mercoledì 3 gennaio 2024

Allegra e solare, cioè un piattume senza valore

Continua nell'indifferenza generale lo stillicidio di morti da Elisir di Lunga Vita. Tra cui parenti, amici e conoscenti che godevano di ottima salute. Tra queste vittime c'era anche una ragazza che negli ultimi anni della sua vita aveva ottenuto ciò che desiderava, incluso ciò che non era proprio morale. Mi ostino a sperare che in fin di vita abbia provato anche solo un attimo di disilluso sdegno e fastidioso rimorso e si sia resa conto della fondamentale inutilità delle cose di questo mondo. Mi ostino a pensare che qualche disegnino con angioletti e frasetta evangelica pubblicati sulla propria bacheca social siano, oltre che autocertificazione di stupidità e di noia di vivere, anche uno dei tanti miseri appigli per provare una qualche misera forma di pentimento. Ma è diventato una faticaccia sperarci ancora. Eppure, a suo tempo, glielo avevo detto che non è così che ci si salva. Gliel'avevo raccomandata più volte, una buona confessione, “se non altro per ripulirsi l'anima”. Inutilmente. Chissà se se ne sarà ricordata in fin di vita.

Le migliori foto della sua vita sono quelle che le ho scattato io, che avevo avuto cura di non farne notare la disabilità e di non lasciare che qualche ombra evidenziasse occhiaie e altro. Quei primi piani, tre quarti, profili, sono stati le foto meno gettonate dei suoi social, nonostante il gioco di luci e angoli (incredibilmente riuscito nonostante i limiti di una fotocamera di cellulare) l'avesse resa presentabile. Il fidanzatino doveva essere geloso del sottoscritto: le foto che le scattava lui erano sempre così banali, ripetitive, senz'anima… ben sbandierate sui social, crivellate di like non proprio sinceri, e… rappresentandola purtroppo realisticamente.

In auto con amici, qualche giorno dopo, ho accennato alla sua morte. Subito è partito da uno di loro un necrologio automatico e autoconclusivo riguardo ad una vita “allegra e solare” spezzata così. Quando muore una ragazza ci sarà sempre una folla sterminata a dire che era allegra e solare per chiudere rapidamente l'ingombrante discorso. È un obbligo sociale, in questo XXI secolo, son tutte allegre e solari, anche dopo la menopausa o in presenza di crisi esistenziali. Al punto che da sempre ho considerato quei due aggettivi come la più cinica descrizione di una vita piatta e, nel migliore dei casi, un modo per liquidare l'argomento e passare alle notizie sportive.

Ma è perché abbiamo tutti una vita piatta, interrotta al massimo da momenti “importanti” come lauree, matrimoni, traslochi, come incidenti, lutti, licenziamenti, come vacanze inusuali, acquisti pazzerelli, diete malriuscite, hobby tenuti in piedi solo per ammazzare la noia… Di fronte alla morte tutto questo show di cose raccontabili perde tutto il valore apparente che sembrava avere. Non ha alcun senso aver fatto serata fino all'alba, aver fatto vacanza in posti dove non ci va nessuno dei tuoi amici social, aver conseguito lauree e case e posti prestigiosi di lavoro, aver imbroccato una “relazione”[1] tutta rose e fiori. Non ha alcun senso quando ti stai per spegnere e non sai a quale ricordo aggrapparti.[2] Quegli eventuali successi e successoni, e i regali, e gli auguri, e le conversazioni, e le liti, i Like, e lo shopping fatto e rifatto e ripetuto, e l'aver fatto finalmente sistemare la cucina, sono solo ricordi che stanno per morire con te.

“Vorrei essere un frate quando il respiro manca… aver la vita dietro, l'eternità davanti”: solo una vita di fede (che è di scarsissimo valore quanto al riempire pagine social) può ancora aver senso quando si avvicina la morte. Attorno a me se ne stanno andando troppe persone la cui massima espressione di fede era un santino di padre Pio dimenticato nel cassetto del comodino. Nulla è impossibile a Dio, ma viene il magone lo stesso.[3]


1) Oggi non ci si sposa più, per cui è sempre uno “stare insieme”, un “compagno”, un “fidanzato”, raramente un “marito”.

2) E quelle discussioni infinite sul caldo estivo non bastano più neppure a nasconderti quella voce che urla dentro la testa: “la morte è vicina”.

3) Ho una lista ormai lunghissima di defunti da ricordare nelle preghiere. Come quell'anziano curato di campagna descritto da Bernanos, non ricordo più da quanto tempo ho smesso di ricordare esplicitamente tutti i nomi.