venerdì 22 ottobre 2010

Felicità immaginata

Siamo talmente avidi di felicità che corriamo come matti assatanati da chiunque ce ne venda un'immagine, per quanto approssimativa e falsa essa sia.

Spesso accade senza rendercene conto (o addirittura risentiti quando qualcuno ce lo fa notare), ma non di rado anche quando ne riconosciamo l'evidente inganno.

Questo è il principio fondante sia dell'industria pubblicitaria che del gioco d'azzardo, sia dell'industria finanziaria che della pornografia, dell'alcolismo, della droga... Che evidentemente condividono lo stesso DNA: vendere sogni a chi desidera la realtà.

Per sfamarci non basta una foto di un piatto di agnolotti, tanto meno un disegno, ancor meno la scritta “agnolotti”. Riusciranno al più a far diventare ancor più nera e lancinante la fame.

Pur sapendo che non è il disegno di un bicchier d'acqua a dissetarci, generalmente dimentichiamo molto in fretta la lezione, ripetendo con entusiasmo e convinzione gli slogan del principe delle tenebre: “questa volta mi sento fortunato”, “facciamo solo un'ultima eccezione”, “ma che c'è di male?”, “io sono liberissimo di scegliere e nessuno deve giudicarmi”.

Nessun commento: