dei canali di trasmissione - cioè il vero petrolio del XXI secolo, e relativi "pozzi" e "tubature".[4]

Uno dei segni distintivi della società moderna è che la Patente Europea del Computer consiste nel saper maneggiare robe come Word ed Excel, prodotti commerciali della società americana Microsoft. Fino a non molti anni fa, "patente" era la dimostrazione di una abilità non vincolata a determinati prodotti di una singola azienda. Con l'epidemia della pandemenza occorre urgentemente impratichirsi sulle nuove Piattaforme (Teams, Cisco Webex, eccetera).

Trovo nella cartella spam una email che comincia con qualcosa come: ricevi questo messaggio perché desideriamo contattarti… L'egoismo moderno è sempre spacciato per un innocente e sacrosanto desiderio.

Un vecchio amico si vanta di aver diffuso nella sua università un sistema rivoluzionario (per l'epoca) che nessuno dei suoi professori fu in grado, se non di apprezzare, almeno di capire. Diversi anni dopo, quando di quel sistema se ne iniziò a parlare in TV, all'improvviso cominciò ad essere citato dai professori come una conquista della civiltà, e a poco a poco la sua esistenza veniva ufficialmente "scoperta" nelle università italiane. L'episodio, raccontatomi con aria da pionieri della tecnologia, è tristemente rivelatore di quanta ricerca si faccia nelle università italiane.

Ricordo un vecchio articolo di Tracce sul "prepararsi" per l'arrivo di don Carròn.[5] "Prepararsi", come in attesa di qualcuno importante. Sembrava di leggere il Nuovo Testamento, quando si attendeva la visita di un apostolo. O come Zaccheo che ha appena avuto risposta per l'invito che non avrebbe mai avuto il coraggio di gridare. Ed il "merito" di Carròn è tutto condensato in quelle parole: «cristianesimo: c'è qualcosa di diverso, adesso devono scoprire cos'è». Ancor prima di una dottrina, di una teoria, di una serie di operazioni liturgiche e caritative, ancor prima, c'è un "qualcosa di diverso", riconoscibile anche se non immediatamente descrivibile. È il cristianesimo, affrontato con la ragione anziché con le emozioni o l'intellettualismo.


1) E non parliamo dei Credenti nella Magica Pozione Magica, né di quelli che nonostante l'ostentata attività di sagrestia sono apertissimi ad ogni "novità" contraria al sesto e al quinto comandamento.

2) Un po' come per me, che non me n'è mai importato un fico secco di calcio, e però mi proclamo interista (perché lo era don Giussani).

3) Il mio tablet ha memoria sufficiente per contenere l'intero Pubblico Registro Automobilistico italiano (PRA).

4) Questo blog è su piattaforma Blogspot. La mia posta è Gmail. Il mio cellulare è Android. Tutti prodotti Google. Per i server dell'azienda Google io sono solo un numeretto, un insieme di informazioni, nelle quali si sa cosa cerco, a che ora cerco, quali mappe ho visualizzato, quali email ho scritto (e se le ho scritte on-line, quali bozze intermedie, dunque quale fraseggio, quali correzioni, quanto tempo ho riflettuto prima di scrivere o correggere qualcosa, quali errori grammaticali commetto e correggo…). Hanno memoria storica di me molto più di quanta ne abbia io.

5) È un ricordo lontano, di tempi non sospetti, prima che il movimento di Comunione e Liberazione si riducesse al carronismo. È sparito anche dal sito web di Tracce nonostante la propensione a non gettar via nemmeno una briciola. Lo ritrovo solo in web archive.

martedì 17 agosto 2021

Il coraggio di dire IO...non ci vado!

A furia di applaudire acriticamente ai poteri mondani (nelle pie intenzioni doveva essere solo un modo per essere ingraziarseli per poter procedere con le attività del movimento), è andata a finire che il Meeting di Rimini ottempera con zelo al ricatto governativo del Passapeto Verde. E pensare che ai bei tempi si era ultrà di Giovanni Paolo II che condannava i prodotti biogenetici fabbricati con cellule di un feto appositamente abortito.

E pensare che neanche troppi anni fa i cremlinologi televisivi, della radio e della carta stampata, esaminavano con grottesca e ossessiva concentrazione la scaletta delle presenze al Meeting per decifrare i piani quinquennali dell'inarrestabile movimento di Comunione e Liberazione. Occorreva pensare alla vita interna ma, Giussani vivente, ai piani alti avevano grandi progetti. Sono bastati appena due decenni per scendere così in basso. Chissà se fra altri due esisterà ancora la Cielle.

mercoledì 21 luglio 2021

Divorzi ciellini

Quel vecchio detto ("parroco santo, parrocchia fervente; parroco fervente, parrocchia pia; parroco pio, parrocchia tiepida; parroco tiepido, parrocchia devastata") si può applicare anche al rapporto fra vescovi e parroci, e anche al rapporto fra il movimento (la Fraternità, e anche i Memores) e gli aderenti.

Credo di essere abbastanza vecchio perché già da ragazzino ho sentito continuamente dire: "mandateci in giro nudi ma non togliereci la libertà di educare", un'espressione usata fin dagli inizi del movimento e che ci veniva commentata con "non serve conservare le strutture", ma il fuoco dentro, la possibilità di educare, di far conoscere ciò che di grande abbiamo incontrato. Invece, da un po' di anni a questa parte[1] - e in modo stranamente più marcato a partire dal pontificato Bergoglio - l'imbattibile sottinteso sembra essere quello di conservare le strutture principali (a cominciare dal fondo comune, con un'insistenza divenuta ormai sospetta), o abbandonarle per inedia e farsene persino un vanto, mentre l'educare diventa se non secondario, annacquato.

Vengo oggi a sapere dell'ennesimo divorzio di una coppia di ciellini,[2] con amarezza e senza troppa sorpresa, aggravato dal fatto che lei ora è "compagna" di un ex Memor,[3] il quale evidentemente al calore della vita consacrata ha preferito quello della sottana usata e appassita. Ora, a mia memoria, statisticamente gli aderenti al movimento avevano più coscienza del matrimonio che non i loro equivalenti di altri ambienti più o meno cristiani. Avevamo sempre considerato una cosa seria il matrimonio,[4] perché ce lo avevano sempre detto, a cominciare dai Memores fattisi "eunuchi per il regno dei cieli", che avevano capito benissimo ciò a cui rinunciavano e ciò che di ancora più grande stavano ottenendo.

Se al vecchio detto sopra citato sostituiamo a "parroco" diaconia centrale del movimento di Comunione e Liberazione e a "parrocchia" gli aderenti al movimento e alla Fraternità, qualche incomprimibile domanda salta su. Ed è di quelle domande che un tempo sembravano inutilmente sarcastiche o del tutto ignoranti, perché un tempo era piuttosto chiaro quello che avveniva ai piani alti, perché non ci venivano somministrate omelie ma testimonianze, fatti, scoperte.


1) Nella primavera del 2012 Carrón nella solita lettera a Repubblica diceva: «Qualche pretesto dobbiamo averlo dato». Era il segnale di una ritirata, perché lui stesso si era reso conto che certe "figure di spicco" del movimento erano responsabili dell'aver creato "qualche pretesto", ma per una bizzarra ragnatela di equilibri quelle figure non potevano essere messe ai margini (nonostante gli infaticabili distinguo del Savorana). Che poi è lo stesso motivo per cui il movimento in certe regioni non è mai cresciuto: soggetti stranamente inamovibili.

