Trascrivo qui diversi spunti che non ho tempo di sviluppare in “post”.
La settima di Beethoven regge benissimo all'urto del tempo. La musica contemporanea regge invece qualche mese, qualche anno al massimo. L'incompiuta di Schubert è perfettamente attuale, le canzoni della scorsa estate quasi non le ricordiamo più. Dicono di essere appassionati di musica: li vedi cioè ascoltare amorosi e compunti quelle canzonette da coatti, con un fervore ed un abbandono che sanno di liturgico. Liturgia borghesotta, gregoriano de' noantri. “Mi aiuta a star bene”. Il gregoriano risveglia il cuore, le canzonette lo narcotizzano.
Furente il prete durante l'omelia: “voi venite in ritardo alla messa perché non amate la messa!” Macché! Noi il sacramento lo amiamo (semmai è quell'omelia feriale che ci va poco a genio). E il ritardo alla messa vespertina è dovuto al capoufficio...
La forza dei tabù (specialmente quelli teologici) sta nel fatto che i loro contorni sono confusi. Quando non addirittura confusi di proposito. Un misterioso alone circonda il Dogma Laico del Sacro Aborto: non si sa quanto costa (1500-2000€ dei contribuenti per ogni infanticidio), non si sa quanto è diffuso (oltre undicimila bambini innocenti trucidati ogni mese prima che riescano a nascere), non si sa quanto è vicino (eppure ci passiamo in auto ogni giorno, davanti alla struttura “sanitaria” specializzata nella strage degli innocenti). Contorni confusi e misteriosi che gli Oracoli Ufficiali si guardano bene dal precisare.
Anime accecate che urlano: “è un mio diritto!” Con maggior coerenza ed esattezza dovrebbero invece dire: “è una possibilità che non voglio lasciarmi scappare”. Il demonio prepara le possibilità, che certuni tentano in ogni modo di sfruttare, e molti altri invece si limitano ad idolatrare. Come quelli che in vita loro non avrebbero mai abortito, ma lottano per il Sacrosanto Diritto di uccidere bambini prima che vengano alla luce.
C'è una miriade di “piccoli miracoli” che accadono e che non vediamo: siamo circondati dalla grazia ma siamo talmente habitué da non farci caso. L'indifferenza di fronte al miracolo della nascita di una vocazione (c'è, qualcuna c'è) o dei peccatori che si pentono sinceramente (ci sono, ci sono) è peggio di una pugnalata.
Le società che non vivevano di sogni non avevano bisogno di droga.
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