mercoledì 16 marzo 2011

«Non era un film»

A-Long torna a casa, cambiato, e dice tutto a sua moglie. E le dice anche: “voglio che i miei bambini crescano così”. Succede a Taiwan, oggi, proprio come descritto nel Vangelo: “si convertì lui e pure tutta la sua famiglia”.

Terrore ambrosiano: pericolo ciellino!

Dalla rassegna stampa:

“L’idea di avere un arcivescovo di matrice ciellina fa però ribollire gran parte del clero di Milano” (A. M. Valli).

“La sua esperienza vicina a CL - si osserva - potrebbe non favorirlo per la nomina a Milano, visto lo strapotere del movimento nel capoluogo lombardo” (C. Marroni).

“E molti, nel fare appello allo Spirito Santo, sottovoce chiedono che non arrivi un cardinale ciellino” (G. Chiellino)

Che spasso.

martedì 15 marzo 2011

Le parole per dirlo

«Se esistono le parole per dirlo, è possibile» (citazione da un libro di Veronesi).

Mentre gli ecclesiastici si affannano inutilmente a dire che la Scienza deve rispettare la legge naturale (quando non la confusa «etica»), la Scienza continua a funzionare col principio del “si può, dunque si deve”. Basta che ci sia una richiesta (cioè i desiderata di Usura, Lussuria e Potere) perché la Scienza si dia da fare. Basta che esistano “parole per dirlo”.

Eppure, più avanza la Scienza e più è evidente che quelle parole esprimono solo un sogno che perennemente rinvia ad un lontano radioso futuro. Con tanta Scienza, le carrozzelle continuano ad essere necessarie. Con tanta Scienza, il raffreddore continua ad esistere. Con tanta Scienza, il mondo è ancora diviso tra ricchi (pochi) e poveri (troppi), nel mondo si continua a morire per fame, per malattie, per lavoro, per terremoti, per alcool...

Le parole per condannare esistono. Vengono anche ampiamente utilizzate. Ma non servono a niente. La Scienza investe tantissimo nella cosmesi, mentre una confezione di Rebif 44 costa due mesi di stipendio. Il paradosso di questo ventunesimo secolo: non è la Religione ad essere impotente e traditrice, ma la Scienza.

martedì 8 marzo 2011

Desideri "ricordati"

A volte rivedo oggetti o disegni che mi ricordano qualcosa a cui da bambino ero affezionato. Qualcosa che oggi ritengo insignificante, ma che mi dà per un attimo una fitta al cuore perché rivivo ciò che provavo nel desiderarla. Era come se all'epoca dicessi a me stesso: come sarei felice se possedessi quel giocattolo! Senza sapere quanto avrei considerato insignificante e superfluo, a distanza di non troppi anni, ciò che desideravo.

Quanto più passano gli anni, tanto più affiorano i ricordi dei desideri realizzati e non realizzati. In Paradiso deve necessariamente esser tenuto in conto tutto quel piccolo grande universo di desideri “ricordati” che ognuno di noi vede comporsi come un mosaico man mano che gli anni passano. “Aver la vita dietro, l'eternità davanti”: la vita non è stata vuota (nemmeno nei momenti in cui crediamo che lo sia), non è stata senza senso: sono “giorni nati e morti” ma con un significato impossibile da spazzar via, che riconosciamo come preziosissimo non appena un evento casuale ce ne ricorda anche la più vaga traccia.

Tutto ciò che abbiamo vissuto, anche i momenti più sofferti e difficili, non può svanire nel niente “come lacrime nella pioggia”. Quel grido che abbiamo dentro e che normalmente tutti cerchiamo di opprimere e soffocare, da solo sarebbe già sufficiente a postulare un Paradiso dove tutta questa nostra sete, tutti questi nostri desideri, tutto ciò che ricordiamo della nostra vita (e ancor più ciò che non ricordiamo), venga valorizzato, riconosciuto, mostrato, dissetato, esaltato, amato. Tutta la nostra vita (che non è neanche lunghissima: due o tre miliardi di secondi al massimo) infinitamente amata, infinitamente saziata. Non può non esistere il Paradiso.