2) "Ciellino" nacque come termine insultante. Divenne poi indicazione di rispetto (nel senso di: è ciellino, non riuscirai a vendergli chiacchiere o a corromperlo), quindi titolo nobiliare (cioè: è ciellino, ha una rete di contatti che non puoi smontargli), infine è tornato ad essere insultante.

3) Che qualche prete ciellino gettasse la tonaca alle ortiche per fuggire con una donna sposata, pazienza: in quanto prete era soggetto anzitutto ai superiori (diocesani o religiosi), che potevano rendergli la vita sufficientemente impossibile mettendo le sue debolezze in condizioni di produrre il triste "risultato". Di questi tempi, per essere preti, occorre una notevole ipocrisia, una capacità di sorridere pacatamente a coloro che non vedono l'ora di pugnalarti alla schiena - a cominciare da sua eccellenza monsignor vescovo e dai confratelli nel sacerdozio -, un carattere solo apparentemente estroverso, e una cura paranoica per la propria vita privata. Ma tutto questo è vero solo perché siamo nell'epoca in cui ai vescovi interessa non che venga acceso nelle anime il fuoco della fede, ma che a fine anno pastorale tutte le caselline di tutte le parrocchie risultino marcate. Così, statisticamente, può succedere che qualche prete ciellino (cioè non robotico) si stufi di essere pressato e programmato e ceda alle grazie di qualche fiore appassito. Peccato che il fenomeno sembri non più tanto raro come una volta.

4) Perfino nelle occasioni in cui era un matrimonio "riparatore" di una gravidanza "imprevista", magari con un annetto di preparazione in più, ma sempre con la coscienza di star prendendo atto delle circostanze e con la certezza di fare ciò che è gradito a Dio.

giovedì 15 luglio 2021

Quando perfino il movimento non ha niente di concreto da dire

Sono preoccupato perché diverse persone a me care si son fatte bucare per la pozione magica e tutte solo per la "peer pressure", alla faccia di qualsivoglia consenso informato.[1] Il sapere che è un test su vastissima scala in doppio cieco, cioè che una percentuale di fortunati riceverà a sua insaputa un placebo,[2] non basta a consolarmi.

Nonostante i titanici sforzi della redazione di Tracce per produrre fervorini speranzosi, praticamente nulla di questa pandemia ha le caratteristiche di calamità naturale affrontabile da credenti e non credenti allo stesso modo. L'esecrabile Delpini e la sua esecrabile Curia ("la Messa? guardatevela in televisione"), diedero una specie di fischio d'inizio. Le immagini agghiaccianti di cinesini che morivano stecchiti all'improvviso come mosche a favor di telecamere, delle colonne di autocarri militari del Figliuolo, dell'apocalittico e irripetibile focolaio di Codogno e Vo', ormai nessuno le ricorda abbastanza da farsi qualche domanda. Le domande in voga oggi sono: l'hai ricevuto l'elisir di lunga vita?[3] Ti è arrivato il passaverde per le vacanze?[4]

Mi sento vecchio, perché ricordo un tempo - che mi sembra lontanissimo - in cui l'aver a che fare anche solo indirettamente col movimento[5] assicurava uno sguardo leale sulla realtà.[6] Leale include anzitutto onesto. Onesto implicava anzitutto il non perdere tempo in chiacchiere. Ho ricevuto vere lezioni di vita - di quelle che aprono la mente e rendono adulti - in poche parole (e zero dolore), sebbene non fossi un buon intenditore. Ho perciò sofferto come un bambino obbligato in prima fila al comizio del sindaco quando assistevo al movimento delle chiacchiere, per esempio durante quelle assemblee delle domande in cui presentatore e partecipanti si sforzavano di mettere in scena uno spettacolo ciellino[7] o durante quelle scuole di comunità in cui il presentatore faceva il solito esercizio stilistico di parlantina ciellina costellato di espressioni che nemmeno lui capiva e che accidentalmente ricordava da Milano.[8]

La crisi del movimento l'avevo correttamente identificata nel successo crescente di giussanologi e cielloti, cioè nei ciellini da salotto impegnati in un'autoriduzione cultural-professorale, o in un'autoriduzione attivistico-dopolavoristica. Non ci voleva chissà che genio per scoprirla: sarebbe stato sufficiente cronometrare la durata degli incontri, anche senza confrontarla con la densità degli argomenti trattati. Le mie migliori scuole di comunità sono state in ascensore, in auto a tarda sera, al telefono in attesa del treno, passeggiando in centro con una mezza birra in mano.[9] Ormai perfino il movimento non ha niente di concreto da dire: le solite prediche stantìe che ricalcano i titoli dei giornali di regime, sono come il sale che ha perso sapore.[10]


1) Quando ti fanno firmare una liberatoria lunga diverse pagine (come quella bancaria o assicurativa), non è mai per cautelare te.

2) Saranno altrettanto fortunati in caso di seconda dose? E nove mesi dopo, alla scadenza dell'efficacia e si porrà il problema di una nuova pozione magica, quanti saranno i fortunati ancora fortunati? È una roulette russa e coi richiami.

3) Certi ambienti (non solo on-line) sono diventati infrequentabili. I Nuovi Credenti non parlano d'altro che della sacra pozione magica da rifilare a tutti, anche ai bimbi, anche ai più riluttanti, perché i Nuovi Credenti non vedono l'ora di "uscire" dall'emergenza. Come se lo scopo della guerra contro l'Oceania (ah, non più contro l'Eurasia?) fosse non vincere, ma farla durare all'infinito.

4) Il nostro beneamato governo ha comandato che il Veerus all'aperto stia in ferie. Eppure c'è ancora gente autorinchiusa nel proprio mutandone facciale perfino quando non c'è anima viva nel raggio di chilometri.

5) Nessuno lo indicava col nome formale di "Comunione e Liberazione", che serviva solo per parlare con i giornalisti o i vescovi.

6) Quando tutti i tuoi migliori amici sono allergici al raccontarsi frottole, a poco a poco anche tu faticherai parecchio a raccontartene.

7) Ho speso ore di viaggio ed euro sonanti per una roba che a consuntivo è solo una fila di sbadigli? Se la scuola di comunità non ti cambia la vita significa che è inutile. Mi sono sforzato di parteciparvi anche nonostante gli sbadigli, per infine dover ammettere che tutte quelle che potevo raggiungere erano solo una fila di sbadigli. Mi erano rimasti solo i gioielli lontanucci - il Meeting, gli Esercizi, le vacanze, per poi vederli crollare uno a uno, fino al giorno in cui mi scoprii inevitabilmente ciellino non praticante.

8) "Ammilàno" era sempre stato il modo comune per indicare don Giussani e i suoi più vicini collaboratori.

9) Vale anche per i miei amici. Un pomeriggio, in auto, una mia reazione appena percettibilmente nervosetta insegnò ad una ragazza con un top un po' succinto molto più che un corso di teologia morale.

