sabato 14 agosto 2010

Influenza culturale: la menzogna al potere

In uno dei romanzi di Volkoff[1] (1932-2005), Il Montaggio[2], vengono descritti i meccanismi dell'influenza “culturale” che ha inquinato l'Europa nel secondo dopoguerra[3]. Le citazioni seguenti sono tratte da Vladimir Volkoff, Il Montaggio, edizioni Guida, 1990; corsivi ed evidenziazioni sono del sottoscritto.

Pagine 65-67: un funzionario del KGB spiega i concetti elementari della propaganda ad uno che sta per essere reclutato come agente di influenza:
Il nostro compagno Mao Tse-tung dice che bisogna «mettere nello stampo» la coscienza delle masse avversarie: poiché siamo noi ad aver forgiato lo stampo, poi le teniamo alla nostra mercè. [...] In primo luogo la propaganda bianca, che si giuoca a due e che consiste semplicemente nel ripetere milioni di volte «io sono migliore di te». In secondo luogo, la propaganda nera, che si giuoca a tre: si attribuiscono all'avversario propositi fittizi creati per dispiacere al terzo per il quale si dà questo spettacolo. Poi c'è l'intossicazione, che può essere giuocata a due o a tre; qui si tratta d'ingannare, ma con procedimenti più sottili della menzogna: per esempio io non ti darò informazioni false, ma farò in modo che tu me le rubi. In quarto luogo, c'è la disinformazione, parola di cui ci serviamo anche per designare globalmente tutti questi metodi. In senso stretto, la disinformazione sta all'intossicazione come la strategia sta alla tattica. [...] Il quinto metodo [...] si chiama influenza, gli altri quattro al confronto non sono che giochi da bambini. [...] Quel che bisogna fare, è demolire l'ordine vecchio senza proporre nulla di preciso per sostituirlo: soltanto quando sarà diventato completamente incapace di difendersi, allora si potrà introdurre l'ordine nuovo. Infine, nulla è più antiquato dello schema secondo il quale prima si fa della propaganda, poi si scatena un'insurrezione. In realtà, il terrore è indispensabile, ma soltanto per innescare l'esplosione che, dal canto suo, non ha alcun bisogno d'essere violenta. Karl Marx pensava ancora al binomio enciclopedisti-giacobini, ma noi abbiamo fatto progressi; ora il terrorismo non ha altra utilità che quella di fornirci le occasioni per esercitare ciò che noi chiamiamo la nostra influenza, e questo grazie a mezzi tecnici che Karl Marx non sognava neppure: i mass-media. [...] La cattura di un ostaggio o l'assassinio di un impiegatucolo avranno maggior risonanza di una guerra coloniale del XIX secolo.
Pagine 70-71: il reclutatore spiega cosa significa “operazione di influenza”:
La prima immagine, è la Leva. Più grande è la distanza fra il punto d'appoggio e il punto d'applicazione, più grande è il peso che si può sollevare, mantenendo uguale la forza. Bisogna ben impregnarsi dell'idea che ciò che forma la leva è la distanza stessa e, di conseguenza, cercare sempre di aumentarla, mai di diminuirla. Ne deriva che, nel campo dell'influenza, non bisogna mai agire da soli, ma attraverso un intermediario o, ancor meglio, attraverso una catena d'intermediari. Le darò un esempio storico, perché i grandi uomini del passato ebbero talvolta l'intuizione dei nostri metodi, anche se non li raccolsero mai in un corpo di dottrina. Filippo il Macedone vuole impadronirsi di Atene. Farà la propaganda bianca: «Voi Ateniesi sareste più felici se vi lasciaste governare da me»? No; si limita a infiltrare il partito pacifista di Eubulo, e Atene gli cade in mano come un frutto maturo. Questo partito fu la leva di Filippo. L'utilizzazione dei pacifisti è, del resto, divenuta classica; lo imparerà se seguirà il nostro corso: quando si vogliono mettere le mani su un paese, vi si crea un partito della pace, che si cerca di rendere popolare, e un partito bellicista che si discredita da solo, perché ben poche persone ragionevoli possono risolversi ad auspicare la guerra. Quando ero bambino, molti genitori francesi non regalavano giocattoli guerreschi ai loro figli. I poveri ragazzi sono cresciuti senza soldatini di piombo, senza fucili Eureka. La propaganda pacifista in Francia era un'operazione d'influenza organizzata