sabato 16 settembre 2023

Frattaglie - 21 - altre cose che non ebbi il tempo di twittare

Uno dei drammi della Chiesa che ama definirsi moderna è quello dei preti che meno hanno da dire e più parlano. Scollegati dalla realtà, parlano, parlano e ancora parlano, pur vedendo che in tanti entrano in chiesa a predica inoltrata e fuggono dopo la Comunione, che già sanno che il prete comincia in ritardo, lo sanno che c'è tutto un moltiplicarsi di prediche, lo sanno che c'è il gran finale di prediche e canzoncine. Il precetto festivo è sempre stato una penitenza fantozziana, ma negli ultimi anni è drammaticamente peggiorato. Come se i preti vivessero fuori dal mondo, come se non sapessero che siamo stufi delle solite vuote chiacchiere e di quelle snervanti pause, che se proprio le vogliamo possiamo accendere youtube e i social. (Dai, prete, di' almeno qualcosa di cattolico, di' almeno qualcosa di cristiano!)[1]

Temo di aver osservato abbastanza volte che i bestemmiatori “pagano” con la salute fisica, se son fortunati, affacciandosi a una vecchiaia di sofferenze e di delusioni.

“Sei euro! ci compro cose, latte, pane!”. Coraggio, sono altri quattordici anni di mutuo. La carabattola elettrica comprata dai cinesi, non ti hanno spiegato che è buona solo per determinate combinazioni di carabattole di contorno. Altrimenti non l'avresti pagata solo sei euro. Avresti preso quella ufficiale, da centoventi euro. Ed ora devi convincere il cinese a riprendersi indietro quella carabattola e, se non restituirti i sei euro, comprarvi qualcos'altro di utile fra le tante altre carabattole. E senza rimpiangere pane e latte. Dai, che sono altri quattordici anni di schiavitù dal mutuo, e poi -forse- andrai anche in pensione.

Un'amica si prepara per un brevissimo periodo in una struttura ospedaliera acquistando pigiamino, vestaglia, pantofoline, set da bagno, radiolina, rivistine… Si tratta di un banalissimo intervento, che le ha provocato ogni sorta di emozioni e le ha ispirato ogni sorta di discorsi e considerazioni, ed ora che sta per cominciare è già diventato occasione di una sfilata di moda, di una campagna di shopping, di un notificare a tutti gli amici ogni più insignificante novità. Al termine del periodo di vacanza (rectius: degenza) riprenderà impetuoso il fiume di discorsi sull'Operazione, tutti più o meno uguali a se stessi.

Quest'estate è stata di guerra con le zanzare. Che per selezione “naturale” - le meno sveglie le ho accoppate subito - son divenute apparentemente più intelligenti. Rubandomi ore di sonno preziose. E facendomi riflettere tante volte, in piena notte, su quale forza preternaturale ispira la loro ostinazione.

Era una delle persone che ritenevo più sensibili e intelligenti. Ci siamo domandati a vicenda: “quale canzone meglio rappresenta la tua inquietudine?” E ho smesso di ritenerla tanto sensibile e tanto intelligente. Perché almeno sul termine “inquietudine” eravamo d'accordo. Non puoi tirarmi fuori quella cagata e dire che rappresenta il tuo struggimento interiore. In quei versi c'era solo un elenco di cose. Un elenco molto terra-terra, da borghesotti dediti al consumismo, quando si buttano sul divano a rimuginare qualcuna delle loro paure perché a pancia più che piena vien su quel senso di disagio dovuto alla fatica della digestione. Dunque avevo confuso la sua capacità di esprimersi con la sensibilità, avevo erroneamente chiamato intelligenza la lista dei libri che era capace di citare.

Quel santuarietto lassù sul monte, che “vede” anche casa mia.

C'è un'epidemia in corso di cui poco si parla. È quella dell'isterismo anticattolico. Di gente - specialmente giovane - che al solo sentir nominare qualche argomento ragionevole va in full retard mode, ha una reazione pavloviana fatta di sconnessi slogan anticattolici, comincia a sbraitare e imprecar peggio che un indemoniato colpito da una secchiata d'acqua santa. In tutte le epoche sono state in vigore una lista di razzismi e odii socialmente accettabili, e una lista di inaccettabili. Oggi la fede cattolica è al top dei razzismi accettabili,[2] una vera e propria isteria, irrazionale, compulsiva, pavloviana. Così, per capire come stanno davvero le cose, basta lanciare provocazioni random e misurare la quantità di reazioni sgangherate e di argomentazioni campate in aria.

