lunedì 11 maggio 2020

Le mmmmmmani!

Anzitutto alcune date da ricordare. Nigro notandas lapillo: lo scorso 23 febbraio 2020 l'eroico donabbondio Delpini chiudeva le chiese a Milano. Il successivo 12 marzo l'eroico donabbondio De Donatis chiudeva quelle della capitale della cristianità. Lo scorso 27 aprile, contraddicendo la già tardiva e patetica presa di posizione della CEI, Bergoglio comanda di ubbidire alla chiusura imposta dall'autorità civile. «Riceveranno la loro ricompensa», tutt'altro che invidiabile ricompensa.[1]

Sono passati più di due mesi dall'ultima volta che ho potuto confessarmi e comunicarmi. La parrocchia di questo desolato paesetto, ed ancor più il suo gaio parroco, sono l'epicentro di quella desolazione e sono siti ben lontano dai posti dove far la spesa, cioè lontano da un alibi.[2] Avrei potuto autocertificarmi come in "stato di necessità" di sacramenti, sperando di non trovare quei soggetti delle forze dell'ordine che interromperebbero qualsiasi celebrazione: sai che divertente essere bloccati proprio mentre il prete dice "ti assolv---" per beccarsi una fragorosa e sanguinosa multa. Roba da URSS staliniana.[3]

Così a inizio marzo, quando le cose si stavano mettendo male, andai in un paesetto vicino (quasi un'ora a piedi attraverso una periferia desolata e brulla), nell'unica chiesa della zona in cui durante la settimana è possibile riuscire a confessarsi e comunicarsi.[4] Dopo una snervante attesa per il mio turno - sembrava che quelli prima di me dovessero farsi spiegare dal confessore tutta la storia della salvezza a partire da Abramo[5] - finalmente ci riesco e due minuti dopo entro nella navata centrale, appena in tempo per la consacrazione e la comunione. Mi pongo negli ultimi banchi con la solita ardita manovra mentre il celebrante si gira, affinché non mi noti entrare (c'è sempre il rischio che sia un pirla che neghi la comunione a chi è giunto in chiesa "dopo il Vangelo"). Finalmente il prezioso momento della comunione. Sono tra gli ultimi nella fila. Davanti a me una signora bassina s'inginocchia e riceve la comunione alla bocca, e la cosa mi rasserena tantissimo, liberandomi di tutta l'ansia e lasciandomi in testa solo il desiderio di accedere alla comunione.[6] Arriva il mio turno e il pretino, con una voce tagliente se stesse rivolgendosi al peggior malfattore mai immaginabile mi dice, marcando lungamente la elle e la emme ed in modo da farsi sentire dagli altri in fila: "llle mmmmmani".[7]

Sono riuscito a non reagire solo perché ero stato ben rasserenato dalla scena di un attimo prima. Ho guardato negli occhi il prete, per un interminabile attimo, come se gli stessi chiedendo: sei sicuro di volerti assumere questa responsabilità, o almeno, sei sicuro di non voler finire sui giornali domattina?[8] Il soggetto, con l'arroganza che gli straripava dal volto, restava fermo, non cedeva. Così ho dovuto fare la comunione "con le mani".[9]

Durante il ringraziamento per la comunione ho percepito perfettamente l'inizio della persecuzione. Ho capito che era appena scattato l'inizio della "dieta dei sacramenti" imposta dagli stessi pastori ufficiali della Chiesa che hanno completato la loro trasformazione in «mercenari» a cui per definizione «non gli importa delle pecore».[10] Tutte le peggiori cose che potevamo temere si sono avverate. La grande stangata del mettere sullo stesso piano la presenza fisica in chiesa e il videostreaming, la riduzione dei sacramenti ad attività ludiche-ricreative da sospendere in presenza di un qualsiasi alibi, il servilismo verso le eminenze grigie della dittatura sanitaria e dei potentati politici, e soprattutto lo storico inaudito precedente dell'autoriduzione della missione della Chiesa laddove era andata a regime e con zelo persino durante le apocalittiche epidemie tardomedievali, sono il segno inequivocabile che "questa Chiesa" è morta. Non rifugiamoci nei sogni, non facciamoci pie illusioni: è un cadavere ancora tiepido, di qualcosa che ha smarrito da tempo la sua ragione di esistere, un sale che ha perso sapore e che domanda con sempre maggior insistenza di essere trattato di conseguenza.[11]