10) Quando è spuntato il "leone", gli esperti ciellini del "pelo di leone" non l'hanno saputo riconoscere. Nonostante il meticoloso studio del Senso Religioso e di qualsiasi cosa detta da don Giussani - persino le barzellette -, è come se fossero stati addestrati solo a tentare di farsi accettare dal mondo, dalle sagrestie e dalle curie, e prepararsi a sacrificare i figli al nuovo Baal.

martedì 13 luglio 2021

Un invito a riaccorgersi di come stanno davvero le cose

Riaccendo dopo mesi il vecchio laptop che uso solo per questo blog.[1] Sono ancora stordito dalla partita di domenica sera. Una vera liturgia, vissuta dal popolo con grande partecipazione, davanti al tabernacolo del demonio allestito in ogni dove,[2] con spirito di preghiera e di attesa, fino alla "consacrazione" conclusiva e alle manifestazioni di giubilo proseguite quasi fino all'alba.[3] Da quando l'italiano non crede più in Dio, non è che non crede più in nulla: al contrario, crede a tutto.[4] E tra le principali religioni nel Pantheon attuale - in cui non licet esse christianos[5] - vigono incontrastate il coveediotismo, il pallone, l'Elleggibbittì. Con i sommi sacerdoti del primo che acconsentono benevolmente ai partecipatissimi assembramenti liturgici del secondo e del terzo.[6]

Dalla Francia hanno appena proclamato che servirà il Passa Verde[7] perfino per un caffè al bar, scatenando lo zelo fervoroso dei fautori della Pozione Magica sperimentale che esigono che tutti se la facciano somministrare,[8] ed io che insisto a pensare che quella del presidente francese sia solo di una provocazione, che alla fine dei conti non intendano davvero obbligare i baristi a farsi poliziotti e delatori, e che la boutade serva solo per mantener viva e pimpante la comodissima aura del "vi possiamo sempre togliere i diritti acquisiti", del "gioirete quando vi restituiremo alcuni dei diritti acquisiti che vi avevamo arbitrariamente cancellato". C'è per esempio gente che ha gioito perché il Pannolone Facciale all'aperto non è più obbligatorio: evviva, il Potere Senza Nome ci ha ridato un pezzettino della libertà che ci aveva tolto:[9] tira un'arietta che nemmeno a Mosca nel 1952.[10]

Con qualche settimana di ritardo leggo che anche l'accesso al Meeting di Rimini è normato dalla Nuova Religione,[11] coi suoi obbligatorissimi sacramenti e sacramentali (Passa Verde, tamponamenti…) per consentire l'ingresso:[12] ironia della sorte, è intitolato "Il coraggio di dire io".[13] Che fine abbia fatto questo "io" di cui tanto si è parlato nel movimento da decenni a questa parte, è un mistero. È come se ogni volta che dicono che occorre riandare alle radici dell'io a riscoprire l'io nell'affermazione dell'io del cugino dell'io, significasse solo che il Buon Ciellino™ è quello che si adegua all'andazzo di moda seppellendo poi nell'intimismo ciò che ha appreso dal movimento.[14] È la prevedibile degenerazione del motto di don Giussani, "sul comodino breviario e giornale": breviario andato a farsi friggere, giornale prende posto del breviario e del cervello. Lo sguardo leale sulla realtà è diventato lo sguardo leccapiedale.[15] La libertà di nutrire qualche dubbio sui neodogmi delle neoreligioni attira quei fastidiosissimi "ma dai, ma dai" di scherno e di ordine di tacere: il Buon Ciellino™ deve per forza essere sorridente e plaudente.

Mi sembra di essere vecchio, perché ricordo un tempo in cui nel movimento chi faceva la predichetta farcita di giussanologia veniva accompagnato da derisione e sbadigli. Era un tempo in cui tutto sommato c'era un Papa non grande ma almeno decente. Era un tempo in cui ampie sacche del movimento, talvolta anche dietro una facciata "parrocchial-compatibile", erano ancora luoghi dove si viveva qualcosa di grande, qualcosa per cui persone che avevi appena conosciuto si dicevano fiere di essere parte di quella storia - ed proprio ciò che avresti detto anche tu in quel momento. Non dovrei dunque sorprendermi che il movimento, efficacemente snaturato e ormai prossimo al capolinea, sia sempre più ossequioso e servile verso il mondo.[16]


1) Grande lezione di informatica: usare dispositivi diversi per compiti diversi. Non usare il cellulare per Amazon. Non usare il PC di lavoro per il blog personale. Non navigare spensieratamente col browser in cui sei loggato col tuo nome e cognome a vari servizi….

2) In spregio alla religione calcistica, durante la Sacra Funzione della Finale degli Europei sono uscito per una passeggiata. Ed ho notato questi circoli di preghiera nei cortiletti e nei crocicchi, con gente di tutte le età assorte davanti al tabernacolo del demonio, e l'unico traffico di veicoli era composto dai rari ritardatari - frettolosissimi di rientrare a casa per la sacra liturgia - e dai rider che correvano a consegnare cibo.

3) Una squadra di pagatissimi scalcianti pallone si è aggiudicata un trofeo europeo nel contesto delle attività di una branca dell'industria dell'entertainment. Ho chiesto retoricamente agli amici quanta cagnara avrebbero fatto gli italiani se anziché una vittoria calcistica ci fosse stato l'annuncio dell'improvvisa e definitiva conclusione della pandemia.

4) Con questo caldo di metà luglio c'è gente che indossa il Mutandone facciale anche in auto guidando sulle colline deserte. Roba che neanche il rosario nella borsetta di un'aspirante suora.

5) Nerone è all'opera in Canada: è bastato qualche titolone sparato in prima pagina per veder dar fuoco alle chiese nella generale indifferenza.

6) Inutile dire che passate le canoniche due settimane, non ci sarà il super-mega-boom di nuovi "casi", né tra i tifosi della nazionale, né tra i partecipanti al Pride: non si trattava mica di un assembramento per la consumazione di un caffè al tavolino del bar. Ormai del Variantissimo Veerus sappiamo tutto, orari di lavoro con turni di notte, straordinari contro il mondo della ristorazione, assembramenti accettabili e inaccettabili, rispetto pedante dei confini amministrativi regionali… Seguiamo con attenzione i telegiornali per conoscere la Novità della Settimana, la castroneria a cui improvvisamente - contrordine compagni! - dobbiamo prestare l'ubbidienza della neo-fede.

7) L'uso maniacale di sinonimi è necessario perché i filtri automatici delle Grandi Piattaforme dell'Internet potrebbero preventivamente censurare qualsiasi cosa bestemmi i Nomi Sacri della NeoReligione, i suoi Sommi Sacerdoti, i suoi Sacramenti.

8) Circola (inutilmente) la vignetta satirica: "ma se sono così sicuri della sua efficacia, perché hanno paura di chi non se lo fa?".

9) Come quella scena orwelliana in cui arriva la notizia che la razione di cioccolato è stata elevata a 25 grammi alla settimana, accolta da un interminabile applauso, poco tempo dopo che era stata dimezzata da 40 a 20 grammi alla settimana….

10) Solženicyn dedica lunghe pagine di Arcipelago GULag per tentare di rispondere alle domande retoriche di chi non ha assaggiato lo stalinismo: "perché non vi siete ribellati? perché eravate così ligi al sistema? perché non siete scappati?…".

11) Ormai da un po' sono un ciellino credente ma non praticante il movimento di Comunione e Liberazione, in speranzosa attesa che venga svecchiato e ripulito dalle incrostazioni che lo hanno reso identico alla caricatura di sé stesso. Molto comico che nella sezione Fruizione Digitale delle Info Utili del sito web del Meeting si dica che posso nientemeno che "scoprire la ristorazione": il gelato me lo devo gustare in streaming?

12) Il sottinteso è che il sacramentale dei Mutandoni Facciali è pressoché inefficace, ma ugualmente obbligatorio. Bispensiero orwelliano, requisito fondamentale della neo-religione.

13) Si tratta ovviamente di un "io" non autorizzato a pensare che nella Pozione Magica siano possibilmente presenti linee cellulari di bambini abortiti. Dopo aver procurato una plaudente claque alla Bonino presso il Centro Internazionale del movimento, non c'è da meravigliarsi.