Quei momenti di tarda sera in cui spegni computer e luci e tutto, e dopo esserti accoccolato sotto le coperte combatti la tentazione di alzarti di nuovo per annotare un'intuizione che non ti era venuta nelle ore precedenti dopo tanto studio e preghiera.

Da piccolo mi colpì molto (e negativamente) una canzonetta in cui si menzionava invano il nome di Dio. Pensai a quanta gente la stesse ascoltando in quel momento, come me, ognuno a casa sua, figurandomele come se si stessero facendo la stessa onesta domanda. Cercai di capire come fosse possibile che l'autore si azzardasse a nominare Dio invano, e solo per fare rima, e che a distanza di tempo avesse ancora il fegato di non far annullare o cancellare quella canzone. Mentre la componeva, non era stato assalito dai dubbi di far qualcosa di sbagliato o almeno di insensato? Non sapeva pensare neppure ad uno di tutti quegli sconosciuti (me compreso) che l'avrebbero ascoltata sgomenti? Per un bel po' quelle mie domande rimasero senza spiegazione. Così come l'assurdo comportamento di miei coetanei che credevano di essere adulti perché disprezzavano la Chiesa. Intuii che ciò era possibile solo con un micidiale miscuglio di ignoranza, superbia, deliberata cattiveria. Che dietro a quei loro sorrisi (o meglio, risate rumorose), e a quel loro bestemmiare, non c'era una serenità ma qualcosa di malvagio che li attirava ma non li saziava, e che probabilmente avrebbero continuato a inseguire per tutta la vita.

Quelli che comprano un aggeggio non per usarlo ma per modificarlo. Dopo tante modifiche, non sono ancora riusciti a goderselo un po', hanno al massimo fatto “qualche prova” (sic). E poi quelli che comprano, senza nemmeno aprire l'imballo, e dopo tre anni si accorgono che gli era stato consegnato per errore il modello sbagliato e più costoso (ma più comune, cioè meno aristocratico). E mi dicono di aver tentato di contattare il rivenditore, dall'altra pare del mondo, il quale non sa più neppure chi era l'addetto alle spedizioni, ancor meno avere la lista di prodotti ordinati ed effettivamente spediti. E mi obiettano: ma tu fai lo stesso con tutti quei libri che compri ma non leggi. Touché.

Son mezzi uomini quelli che desiderano essere ringraziati per le proprie paure. La differenza fra timore e paura, è che il timore non è irrazionale. Riguardo all'elisir di lunga vita che continua a falcidiare la popolazione,[3] il legittimo timore era che stessero inoculando qualcosa senza che ci fossero certezze ragionevoli.[4] La paura era invece di sembrare anticonformisti… Era comprensibile (non giustificabile ma comprensibile) solo la paura di perdere per sempre lo stipendio. “Non posso permettermelo”, dissero gli arresi. I mezzi uomini son quelli che amano essere ringraziati per la loro paura. Sempre pronti a dire che non ci potevano fare niente, senza rendersi conto di giustificare il cinismo altrui.

Ormai prete è sinonimo di don Abbondio anziano: ad entrare nella sagrestia della cattedrale sembra di entrare in un ospizio.


1) E quella voce del parroco che dice “oh, no, c'è un battesimo!”, con più disappunto di quando arriva una brutta multa.

2) Ai cattofobici non interessano i dettagli, mettono tranquillamente sullo stesso piano bergoglionate e tradizionalismi.

3) La prima offensiva l'abbiamo superata, e la seconda è prevista per il 2025, forse già da fine 2024. Hanno proprio fretta.

4) Non fate finta di non ricordare. S'era sempre detto che risolveva il problema, per poi cambiar registro e dire che era sperimentale ma sicuro, per poi cambiar registro e dire che andava assunto anche in seconda, terza, quarta dose, per poi dire che era al 100 per cento efficace, no, al 99, no, al 98, no, al 95, no, al 90…