Bei tempi quando la Chiesa reagiva contro ingerenze e persecuzioni, fosse pure soltanto con un non expedit; bei tempi quelli in cui si continuava a celebrare mentre i fedeli erano letteralmente costretti a imbracciare il fucile e metter mano ai forconi; bei tempi quando persino i lapsi che per salvare la pelle avevano incensato gli idoli, tornavano a celebrare dopo averla sfangata. Invece questi "pastori" di oggi - virgolette d'obbligo - hanno proattivamente battuto tutti i record di servilismo[12]. Fino a qualche mese fa potevamo ancora farci beffe di certi discorsoni in toni apocalittici. Oggi ci tocca invece prendere atto del loro gettare la maschera,[13] con la stessa rassegnata pacatezza di un Romano Amerio. E no, inutile darsi da fare con spiegoni di epidemiologia, legalismi da azzeccagarbugli, statistiche sui contagi, melensi inviti alla collaborazione e alla preghiera: la questione principale è l'aver privato dei sacramenti l'intero popolo, l'aver affamato ("affamare" inteso come il contrario di "pascere") il gregge, e - ciliegina sulla torta - l'aver addirittura chiesto alle autorità civili di sostituirsi al Messale e alla Redemptionis Sacramentum per dirci come vanno ricevuti i sacramenti.

Per questo è inevitabile concludere che questa "Chiesa" è al capolinea. Non la santa Chiesa istituita dal Signore, s'intende, ma questa generazione di sedicenti pastori, in realtà mercenari, e i loro metodi burocratici, le loro attitudini salottiere, la loro untuosità a senso unico, i loro concili pastorali, in realtà "mercenariali", il loro elegante e assiduo sputare sui fedeli, sulle vocazioni, sul buon senso. Fino a qualche mese fa si poteva ancora criticarli o detestarli, oggi c'è solo da prendere atto della sparizione definitiva della loro dignità e della loro funzione. Qualsiasi cosa faranno "dopo" la crisi (ammesso che si possa tornare un giorno alla normalità)[14] resterà sempre imperdonabile il loro solenne consegnare ad una sgangherata autorità civile (e alle eminenze grigie che guidano il gioco) le chiavi del tabernacolo, del confessionale e delle chiese: esattamente il contrario di ciò che si faceva in tempi di pace, di guerra, di carestia, di epidemia.[15] Così come non vennero promossi all'episcopato i lapsi al termine delle persecuzioni, così questi affamatori del gregge non devono vedersi riconosciuta più alcuna dignità, alcun incarico, alcuna autorità.

Hanno dimenticato di essere solo uno strumento. Erano troppo impegnati nelle loro curialate da ricordarsi di essere utili solo proporzionalmente al loro impegno nel santificare, insegnare, guidare.[16] Fino a pochi mesi fa, già in tempi di pace, c'era parecchio da ridire per ciò che professavano e insegnavano (e noialtri intenti a fingere di non sentire o a sforzarci di guardare "i denti bianchi" della carcassa del cane morto), e per ciò che combattevano e ostacolavano (cioè il gregge loro affidato).[17] La gratitudine per la possibilità di ricevere i sacramenti e persino l'entusiasmo per quelle rare volte che dicevano una mezza sillaba a favore della vera fede, non possono far ricrescere una fiducia che per loro scelta, visibile, deliberata, accanita, irrazionale loro stessi hanno distrutto, scegliendo di diventare nemici della Chiesa e dunque miei nemici e miei traditori.[18]


1) C'era da temerlo, il giorno in cui avremmo chiesto almeno l'applicazione del cavouriano «libera Chiesa in libero Stato», cioè "Chiesa suo malgrado prigioniera dello Stato". Oggi invece la Chiesa è prigioniera di qualcos'altro. E i vescovi si sono infilati nei ceppi da soli, con zelo, volontariamente, bramosi di compiacere i loro ridanciani carnefici.

2) Gli amici che hanno potuto accedere ai sacramenti in questo periodo lo devono esclusivamente ad una fortunata combinazione di geografia e circostanze sociali e qualche sacerdote d'eccezione. Chi l'avrebbe mai potuto immaginare che per potersi confessare era necessario avere in mano la spesa e lo scontrino e non imbattersi in un tutore dell'ordine con la Luna leggermente di traverso? Del resto, c'è francescano e francescano: c'è chi è disponibile a confessare a condizione che stai lì con la mascherina, e c'è quello che per imperscrutabili motivi ti dice che non è possibile. Non c'è neppure bisogno di maledirlo, ed è fiato sprecato tentare di fargli notare che ha tradito la sua vocazione sacerdotale. Riceverà «la sua ricompensa».

