giovedì 15 luglio 2021

Quando perfino il movimento non ha niente di concreto da dire

Sono preoccupato perché diverse persone a me care si son fatte bucare per la pozione magica e tutte solo per la "peer pressure", alla faccia di qualsivoglia consenso informato.[1] Il sapere che è un test su vastissima scala in doppio cieco, cioè che una percentuale di fortunati riceverà a sua insaputa un placebo,[2] non basta a consolarmi.

Nonostante i titanici sforzi della redazione di Tracce per produrre fervorini speranzosi, praticamente nulla di questa pandemia ha le caratteristiche di calamità naturale affrontabile da credenti e non credenti allo stesso modo. L'esecrabile Delpini e la sua esecrabile Curia ("la Messa? guardatevela in televisione"), diedero una specie di fischio d'inizio. Le immagini agghiaccianti di cinesini che morivano stecchiti all'improvviso come mosche a favor di telecamere, delle colonne di autocarri militari del Figliuolo, dell'apocalittico e irripetibile focolaio di Codogno e Vo', ormai nessuno le ricorda abbastanza da farsi qualche domanda. Le domande in voga oggi sono: l'hai ricevuto l'elisir di lunga vita?[3] Ti è arrivato il passaverde per le vacanze?[4]

Mi sento vecchio, perché ricordo un tempo - che mi sembra lontanissimo - in cui l'aver a che fare anche solo indirettamente col movimento[5] assicurava uno sguardo leale sulla realtà.[6] Leale include anzitutto onesto. Onesto implicava anzitutto il non perdere tempo in chiacchiere. Ho ricevuto vere lezioni di vita - di quelle che aprono la mente e rendono adulti - in poche parole (e zero dolore), sebbene non fossi un buon intenditore. Ho perciò sofferto come un bambino obbligato in prima fila al comizio del sindaco quando assistevo al movimento delle chiacchiere, per esempio durante quelle assemblee delle domande in cui presentatore e partecipanti si sforzavano di mettere in scena uno spettacolo ciellino[7] o durante quelle scuole di comunità in cui il presentatore faceva il solito esercizio stilistico di parlantina ciellina costellato di espressioni che nemmeno lui capiva e che accidentalmente ricordava da Milano.[8]

La crisi del movimento l'avevo correttamente identificata nel successo crescente di giussanologi e cielloti, cioè nei ciellini da salotto impegnati in un'autoriduzione cultural-professorale, o in un'autoriduzione attivistico-dopolavoristica. Non ci voleva chissà che genio per scoprirla: sarebbe stato sufficiente cronometrare la durata degli incontri, anche senza confrontarla con la densità degli argomenti trattati. Le mie migliori scuole di comunità sono state in ascensore, in auto a tarda sera, al telefono in attesa del treno, passeggiando in centro con una mezza birra in mano.[9] Ormai perfino il movimento non ha niente di concreto da dire: le solite prediche stantìe che ricalcano i titoli dei giornali di regime, sono come il sale che ha perso sapore.[10]


1) Quando ti fanno firmare una liberatoria lunga diverse pagine (come quella bancaria o assicurativa), non è mai per cautelare te.

2) Saranno altrettanto fortunati in caso di seconda dose? E nove mesi dopo, alla scadenza dell'efficacia e si porrà il problema di una nuova pozione magica, quanti saranno i fortunati ancora fortunati? È una roulette russa e coi richiami.

3) Certi ambienti (non solo on-line) sono diventati infrequentabili. I Nuovi Credenti non parlano d'altro che della sacra pozione magica da rifilare a tutti, anche ai bimbi, anche ai più riluttanti, perché i Nuovi Credenti non vedono l'ora di "uscire" dall'emergenza. Come se lo scopo della guerra contro l'Oceania (ah, non più contro l'Eurasia?) fosse non vincere, ma farla durare all'infinito.

4) Il nostro beneamato governo ha comandato che il Veerus all'aperto stia in ferie. Eppure c'è ancora gente autorinchiusa nel proprio mutandone facciale perfino quando non c'è anima viva nel raggio di chilometri.

5) Nessuno lo indicava col nome formale di "Comunione e Liberazione", che serviva solo per parlare con i giornalisti o i vescovi.

6) Quando tutti i tuoi migliori amici sono allergici al raccontarsi frottole, a poco a poco anche tu faticherai parecchio a raccontartene.

7) Ho speso ore di viaggio ed euro sonanti per una roba che a consuntivo è solo una fila di sbadigli? Se la scuola di comunità non ti cambia la vita significa che è inutile. Mi sono sforzato di parteciparvi anche nonostante gli sbadigli, per infine dover ammettere che tutte quelle che potevo raggiungere erano solo una fila di sbadigli. Mi erano rimasti solo i gioielli lontanucci - il Meeting, gli Esercizi, le vacanze, per poi vederli crollare uno a uno, fino al giorno in cui mi scoprii inevitabilmente ciellino non praticante.

8) "Ammilàno" era sempre stato il modo comune per indicare don Giussani e i suoi più vicini collaboratori.

9) Vale anche per i miei amici. Un pomeriggio, in auto, una mia reazione appena percettibilmente nervosetta insegnò ad una ragazza con un top un po' succinto molto più che un corso di teologia morale.

10) Quando è spuntato il "leone", gli esperti ciellini del "pelo di leone" non l'hanno saputo riconoscere. Nonostante il meticoloso studio del Senso Religioso e di qualsiasi cosa detta da don Giussani - persino le barzellette -, è come se fossero stati addestrati solo a tentare di farsi accettare dal mondo, dalle sagrestie e dalle curie, e prepararsi a sacrificare i figli al nuovo Baal.

1 commento:

Sara Corsi ha detto...

Bravo! Chi non crede nel declino del carisma e' proprio tonto...