14) Certi capetti del movimento non si rendono conto di star facendoti un predicozzo interminabile per dirti che la massima libertà dell'io sarebbe quella di adeguarsi alle mode del momento. Cianciano di libertà e poi ti guardano in cagnesco se nutri legittimi dubbi sulla Pozione Magica. Dai vertici del movimento mi sarei aspettato sul tema almeno un invito alla cautela e alla libertà personale. Ma mentre il don Giuss era ancora vivo era già tutto un fervido tentare di sdoganarsi presso la società civile, cioè in quello che nel Vangelo di Giovanni vien chiamato sprezzantemente "il mondo".

15) Comprensibile - ma non sempre giustificabile - che il Meeting debba adeguarsi alle normative civili, anche quelle più discutibili, anche quando è richiesto di bruciare incenso agli idoli, e ci saranno dei capetti d'alto loco del movimento che diranno: abbiam sempre fatto trenta, dai, facciamo trentuno, non vorrete mica lamentarvi proprio adesso?

16) Con "movimento" si indicano non le intuizioni fondamentali del fondatore che non voleva fondare nulla, ma la "linea" di capi e capetti (che è la prima cosa che motiva ad entrare o a uscire). Per questo il movimento può affondare (o rinascere altrove) nonostante le intuizioni fondamentali del Giuss restino valide. Il carronismo oggi vigente è una buona strada verso l'eutanasia di quell'aggregazione ecclesiale che in tempi non lontani era l'incubo e la malasorte di progressisti laici e non. Probabilmente oggi Giussani ripeterebbe di nuovo ciò che disse nel 1981, «sarebbe bello essere solo in dodici in tutto il mondo».

venerdì 21 maggio 2021

Vietato parlarne con qualche decennio di anticipo

Un amico mi chiama per annunciarmi con scatenata gioia che son partite le prenotazioni per la sua fascia di età. Tento di sviare la conversazione su qualcosa di più interessante ed è subito sentenza severa: "ho capito, tu sei uno di quelli che non vogliono farlo". Con quel tono tagliente da operativnik dell'Arcipelago GULag, che ti provoca un brivido di terrore lungo la schiena perché significa che da quel momento sei schedato. Finalmente cambiamo argomento. Mi ha mandato un paio di link ad un prodotto "interessante" con cui vorrebbe costruire poco meno che una centrale nucleare. Non so perché abbia chiamato proprio me, visto che la densità di esperti di elettronica e di computer nella popolazione italiana è in costante crescita da decenni; forse sarà stato solo per la vaga assonanza del prodotto col mio cognome. Se un attimo prima vestiva i panni dello zelante delatore, ora è passato a quelli del narcisista con manie di grandezza. Tento di fargli capire la storiella dell'usare il cannone per ammazzare l'uccellino, tento di spiegargli inutilmente il concetto di bike-shedding ma alla fine per evitare ulteriori strascichi di telefonate mi tocca promettergli che darò un'occhiata al sito web e ai video che mi ha segnalato. Quando finalmente riesco a pigiare il tasto di fine telefonata, il mesto sospiro di sollievo è rovinato dal rivivere il brivido dell'essere entrati in un'altra epoca: mi accorgo di nuovo che l'Epoca Ancora Normale è finita da ormai 15 mesi, cedendo il posto - esattamente dal momento in cui la curia milanese proclamò che le Messe "seguitevele in TV" - all'Epoca delle Pandemie.

In tempi non sospetti, cioè nell'Epoca Ancora Normale, mi sono molto, molto lamentato del popolo di televisionati. Gente apparentemente normale che però con un fervore che ha del religioso si fa "dettare l'agenda" del giorno dai notiziari. Gente che si pone davanti al televisore come se fosse il tabernacolo,[1] domandando con umiltà ed entusiasmo: di cosa devo esser terrorizzato oggi? Da quali pensieri dev'essere infognata la mia testa oggi? Cosa deve scatenare oggi le mie paure ancestrali? Ecco, quella mentalità "popolare" (nel senso di efficacemente indotta al popolo) è stata lo strumento ideale per far partire la Grande Epoca delle Pandemie. Non è che son tutti rincitrulliti contemporaneamente. È che anche prima bramavano di farsi dettare la Paura del Giorno, la Liturgia da Seguire, l'Oggetto Sacro da Adoperare.

Per esempio, il talebanesimo dei fautori dei pannoloni facciali ha sempre deliberatamente trascurato due punti fondamentali. Il primo è che andrebbero valutate quantitativamente, perché "mascherine" è una categoria piuttosto ampia di prodotti che generalmente vanno dalla sontuosa FFP3 alla patetica striscetta di carta, con estremamente diversi valori di difesa attiva e passiva dalle infezioni. Ed invece vengono valutate qualitativamente: per i talebani conta solo se la indossi o no, poco importa che sia una insignificante striscetta di carta o stoffa.[2] (Lo stesso si può dire della pozione magica da farsi iniettare in più dosi, per poter lucrare il Verde Passare in scadenza a nove mesi - con sottintesi sul "rinnovo dopo la scadenza" di cui praticamente nessuno per ora si sta interrogando)

Il secondo punto è che lo stesso zelante attivismo delatorio dei fautori ha consolidato fin dai primi giorni della Nuova Epoca l'ipocrisia come virtù civica, persino tra coloro che sono genuinamente convinti dell'efficacia del magico talismano facciale obbligatorio, da esibire quando richiesto, da metter "comodo" (scoprendo almeno il naso) quando non indispensabile. Esattamente come per la coccarda tricolore della Rivoluzione Francese, una specie di autocertificazione necessaria per poter passare tranquilli davanti ai miliziotti in servizio.[3]

Ogni regime esige l'ipocrisia come virtù sociale, e di fatto la produce per modellare la clientela adeguandola alla propria capacità di produzione, come già avvenuto per cibi, sigarette, alcolici, e altri prodotti di massa che hanno effetti a lungo termine sulla salute: farli sembrare socialmente accettabili, o addirittura desiderabili, pur sapendo - produttori e consumatori - che ciò non è vero. Il marketing[4] ci sta dicendo che "grasso è bello" (ci sta dicendo di essere ipocriti), e le persone sovrappeso si sentono non solo placate e "vendicate", ma addirittura autorizzate a permanere in uno stato di squilibrio, tutto perché la catena di produzione del junk food resti in piedi. E nel frattempo far decollare anche il marketing dei "cibi sani", "vitaminizzati", "dietetici", non come alternativi al junk food ma come complementari.[5]

Negli anni '50 la pubblicità delle sigarette batteva forte sul tasto del "non fanno mica male, perfino i medici le consigliano!", e pochi decenni dopo giunge il "contrordine compagni" e perfino la legge che impone di scrivere sui pacchetti che sono cancerogene. Fra pochi decenni avverrà magari lo stesso per i mutandoni facciali e per la pozione magica, e quelli che oggi vengono disprezzati come complottisti verranno lodati come profeti.


1) In tempi non sospetti, padre Pio da Pietrelcina chiamava "tabernacolo del demonio" il televisore nelle case.

2) Leggo che ad un tizio hanno impedito di entrare in un supermercato perché non aveva una FFP2. Cioè anche in tal caso c'entrava l'aspetto anziché la funzionalità. Dopotutto, come si fa a verificare che il mutandone facciale in questione è davvero nuovo, ancora entro i termini di utilizzo, efficace, dotato di marchio CE, e tutto il resto? Conta l'apparenza, cioè vige l'ipocrisia imposta dalla legge.

3) Certuni, un po' per convinta religiosità, un po' per ottemperanza all'ipocrisia imposta dalla legge, la indossano addirittura mentre viaggiano da soli in auto, o mentre sono al lavoro nei campi senza nessuno nel raggio di centinaia di metri.