3) Lo stalinismo soft uccide al rallentatore, e nel frattempo stressa dannatamente i nervi. Se ti fermano "forse ti multano", anche se eri in regola. E anche se nessuno ti vede, non puoi sottovalutare la presenza di spioni dietro le tapparelle, e uno di questi potrebbe ricordarsi di avere un conto in sospeso con te da una ventina d'anni, e magari la volante era proprio nei dintorni. E poi con le strade senza traffico corrono tutti come al Gran Premio. E poi….

4) Avevamo dunque pienamente ragione, in tutti questi anni, a lamentarci che i preti hanno sempre "da fare", specialmente nel momento in cui umilmente chiediamo loro di amministrarci un'assoluzione, cioè di compiere il loro dovere (e possibilmente di gioire perché un'anima rinuncia di nuovo al peccato e mendica la grazia di Dio). E non parliamo dell'incredibile silenzio riguardo alla Comunione fuori dalla Messa, non sia mai che qualcuno scopra che i sacramenti si potevano continuare ad amministrare anche senza supplicare la Dittatura Sanitaria di concedere la pubblica celebrazione delle Messe e regolamentare la liturgia.

5) Dunque avevamo pienamente ragione, in tutti questi anni, a lamentarci di quelle confessioni-sedute psicanalitiche che si trascinano fiaccamente per parecchie decine di minuti, laddove le mie confessioni, dal cenno che mi indica che posso parlare fino a quando concludo con "è tutto", raramente passano più di 60 secondi.

6) Pur essendo cosciente che nel Santissimo Sacramento è realmente presente Nostro Signore Gesù Cristo, sono purtroppo sufficientemente malmesso - fisicamente, geograficamente, economicamente… - da non poter compiere atti clamorosi per poter procurare di fare la comunione durante gli Arresti Domiciliari di Massa. Come me, un intero popolo di cattolici, più o meno ferventi, non ce l'ha fatta. Da questo deriva il mio profondo fastidio nei confronti della vergognosa autorità ecclesiastica, che in tempi più comodi - cioè fino a tre mesi fa - ci sforzavamo di rispettare (e di criticare solo sullo stretto necessario).

7) Non aveva diritto di imporlo. Ma lo ha fatto. Mi toccò subire questo sopruso una volta anche da un prete del movimento. E una volta anche dal vescovo. È in occasioni come queste che tutti i pessimi ricordi, faticosamente seppelliti nel dimenticatoio per evitare di subisssare clero e vescovi delle peggiori imprecazioni, tornano a galla.

8) Certi pretastri meriterebbero di essere videoregistrati in ogni liturgia per poi venir smerdati in pubblico e in curia ogni volta che compiono un sopruso. Purtroppo la scarsità di clero ha garantito l'impunità agli elementi peggiori: un po' di decenni fa i preti non scarseggiavano, e quindi chi non rigava dritto aveva sempre il terrore di perdere la prebenda; oggi, al contrario, chi non riga dritto, può minacciare di dar le dimissioni da parroco, facendo subito ammutolire vescovo e curia perché con la scarsità di vocazioni e di preti, è diventato piuttosto difficile trovare veloci rimpiazzi.

9) Sebbene nelle grandi occasioni del movimento di Comunione e Liberazione fosse uso di far la comunione "con le mani" (esclusivamente per un fattore velocità: agli esercizi, con ventiseimila comunioni, sarebbe stato scomodo perdere più di una decina di minuti), non mi ci ero mai veramente assuefatto. La Comunione riguarda la mia salvezza, non il velocizzare del trenta per cento lo smaltimento della fila dei comunicandi. In un'occasione, poi, mi venne uno scrupolo pazzesco perché per distratta abitudine mi ero strofinato le dita sui pantaloni. Ripercorsi mentalmente tutti i movimenti che avevo fatto con le mani e tutte le doppie e triple auto-rassicurazioni visive e tattili del non aver trascurato frammenti prima di quel distratto strofinìo. Mi riservai di fare la ocmunione sulle mani solo in caso di assoluta necessità. Non immaginavo che nel 2020 la necessità sarebbe stata descrivibile in: o subisci l'angheria di questo pretastro della malora nemico di Dio e della sua santa Chiesa, oppure resti senza comunione per tre mesi.

10) Il prevedibile battage pubblicitario a favore della comunione sulle mani a inizio crisi era basato sul falso assunto che sarebbe più igienica e più antivirale. La donna in fila prima di me, a cui era stata concessa la comunione in ginocchio e alla bocca, doveva essere una di quelle a cui "non si può dir di no", per motivi economici e sociali. Il sottoscritto, invece, è un emerito fedele qualsiasi. Anche mentre distribuiva la comunione, proprio mentre le sue dita toccavano continuamente il Corpo di Cristo, quel prete era orwellianamente convinto che tutti i cristiani sono uguali «ma alcuni sono più uguali degli altri».

11) Con le forze dell'ordine che facevano caccia all'uomo e che non consideravano legittimo recarsi in chiesa, con tanti preti che già in tempi normali erano poco disponibili a confessare e per nulla disponibili ad amministrare la Comunione fuori dalla Messa, l'errore dei vescovi è stato indubbiamente madornale e deliberato, perché lo sapevano benissimo, lo sapevano meglio di noi come sarebbe andata a finire. I rari fortunati che hanno avuto la grazia di avere un sacerdote accessibile per confessione e comunione nonostante il lockdown potranno non essere d'accordo ma è proprio come quel detto secondo cui al sazio riesce difficile credere a colui che è a digiuno, letteralmente. È innegabile che la volenterosa "dieta dai sacramenti" sia stata imposta ai fedeli dai vescovi, e che i vescovi residenziali si sono improvvisamente trovati concordi un cuor solo e un'anima sola solo quando c'è stato da privare dei sacramenti il gregge. I pochi sacerdoti che hanno avuto l'ardire di non subire al cento per cento sono stati multati dalla polizia, ridicolizzati dai giornali, e probabilmente anche rimbrottati dai rispettivi vescovi (non risulta che alcuno dei multati sia tornato in strada in processione col crocifisso o col Santissimo).

12) L'unico che in questo momento parla autorevolmente è costretto a nascondersi per non farsi rintracciare dai… suoi stessi confratelli nell'episcopato. Ed è tutto dire. Il suo appello, ormai sopra le ventisettemila firme, è già sparito dalle pagine di cronaca ecclesiale, mentre qualche cardinale altro - timoroso di chissà cosa - "ritira la firma".

13) Il pretino "llle mmmani" non è dissimile dal vescovone che ha fabbricato il video dell'affidamento senza "affidarsi" da rifilare ai fedeli qualche giorno dopo. Oh, sì, sono certissimo che lui e i suoi complici avranno un gran bello spiegone da ammannirci, se dovesse proprio servire. Ma questo genere di stronzate episcopali ci apre gli occhi su tutte quelle precedenti che ci eravamo ostinatamente impegnati a valutare positivamente e ossequiosamente convinti che l'ubbidienza esige l'adulazione (ahimé, tipico peccato di Comunione e Liberazione, dovuto ai giussanologi che credevano che l'appartenenza equivalesse alla tifoseria). Dopo che per tanti anni ti sforzi di vedere i "denti bianchi", alla fine ti accorgi improvvisamente che hai perso tanto tempo attorno ad una lurida carogna.

14) Già ci dicono con strepitosa certezza che il virus "tornerà a settembre". Gli stalinisti erano dei dilettanti, a confronto, perché si conoscevano i nomi di Stalin e dei suoi scagnozzi: annunciavano piani quinquennali sapendo già che sarebbero comparsi "sabotatori" immaginari a rovinare le previsioni di crescita, ma almeno sapevi con chi prendertela. Ora invece non c'è proclama che non implichi un proseguimento della crisi, dello stato di polizia, dell'impoverimento generale. Nei GULag potevi riuscire a sfangarla (Solženicyn ci riuscì), ma solo perché il sanguinario stalinismo non era pervasivo come la dittatura delle mascherine e dei vaccini.

15) Naturalmente la responsabilità dei chierici è variabile e non sempre stimabile con esattezza. Alcuni preti hanno beccato multe per aver portato in processione il crocifisso o il Santissimo. E nessun vescovo o chierico oserebbe sfidare il blocco monolitico dei confratelli impauriti e pronti a sputarti addosso e a denunciarti.

16) Se ci tieni alle anime, ti sarà impossibile nasconderlo. Preti e vescovi fuori da questa categoria li conto sulle dita delle mani.

17) Come nel classico "e dai, D'Alema, di' qualcosa di sinistra, o almeno, di' qualcosa!", era una fatica doversi sorbire fiumi di aria fritta nelle prediche e alla fine tentare di entusiasmarsi perché una o due sillabe sembravano compatibili col Catechismo.

18) L'evento epocale che andrà registrato nei libri di storia del venticinquesimo-ventiseiesimo secolo sarà la creduloneria popolare - anche della politica - riguardo al coronavirus. Si è detto di tutto, e il contrario di tutto, si sono prese decisioni drastiche, si sono fatte delle scelte autodistruttive in nome di inenarrabili paure ancestrali. Se c'era bisogno di una dimostrazione definitiva che i destini dei popoli non sono più in mano alla politica, l'abbiamo avuta. Lasciamo dunque che il Titanic Conciliare completi il suo autoaffondamento, e prepariamoci per una Chiesa e una società completamente diverse.