da Hitler che, in Germania, alimentava il culto dell'esercito. Risultato: la calata di braghe del 1939. [...] Ha visto quel manifesto che rappresenta una madre con il bambino in braccio, e il motto «Lottiamo per la pace»? [...] La leva, è l'ingenuo che contempla il manifesto e ne ripercuote il messaggio; per esempio, il giornalista in buona fede che, credendo alle virtù della pace, non può fare a meno di credere alla sincerità di chiunque la rivendica. [...] Per esempio: tu hai deciso di gettare una certa popolazione nel terrore. Fai commettere un atto terroristico isolato. La stampa conservatrice si scatena per condannare quest'atto. Ma più lo condanna, più gli dà importanza, e, in fin dei conti, lavora per te.
Pagine 72-74: spiega il Vademecum dell'Agente di influenza[4]:
Il Vademecum dà dieci ricette per la creazione di informazioni tendenziose: [...] la contro-verità non verificabile; il miscuglio vero-falso; la deformazione del vero; la modifica del contesto; la sfumatura con la sua variante: le verità selezionate; il commento rafforzato; l'illustrazione; la generalizzazione; le parti disuguali; le parti uguali. [...] Supponiamo, diceva, il seguente fatto storico: Ivanov trova la moglie nel letto di Petrov. [...] Primo caso. Non ci sono testimoni. Il pubblico non sa come stiano le cose, e non ha alcun mezzo per informarsi. Tu dici chiaro e tondo che è stato Petrov a trovare sua moglie nel letto di Ivanov. È ciò che noi chiamiamo una contro-verità non verificabile. Seconda ricetta. Ci sono dei testimoni. Tu scrivi che la coppia Ivanov non funziona e ammetti che, sabato scorso, Ivanov ha sorpreso sua moglie insieme a Petrov. È vero, aggiungi, che la settimana prima era capitato alla Ivanova di sorprendere suo marito insieme alla Petrova. È il procedimento del miscuglio vero-falso. Le proporzioni, naturalmente, possono variare. I ragazzi dell'intossicazione, quando vogliono «convincere» l'avversario gli danno fino all'ottanta per cento di vero contro il venti per cento di falso, perché ciò che importa, al loro livello, è che un preciso punto falso sia tenuto per vero. Noi, disinformatori e agenti d'influenza, giochiamo sulla quantità e troviamo, al contrario, che un solo fatto vero e controllabile ne fa passare molti che non sono né l'uno né l'altro. Terzo trucco. Tu ammetti che la cittadina Ivanova era in camera di Petrov sabato scorso, ma ironizzi sull'argomento letto. Il mobile - dici tu - non c'entra niente con la faccenda. Con maggior verosimiglianza, la Ivanova era semplicemente seduta su una sedia o in una poltrona, ma è nello stile di Ivanov, che ha fin troppo la tendenza a finire sotto la tavola ubriaco, di calunniare la sua infelice consorte. Che cosa si pretendeva che facesse? Che si lasciasse pestare di santa ragione da quell'ubriacone del marito? Avrà creduto essere suo dovere rifugiarsi in camera di Petrov e con ogni probabilità era accompagnata dai suoi bambini in tenera età, poiché, insomma, nulla ci autorizza ad accusarla di averli lasciati alla mercè di quel bruto. Nulla, inoltre, dimostra che la cittadina Petrova non abbia assistito all'incontro Ivanova-Petrov, e la cosa è persino probabile poiché la scena avveniva nella camera occupata dai Petrov nell'appartamento comune che dividono con gli Ivanov. È il trucco della deformazione del vero. Quarto artificio. [...] Ricorri alla modifica del contesto. È esatto, dirai tu: Ivanov ha trovato sua moglie nel letto di Petrov, ma chi non conosce Petrov? è un mostro di concupiscenza. Non è improbabile che abbia subìto quattordici condanne per stupro. Quel giorno, ha incontrato la Ivanova nel corridoio, si è avventato su di lei, l'ha trascinata in camera sua ed era sul punto di violentarla quando, per fortuna, il degno cittadino Ivanov, tornando dalla fabbrica dove aveva ancora una volta ottenuto il premio dei tremila dadi avvitati in due ore e venticinque minuti, ha sfondato la porta e ha salvato la sua casta sposa da un destino peggiore della morte. E la prova, griderai tu a voce alta, la prova è che l'informazione iniziale non fa alcun cenno a rimproveri rivolti da Ivanov a Ivanova. Quinto