4) Il "bello" della globalizzazione è che certe entità commerciali sono talmente grosse da riuscire ad influenzare comodamente la politica, cioè andrebbero considerate nazioni ostili che hanno già conquistato degli avamposti sul nostro territorio. Quando a suo tempo lamentavamo lo statalismo auspicando che l'iniziativa privata alleggerisse lo Stato da compiti che non gli competono, ci illudevamo che l'iniziativa privata fosse quasi esclusivamente quella medio-piccola, quella a cui conviene rispettare le leggi, conviene favorire il benessere dei clienti, conviene migliorarsi per battere la concorrenza. I miei compagni dell'epoca che hanno "continuato a crederci" hanno fatto la fine descritta da don Giussani, quelli degli espertissimi del singolo pelo del leone che però non riescono ad accorgersi di avere un leone intero davanti quando lo vedono (e, aggiungo io con tristezza, meritano di esserne mangiati).

5) Il reparto schifezze del supermercato locale tracima di prodotti sedicenti al "cioccolato", biscottame e bevande zuccherosi, tutti con minuziose percentuali scritte in basso, ad uso e consumo dell'ipocrisia.

venerdì 23 aprile 2021

Frattaglie - 17

Tra le cose che più detesto: la visita di qualche parente che viene a parlare del più e del meno. Preferirei buttar tempo nei videogiochi piuttosto che annuire a quella valanga di scemenze. Specialmente in epoca di covidiotismo di massa, con tutto il rituale liturgico di mascherine, saluti col gomito, distanziamenti, igienizzazioni ossessivo-compulsive.

Ho comprato un paio di cuffie nuove. Non appena stava per venirmi lo scrupolo di aver speso più del necessario mi sono accorto di aver pressoché risolto un problema alla schiena e al collo. Era un problema di postura, teoricamente risolvibile allungando il cavo degli auricolari che avevo sempre usato. Che però cominciavo ad avvertire sempre più scomodi, e si sfilavano facilmente dalle orecchie. Forse dovrei interrogarmi non sull'aver speso più del "necessario", ma dell'aver rinviato l'acquisto per "più del necessario".

Una cosa che dovrebbe far odiare tanti videogiochi è l'abilità di certuni a barare. L'aimbot che prende la mira al posto tuo e ti fa centrare il nemico quasi sempre al primo colpo, o il wall-hack che ti consente di vedere la posizione del nemico attraverso i muri, o i bot che emulano il meccanismo ripetitivo delle mosse richieste al giocatore di MMORPG per far udire al server ciò che vuole sentirsi dire, e così un software lavora al tuo posto facendo farming di punteggi e bonus a danno del software remoto. A quel punto, che senso ha giocare?

Nel corso di vari decenni i videogiochi hanno avuto un'unica rivoluzione: gli scenari tridimensionali. Tutto il resto - dalla quantità di colori usati alla fedeltà degli effetti sonori - è solo un miglioramento incrementale, e neanche tanto massiccio, visto che i bip-bip e la grafica finto-tridimensionale dei giochi degli anni '80 e '90 consentiva comunque una certa immersion. Intanto i visori VR non riescono a prendere piede, e le differenze fra full-HD, 4k, 8k, praticamente non si notano: si tratta di rivoluzioni mancate, perché la novità che promettono non è rivoluzionaria. Un raddoppio della risoluzione non è più un raddoppio della qualità percepita dall'occhio.

Una delle soddisfazioni della vita: in un circolino di imbecilli, come un forum di videogiochi, fare un'osservazione su fisica e termodinamica. Qualcuno chiede di saperne di più e rispondo chiarendo concetti e formule, in mezzo al trambusto generale di insulti e di parole inutili. A darmi soddisfazione, molto più che l'impartire una lezione, è l'umiliazione inflitta a chi aveva attivato uno spazio per far caciara sui videogiochi e per un minuto se lo ritrova utilizzato per parlare qualcosa di serio. Il massimo, ovviamente, è parlare di cose di fede, ma in quel posto avrebbero attirato solo bestemmie.

lunedì 29 marzo 2021

Frattaglie - 16

Leggo che i ciclisti anglofoni chiamano cagers gli automobilisti. Da cage, gabbia. Tradurrei piuttosto: "inscatolati". Una scatola metallica in cui c'è appena lo spazio per star seduti e i comandi per trasportarsi in giro. Ai bei tempi, quando gli arresti domiciliari di massa non erano nemmeno immaginabili, un vecchio amico "inscatolato" mi passava a prendere, e macinavamo chilometri girando per tutto il circondario, vedendo posti, edifici e gente da film surreale. Diceva che andare in giro in macchina era rilassante ed aiutava a riflettere, oltre che permettergli le migliori chiacchierate quando in compagnia. Al modico prezzo di pochi euro di benzina.[1]

Un negozietto di souvenir espone in un pannello una ricca varietà di figurette da frigorifero, quelle col magnete. Dopo qualche attimo mi rendo conto che solo una aveva scolpita una scritta (geografica e generica), mentre tutte le altre avevano il nome della città scritto probabilmente con un pennarello in fretta e furia. Un container di magneti da frigo adattabili a qualsiasi posto del mondo con un attimo di pennarello. Nessuno di quei ninnoli è stato fabbricato sul posto (dunque tecnicamente non è un souvenir). Il costo, dunque, riguarda più la sensazione di aver comprato un "significato" che un prodotto.

La desolazione comincia quando uno è pronto a risponderti: "ma io non mi vergogno di ciò che sono". Significa che c'è almeno un punto piuttosto grosso su cui ha deciso che non ha più bisogno di crescere.[2]

C'è gente che per descriversi diceva di amar viaggiare. Bene, ma a che scopo? Per vedere cosa? Sarebbe bello sentirsi rispondere "arte", "fede" o "panorami" (tutte e tre che sottintendono cibo per l'anima), che sono forse gli unici motivi per viaggiare al di là di necessità di lavoro o salute. Sarebbe stato ancora più bello se ci fossero gli occhi giusti per gustare quell'arte e quei panorami a cui l'informatica (col suo diluvio infinito di immagini) ci ha abituato a banalizzare. Mi chiedo che fine abbiano fatto tutti quei mipiaceviaggiare costretti dentro casa, oppure "costretti" a inventarsene di tutti i colori sull'autocertificazione per poter godere un po' di aria aperta in una giornata soleggiata.[3]

Qualche volta ero stato tentato di andare con quegli amici "mipiaceviaggiare" perché c'era la possibilità di visitare con calma diverse chiese che trasudano arte cristiana da ogni anfratto. Ma nelle rimanenti ventitre ore giornaliere mi sarebbe toccato comportarmi da turista come loro. Quando mi è toccato viaggiare per lavoro ho sempre approfittato per infilarmi in ogni chiesa che avesse la forma di una chiesa piuttosto che di un garage. Ho visto posti bellissimi storpiati da cartelloni imbecilli, da pseudoarte cristiana e da "candele" elettriche a lampadine. Ho soprattutto visto chiese tristemente chiuse, o con lavori in corso. Ho visto - e riconosciuto da lontano - i tipici pretini di mestiere.