procedimento: sfumatura. Tu anneghi il fatto vero in una massa di altre informazioni. Petrov, dirai, è uno stakanovista, un famoso suonatore d'armonica e giocatore di dama, è nato a Nizni-Novgorod, è stato artigliere in guerra, ha offerto un canarino alla madre per i suoi sessant'anni, ha delle amanti fra cui una certa Ivanova, gli piace il salame all'aglio, nuota bene sul dorso, sa fare i pelmeni siberiani... ecc. Abbiamo anche un trucco che è l'inverso della sfumatura: le verità selezionate. Scegli, nell'incidente che devi riferire, particolari veridici ma incompleti. Racconti per esempio che Ivanov è entrato in camera di Petrov senza bussare, che la Ivanova è sobbalzata perché era nervosa, che Petrov è parso offeso dalle maniere maleducate di Ivanov, e che, dopo aver scambiato qualche osservazione sul grandissimo rilassamento dei costumi ch'è una delle conseguenze del Vecchio Regime, i coniugi Ivanov sono tornati nella loro camera. Sesto metodo: il commento rafforzato. Tu non modifichi in nulla il fatto storico, ma ne trai, per esempio, una critica degli appartamenti in comune, che scompaiono sempre più rapidamente, ma dove gli incontri fra amanti e mariti avvengono ancora più di frequente di quanto preveda il piano quinquennale. Quindi descrivi una città moderna dove ogni coppia di tortorelle ha il suo appartamentino, dove può tubare a suo piacimento, e dipingi un quadro idillico della sorte invidiabile che in un simile paradiso aspetta gli Ivanov. Il settimo tranello è un'altra forma del sesto: è l'illustrazione, in cui si procede dal generale al particolare e non più dal particolare al generale. Puoi svolgere lo stesso tema: felicità delle coppie nelle città nuove costruite grazie all'efficienza benefica del regime dei Soviet, ma chiudi con un'esclamazione del genere: «Che progresso rispetto ai vecchi appartamenti in comune dove succedevano scene deplorevoli, come quella di quell'Ivanov che ha trovato la moglie nella camera del vicino!» L'ottava tattica è la generalizzazione. Per esempio, tu trai dalla condotta della Ivanova conseguenze sconcertanti sull'ingratitudine, l'infedeltà, la lussuria femminili, senza far parola della complicità di Petrov. O, invece, schiacci Petrov-Casanova, il vile seduttore, e assolvi, fra le acclamazioni della giuria, l'infelice rappresentante di un sesso vergognosamente sfruttato. La nona tecnica si chiama parti disuguali. Ti rivolgi ai tuoi lettori e chiedi loro di commentare l'accaduto. Pubblichi una lettera che condanna la Ivanova, anche se ne hai ricevute cento, e dieci che la giustificano, anche se hai ricevuto soltanto queste dieci. Infine la decima formula è quella delle parti uguali. Ordini a un professore d'università, polemista competente, amato dal pubblico, una difesa degli amanti in cinquanta righe, e chiedi a uno scemo di paese una condanna degli stessi amanti nelle stesse cinquanta righe, ciò che stabilisce l'imparzialità.
Pagina 79:
L'immagine del Fil di Ferro deriva dal fatto che, per spezzarlo, bisogna torcerlo nelle due direzioni opposte. Ora lei tocca proprio il fondo della nostra arte, uso la parola di proposito. L'agente d'influenza è il contrario di un propagandista, o meglio è il propagandista assoluto, colui che fa propaganda allo stato puro, mai in favore, sempre contro, senz'altro scopo che dare gioco, allentare, tutto scollare, sciogliere, disfare, disserrare. Se lei continuerà ad avere interesse per noi, le presterò un libro del pensatore cinese Sun Tzu, che visse venticinque secoli fa. Era il Clausewitz del suo tempo. Fra altre cose mirabili, disse questa, ch'egli riferiva alla disposizione delle truppe di fronte al nemico, ma che si adegua perfettamente a noi: la massima finezza è di non presentare una forma che possa essere definita chiaramente. Così facendo, sfuggirai alle indiscrezioni delle spie più perspicaci, e gli intelletti più sagaci non potranno architettare un piano contro di te. Esempio: l'agente di influenza sovietico non si farà mai passare per comunista. Ora con la sinistra, ora con la destra, segherà sistematicamente l'ordine esistente.
A buon intenditor, poche parole.


1) Le biografie di Volkoff riportano solitamente solo la sua attività di scrittore. Ufficiale dei servizi segreti francesi sotto il famoso conte De Marenches, ha potuto attingere a piene mani a informazioni sconosciute ai più, tanto da far pensare che Il Montaggio (pubblicato nel 1982 e non privo di elementi autobiografici) sia un messaggio per i servizi russi: vedete? sappiamo come, quando e dove avete agito. Ammiratore di Graham Greene, Volkoff introduce spesso nei suoi scritti il tema della redenzione, presente anche in più personaggi de Il Montaggio.

2) La prima edizione italiana, pubblicata dalla Rizzoli nel 1983, venne inspiegabilmente mandata al macero ancor prima di finire nelle librerie. Qualche editore minore, negli anni successivi, ha provveduto a ripubblicare Il Montaggio. Sebbene sia fuori catalogo da vent'anni, l'edizione che cito è ancora acquistabile presso l'Editoriale il Giglio ed altrove.

3) Rinvio alla sezione “commenti” di questa pagina per la segnalazione di un altro articolo sull'egemonia culturale e su quanto staordinariamente descritto da Volkoff nel suo romanzo. La vera guerra in corso oggi è una guerra di percezione: non conta più la realtà, ma conta ciò che viene comunemente percepito come realtà.

4) Il romanzo descrive mirabilmente come funzionano i media ancor oggi. Dopo aver letto tutte le citazioni, si provi a riflettere sul peso mediatico dei cosiddetti “attentati islamici” degli ultimi dieci anni, o sull'assurda sproporzione tra l'esposizione mediatica assicurata ad un qualsiasi “giallo dell'estate” rispetto alle quotidiane stragi di cristiani, se non alla strage per eccellenza (quella dell'aborto procurato). Si provi a ricordare dalla cronaca recente le isterie collettive sugli incidenti aerei, sulle pandemie di suina e aviaria. Si provi per esempio a spiegare come mai un testimone cambia versione a seconda dell'intervistatore; si provi poi a spiegare come mai la versione del Foglio è agli antipodi di quella dell'onesto Asianews a proposito del caso Padovese, tenendo presente che il Foglio non è di sinistra e che Asianews non racconta balle.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

...l'agente di influenza sovietico non si farà mai passare per comunista...


Sembra l'identikit di Giuliano Ferrara e del suo partito anti-aborto che toglieva voti alla destra...

ciellino ha detto...

Volkoff descrive bene (e con decenni di anticipo) i neocon ed i loro utili idioti.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
ciellino ha detto...

Quella che hai descritto è la posizione dei "cielloti", cioè della caricatura dei ciellini involontariamente effettuata da gente che agisce (sottolineo agisce perché a parole potrebbe esprimersi diversamente: perciò sottolineo agisce) come se il movimento di CL avesse come scopo la realizzazione di progetti politici, culturali, sociali, con la prestigiosa etichetta di cattolicità.

In realtà, come già disse Giovanni Paolo II confermando don Giussani, «il movimento ha voluto indicare non una strada ma la strada, e la strada è Cristo».

Quindi mi sta pure bene che si dica che il tal politico è "nostro amico", mi sta pure bene che si dica che il tal giornalista ci è "vicino" quando non addirittura "affine": dopotutto, visto che oggi i media sono entusiasticamente invasi dalle idiozie, ci è naturale valorizzare chiunque affermi qualcosa di ragionevole.

L'importante è che queste vicinanze, amicizie, affinità, valorizzazioni, non vengano prese come metro per giudicare (e quindi vivere) il movimento.

Nello stesso romanzo di Volkoff sopra citato viene tratteggiato in alcune pagine il metodo di infiltrare e screditare i movimenti che richiederebbero troppa fatica per essere distrutti, esemplificando la creazione di un partito di "destra dei duri e puri" tale da rubare voti alla "destra normale" e contemporaneamente screditarsi (come per esempio è avvenuto pochissimi anni fa con il Partito Antiabortista del sopracitato Ferrara, esca a cui qualcuno ha abboccato).

La confusione nel mondo cattolico non è soltanto dei "cattoprogressisti", non è soltanto dei cattolici succubi dell'inquinamento mediatico, ma anche dei cristianisti. Ne riparleremo.