Definisco carronismo la versione ciellina del confondere il carisma con la persona del capo, che del carisma è solo custode. Anche stavolta una patologia del movimento ricalca una della Chiesa. Vien da dire: aridàtece le persecuzioni. Quando gli esponenti del movimento si beccavano le molotov, non c'era bisogno di esibire il politicamente corretto nelle scuole di comunità.[4]

La povertà materiale è assai più diffusa di quanto non si creda perché oltre che dalla stupidità è solidamente sostenuta da avarizia, accidia e… creduloneria (la convinzione invincibile che "se compri X allora è uno spreco di soldi a prescindere", con X variabile a piacere, almeno finché non succede che tutti i telegiornali improvvisamente descrivano X come vantaggioso). Uno può esser povero sebbene pieno di soldi, perché non si azzarda a comprare cose che non siano strettamente indispensabili. Povero perché ha paura di sbagliare a spendere. Scoprii da solo - e successivamente, grazie al movimento, scoprii molto di più - che uno può investire su sé stesso, e che se una sola volta su dieci l'investimento è giusto e ti fa crescere, le altre nove spese che non hanno portato frutto possono essere spostate dalla colonna perdite secche alla colonna contributi ad un investimento che ha portato frutto.

Da piccolo ho assistito in silenzio ad una scena che mi ha segnato. La nonna doveva comprare qualcosa al mercatino rionale. Chiede ad un venditore. Questi le propone qualche oggetto e lei reagisce infastidita: noo, ha una cosa in più che proprio non mi serve, noo, questo non durerà, nooo, questo costa troppo. Per un attimo sentii di essermi messo nei panni del venditore. Che ha da vendere solo quelle poche cose. Che non aggredisce i clienti, né tenta di imbrogliarli, ma tenta solo di proporre ciò che ha: se non interessa, basta un "no" e avanti il prossimo. Invece la nonna - più per inveterata abitudine che per necessità - agiva come se si aspettasse che l'interlocutore volesse fregarla. Qualsiasi prezzo venisse chiesto, doveva assolutamente contrattarne uno più basso, perché "quelli vogliono sempre bidonarti". Il dolore provato dentro fu tale che ogni volta cercai scuse per non accompagnarla a far spese. Non avevo ancora la capacità di dirle: "basta un sì o un no, lascia che sia lui ad insistere e a decidere se abbassare il prezzo, se tu gli dici no il problema è suo che ha un invenduto e un'occasione persa". Non avevo ancora la capacità di parlarle di dignità del lavoro e del fatto che anche il contrattare continuamente ha un suo pedaggio (sui nervi e sulla nomea), e che a fine mese uno potrebbe essere ben felice di aver speso venti euro in più ma di aver stressato i propri nervi venti volte meno. Ma no, qualsiasi argomento per lei sarebbe stato tradotto in "vuoi dunque farmi buttare i soldi?".[5] Anni dopo, imparai istintivamente e senza che qualcuno me lo insegnasse, a dire di no e a rispondere "grazie ma non è quello che cerco".


1) In pochi periodi della mia vita sono stato costretto a guidare e devo ammettere che dopo poche centinaia di chilometri accumulati guidando da soli si comincia ad avvertire proprio quella sensazione. "La mia macchina è il mio ufficio e il mio angolo libero", mi diceva, mostrandomi orgoglioso come aveva adoperato ogni vano e ogni centimetro del cofano per il suo lavoro e per i suoi hobby. Vien da sorridere a pensare che una non trascurabile percentuale di automobilisti sia composta da cagers, da gente che considera il carburante utile più a trascorrere del tempo "inscatolato" che per spostarsi secondo le necessità. Specialmente nell'epoca delle Perenni Pandemie, delle Sempre Nuove Ondate, dei Lockdown Zonerosse e tutto il resto.

2) È molto più raro che uno non si vergogni di qualcosa di buono. Un non vergognarsi di essere cattolico. Siamo infatti nell'epoca del pride, l'orgoglio del proprio errore, al punto che istintivamente i cattolici si vergognano di essere genuinamente fieri di ciò che è buono, visto quanto è asfissiante il pride generale.

3) Il termine turismo deriva dal francese tour, andar girando, così, senza motivo, senza meta, senza ragione. Girare per il piacere di girare. Vedere una città, cioè un agglomerato di manufatti in cemento, metalli, plastica, gomma, vetro, immerso nell'asfalto, nel chiasso, nella vita frenetica di "gente" che per definizione ha sempre "altro a cui pensare". Eseguire attività di cui potersi vantare: salire in funivia, fare shopping in un punto geografico preciso, pranzare in un luogo dal nome famoso, visitare posti dove vedere dal vivo le cose già viste nell'internet, assistere a spettacoli dove gente di mestiere esegue una performance pur avendo "ben altro a cui pensare", illudersi che le sensazioni e le emozioni provate altrove siano più intense di quelle provabili nel paesetto natìo.

4) La crisi del movimento di Comunione e Liberazione, forse persino suo malgrado, rispecchia fedelmente quella nella Chiesa. Un capo volubile e permaloso che guida verso la deriva. Un preoccuparsi ossessivo del singolo pelo del leone perdendo di vista (e smettendo di riconoscere) il leone intero. Un sostituire la speranza con l'ottimismo, l'appartenenza con una tifoseria, l'osservazione critica come irragionevole polemica. Un inseguire le mode mondane a tutti i costi, un parlare come davanti ad una platea immaginaria di atei gentili e ragionevoli ed a cui prudono le mani di voler applaudire chiunque dica una cosa politicamente corretta. Un seppellire don Giussani lentamente e inesorabilmente. Capi e capetti oggi gestiscono il movimento, non hanno più nulla da scoprire - e quelle loro omelie vuote, tutte uguali nel consolidato gergo altisonante - ti fanno capire che loro ritengono di non aver più nulla da scoprire personalmente. Sanno già tutto, e ti fan la predica contro chi crede di "sapere già tutto". C'era stato un tempo in cui il gestire era stato per loro una solo fastidiosa aggiunta allo scoprire.

5) Come praticamente tutti, anche la nonna ha vissuto tutta una vita desiderando comprarsi casa. Non c'è riuscita. Ogni lira e ogni centesimo risparmiati, andavano dritti nell'immaginario fondo casa, immaginario perché ogni tanto spese varie intaccavano duramente quei piccoli risparmi, e il comprarsi casa restava un sogno. Ho avuto la fortuna di arrendermi all'idea che certe cose non potrò mai permettermele. La fortuna di documentarmi su internet e diventare espertissimo di cose che non avrò mai la possibilità di comprarmi. La fortuna di provare ancora dolore a ricordare che quell'affanno a risparmiare per una vita intera non avrebbe mai portato al riscatto, cioè che non era fondato su una speranza ma su un sogno.

sabato 13 marzo 2021

Una nuova religione sta prendendo massicciamente piede, e non ci posso far nulla

La Nuova Religione che sta selvaggiamente spopolando sui social è senza dubbio il vaccinismo.[1] Fingevo di non notare il suo enorme successo finché non ho perso un amico, talebano dei neodogmi che van per la maggiore, che ha insistito con grave serietà sul valore ineffabile della sacerrima panacea risolvitrice del Nuovo Male Assoluto, al punto che mi ha eliminato dai suoi contatti. Era un amico del movimento,[2] beninteso, cioè uno che con altrettanta serietà ripeteva sempre con entusiasmo le pagine di scuola di comunità relative all'infatuarsi di un'idea.[3] "Sai, il concetto di idolo, come spiegato ne Il Senso Religioso… sai, il ragazzo ateo che vinceva le gare di religione…" Voglio sperare che questa sua conversione non abbia conseguenze irreparabili.[4]

Qualche dubbio sulla suprema bontà dei sublimi vaccini[5] m'era sorto quando ci fu tutta la cagnara sugli Ottanta Gradi Sotto Zero, per poi esibire in tivù la Processione Solenne del Santissimo Vaccino, a favor di telecamere e con pingue scorta di carabinieri, in un furgone FRC, cioè di quei furgoni frigorifero che nel migliore dei casi mantengono 15-20 gradi sottozero, per poi venir maneggiato a mani nude. Subito giunse lo spiegone[6] che nessuno aveva mai annunciato prima: una volta scongelato, perbacco, resiste per cinque giorni, per una settimana! Altro che il filetto di platessa, che una volta scongelato va consumato in giornata. Tutta la cagnara sugli Ottanta Sottozero è rapidissimamente sparita dai media,[7] mentre le peggiori battutacce dei primi giorni (come quelle sul tampone anale) incredibilmente diventano realtà[8] e nel frattempo scompaiono, sommerse dal frastuono mediatico, le rare voci di cattolici riguardo l'uso di feti abortiti[9] negli ineffabili neovaccini a cui la legge obbliga a prestar cieca fede, con pene a partire dalla morte sociale.[10]

Naturalmente mi guardo bene dall'esprimermi in pubblico su queste cose, non vorrei passare per no-vax, l'etichetta infamante che sta rapidamente surclassando in classifica quelle di nazifascioleghismo casapoundaro gombloddaro. La caratteristica dei talebani è quella di vedere il mondo in bianco e nero: se non sei profondamente credente della loro neoreligione televisiva, sei il Nemico Assoluto. Ho paura di scoprire che all'ingresso della Scuola di Comunità (rigorosamente on-line) anziché sbandierare orgogliosi il raro omaggio di Tracce[11] (le miniature plastificate di tutti i volantoni di Pasqua, più introvabili di Snorlax magro) si agiti pomposamente il Certificato di Neobattesimo - sempreché si abbia vinto la roulette russa degli effetti collaterali avversi.

E mentre c'è tutta una gara mediatica forsennata a chi proclama di vaccinare più fantastiliardi di persone al più presto, all'improvviso arriva il "contrordine compagni!": il vaccino russo Sputnik, producibile in Brianza a decine di milioni di dosi, improvvisamente vien "preso a distanze" da lorsignori campioni del vaccinismo, magari avran paura che si tratti del Novichokkolato al latte e - bontà loro - han deciso di preservare la nostra salute, che a loro così tanto sta a cuore.

Ecco, io vorrei che vaccinarsi fosse un atto volontario e senza incentivi né ricatti morali, lasciando che i dubitabondi come me abbiano tempo per riflettere e dando priorità ai più fervorosi credenti della neoreligione,[12] affinché s'immolino sperimentino di persona la bontà delle proprie convinzioni.[13]


1) Mi piace il fatto che vaccinismo fa rima con cinismo. E mi diverte anche l'idea di perdere tre quarti dei miei quindici lettori, che faranno i loro scongiuri (versione laica di preghiere ed esorcismi) perché ho osato mettere in dubbio ciò che Tutti Dicono Essere Indubitabile (guai a toccare l'Inoppugnabile Neoreligione). Pazienza, dopotutto anch'io certe volte sono altrettanto permaloso e smetto di leggere un autore quando per caso ne scopro qualcosa di estremamente ripugnante.

2) Magari è perché mi son perso i più recenti inserti di Tracce e lettere di Carrón; credevo che l'appartenenza al movimento desse quella mentalità restìa a fidarsi ciecamente delle Grandi Novità Televisive.

3) L'infatuazione per un'idea è una malattia spirituale che ha un lungo periodo di incubazione nell'anima, per poi esplodere casualmente ad una piccola accidentale provocazione. Una mia blanda critica alla sciaguratezza delle banche riguardo alla crisi dei subprime fu sufficiente affinché un amico sacerdote perdesse immediatamente tutta la stima che aveva per me, partendo con l'infliggermi - con la bocca a culo di gallina - una gentile intemerata a suon di "nooo, ma cosa dici, nooo, ma non è così, nooo, ma ti sbagli". Chissà, magari aveva un cognato di cognome Goldman-Sachs o Rothschild?

4) Il punto è che il Supremo Vaccino non rende immuni, non esime dagli obblighi di mascherine e distanziamenti, e nel bugiardino le case produttrici si esonerano da qualsiasi responsabilità sugli effetti collaterali. Se contiamo anche il fatto che è stato sviluppato in fretta e furia, ci sono proprio tutti gli ingredienti per starne alla larga per un bel po'. Ma già a gran voce reclamano che i non vaccinati, non godendo di quell'apocalittico "marchio sulla fronte", non potranno né vendere né comprare..

5) Quelli che d'improvviso si son riscoperti finissimi virologi e preparatissimi epidemiologi sono i primi ad accusarti di esserti "informato solo su youtube e facebook", con quella stessa saccenza ed arroganza che esibivano prima dell'avvento della dittatura psicosanitaria.

6) Definiscesi spiegone lo sgangherato sermone post factum che i laici azzecca-garbugli tirano fuori per confermare nella fede i Talebani della Neoreligione, senza riuscire - né minimamente preoccuparsi di riuscire - a convincere i non credenti, ottenendo così di rendere questi ultimi ancora più scettici.

7) Così come "opportunamente" non si sono più viste le messinscene come le Colonne di Camion Militari Zeppe di Bare con Cadaveri Freschi di Covid, o i medici cinesi che cadevano stecchiti all'improvviso e in diretta televisiva, così la faccenda degli Ottanta Gradi Sottozero è magicamente scomparsa dall'elenco delle giaculatorie che i credenti nella Neoreligione erano tenuti a recitare. Come per l'accensione di un motore a combustibile, una volta ottenuta la scintilla iniziale, la reazione (nel nostro caso la paura) si autosostiene. Fu così anche per il glorioso Inside Job dell'11 settembre 2001 e le misteriose lettere all'antrace spedite ad alcuni parlamentari dell'opposizione. Dopo poche settimane di brouhaha, sparì così rapidamente dai media americani che solo i "complottisti" si sono chiesti che fine abbia fatto la Mostruosa Capacità di Al Qaeda di compiere Attentati Bioterroristici di Guerra Batteriologica.

8) Si veda il canale Telegram Eventi avversi dei vaccini Covid.

9) E chissà che altri intrugli da racconto gore. Non siamo tanto lontani dal tempo in cui ci siamo lamentati dei cocktail di vaccini, e già all'epoca ci chiedevamo fino a che punto si trattasse di una soluzione spropositata rispetto al problema.

10) Il giro di vite delle prossime tre settimane di lockdown, infatti, sembra proprio confermare i peggiori timori: è in corso una "guerra batteriologica" contro la società civile, e nonostante il siringamento di milioni di italiani si continuano ad imporre misure restrittive, a chiedere in prestito fiumi di miliardi che sappiamo già si disperderanno in mille rivoli, e a pubblicare statistiche contraddittorie e gonfiate di "morti", "contagi", "casi". Coraggio, «ci aspettano tre settimane orrende, ma il peggio verrà poi».

11) Quella che con ingenua baldanza era la rivista del movimento, e che in origine portava fieramente il nome di Litterae Communionis, è da anni divenuta una raccolta di omelie che non infastidiscono nessuno, corredata di artistiche e spettacolari foto belle da guardare ma che non dicono niente, come la copertina di marzo 2021, "Generazione Covid", in cui si vede un'atleta di strada esibirsi in un improbabile e pericoloso salto mortale sul ponte della tangenziale. La vera "Generazione Covid", a dispetto della redazione di Tracce, è quella dei bimberchi che hanno già imparato che in DaD basta mettere il nastro adesivo sulla webcam (per degradare la qualità video) e lamentare "problemi di connessione", tirar via il cavo del modem quando la prof interroga, mettersi di spalle alla finestra in modo da sballare l'equalizzazione delle luci cosicché il prof non noti che lo sguardo dell'interrogato è incollato a libri e appunti, avere un secondo cellulare fuori campo webcam per giocare o usare Google Translate o farsi dettare le risposte dai compagni sul Discord, e soprattutto beccarsi una serqua di otto e nove perché l'insegnante è stufo del fuoco incrociato della burocrazia scolastica (per la quale se l'alunno è un somaro la colpa è sempre del prof) e delle mamme che alle 22:30 su Whatsapp esigono con furia che l'indomani il compito in classe vada rinviato. Sarà anche gradevole leggere l'omelia di uno che superati abbondantemente i cinquant'anni ha cominciato a insegnare (faccenduccia solitamente poco tipica nelle scuole non abbastanza influenzate dal movimento) e descrive l'accaduto "rapporto sorprendente" coi ragazzi "investiti dallo sguardo". Ma è come stare in stazione e vedere tutti i treni con un'ora di ritardo (il tuo con tre ore di ritardo) e rallegrarsi perché un treno tarda solo di 25 minuti.

12) In realtà già avviene. Certi giovinotti freschi di laurea e senza alcuna apparente connessione con le categorie ufficialmente "meritevoli" (tali di mestiere o di salute) esibivano sui social le immagini della loro avvenuta vaccinazione - evento vantabile perché implica l'aver saltato la fila degli "aventi diritto" -, salvo poi cancellare i loro post per le velenose invidie di altri Credenti nel Vaccino.

13) Lo so che è probabilmente contrario alla carità, ma solo perché è ridicolo tentare di fermare il carretto che sta scivolando giù per il burrone: tanti poveracci - come il sullodato ex amico - hanno delegato ai notiziari mainstream il compito di pensare al posto loro (certi soloni del movimento giustificavano tale delega usando in modi sofisticati l'espressione di don Giussani: "sul comodino, breviario e giornale"), e pertanto non hanno troppa colpa delle conseguenze. Essendo impotenti a fermare o almeno rallentare la guerra non convenzionale in corso contro la società, andrà a finire che ci toccherà esercitare la carità sforzandoci di confortare chi ha rovinato la propria salute con la creduloneria.

venerdì 26 febbraio 2021

Solo una nota a margine

Che l'Italia sia spacciata e beyond repair è ormai un dato di fatto. La conferma più dolorosa di tutte è l'esposizione dei bambini alla blasfemia.

martedì 12 gennaio 2021

Frattaglie / 15

È come il pachinko per i giapponesi: quella faccia ebete del soggetto seduto, palline che cadono fiaccamente, alla rinfusa, con rumori stupidi e insignificanti, qualcuno dei buchi in basso fa vincere altre palline e forse anche soldi. È come il videopoker, il liberarsi di soldi necessari passando il tempo in attesa comatosa del bling-bling! di vittoria senza sforzarsi neppure di voler analizzare la combinazione di figurette sullo schermo. Certe attività - non solo da ludopatici - esigono un cervello spento, ed era incredibile osservare lo zelo degli spegnitori del proprio.

Scena surreale da ventunesimo secolo: il ragazzino di dodici anni che guarda sorpreso e stupito un mandarino di due centimetri di diametro: "incredibile, quanto è piccolo, mamma, hai visto?". Fino a quel momento era davvero convinto che i mandarini nascessero così, senza motivo, già grandi, direttamente sugli scaffali del reparto ortofrutta. Non sapeva che anche la frutta cresce, che va allevata. La sua generazione è perciò naturalmente favorevole all'aborto, al non far figli, al race-mixing, al disprezzo degli anziani "che ci rubano le pensioni" (come se un venticinquenne di oggi avesse veramente speranze di vedere una pensione fra 40 anni). Disprezzano la paternità e la maternità, e se qualcuno fa loro presente che giunti alle soglie dei quaranta non avranno più "la vita davanti", risponderanno stizziti che potrebbero anche essere già morti di "sballo" nel frattempo.

A Natale non sono riuscito ad andare a Messa. Avrei dovuto sorbirmi la pagliacciata del gaio parrochetto locale e le messinscene dei compaesani, proprio non ce l'ho fatta. Ancor prima di non andarci, già avvertivo con coscienza che nei prossimi anni sarà anche peggio. Se tutta la cagnara dell'epidemia fosse stata per assestare un drastico colpo alla Chiesa, ci sono riusciti benissimo. Proprio la libertà di movimento dava una flebile possibilità di andare ad una Messa decente e da un sacerdote disponibile per le confessioni.

Un vecchio amico mi chiede quanto costa risolvere il problema X. Gli rispondo che se è fortunato se la cava con cinque o seimila. "Ma no, è troppo". Rassegnato (perché so già come andrà stancamente avanti la conversazione) gli dico che con le cineserie potrebbe cavarsela poco sotto i tremila, ma perderebbe i vantaggi essenziali della soluzione di X. "Ma no, è ancora troppo, io pensavo al massimo mille". Certo, per millecinquecento troverà una finzione di soluzione, un rinvio del problema X di poco tempo. "Con te non si può parlare". Vorrei rispondergli che vulgus vult decipi, ma svicolo dicendo che sono cifre che non posso permettermi e perciò posso consigliare solo ciò di cui ho ragionevoli certezze. Ma non basta. Vulgus vult proprio decipi, e decipi per bene, altrimenti vulgus non è contentus.

La bimbetta ha preteso il cellulare. Pagamento rateale sanguinoso. La bimbetta ha preteso il giochino. Acquisto di powerbank perché non si può lasciarla senza giochino. La bimbetta ha preteso un costoso personaggio nel giochino e una skin da venticinque euro, e i genitori piuttosto poveri si son detti: mia figlia dovrà avere i lussi che nella mia infanzia non ho avuto. Poche settimane dopo il cellulare finisce a bagno nel lavandino. Addio cellulare e addio skin e personaggio. Mi chiedono come recuperare la password del giochino ma non ricordano con quale email si era iscritta. Non ho potuto far altro che dir loro: la lezione di elettronica e informatica è stata piuttosto costosa, speriamo che l'abbiate appresa. Devo averli urtati, non si sono più fatti vivi. Una volta l'educazione consisteva in dosare bastone e carota. Oggi che le agenzie educative sono Youtube e affini, viziare un figlio (e allevare un ribelle che ti si rivolterà contro) non è mai stato così facile.

Canale Telegram dedicato allo studio di X. Uno dei presenti è all'estero e si lamenta di non riuscire a farsi degli amici. Resisto alla tentazione di rispondere, perché è il solito melodrammone della solitudine in versione zoomer. Sembra una vita fa, eppure a vent'anni io questi problemi non me li ponevo (seppur comprendendo cosa si intendesse alla scuola di comunità riguardo al parlare della solitudine dell'uomo). Oggi, dopotutto, fanno tutto con le apps: più il problema è assurdo e più esistono apps che sembrano risolverlo. Infine non resisto e tento di combinare una risposta in cui c'entri X e l'amicizia, ma la conversazione ugualmente divaga sulle strategie per trovarsi degli amici (con tanto di menzione di alcune apps). Manca solo la goccia che faccia traboccare il vaso e mollare anche quest'altro canale Telegram.

Dodicenne insiste a farmi ascoltare i video di urla letteralmente infernali di gentaglia su youtube. "Guarda come sbroccano", mi dice tutto contento, neanche avesse scovato il manoscritto originale della Divina Commedia. "Questo ha 262mila visualizzazioni!" annuncia trionfante mentre me lo ripropone per la seconda volta. Sono diventato sordo per qualche interminabile minuto, come Moretti che gioca coi trenini in La Messa è finita.