lunedì 24 aprile 2023

Frattaglie - 19 - quel che non ho avuto tempo di twittare

È curioso come tanta gente riesca a vivere nel proprio “mondo piccolo” senza mai metter fuori il naso per interi decenni. Perfino avendo a disposizione canali come internet e media. Persone rintanate nei propri sogni, che passano il tempo a raccontarsi mentalmente sempre le stesse storie.

Le parole-chiave (buzzwords) dei giovani cresciuti a Nutella, videogiochi e pensiero debole, sono autismo, deficit di attenzione, ansia, depressione, psicologo. E naturalmente bestemmie, tanto squallide quanto gratuite, associate ad un odio alla fede professato anzitutto per paura di sentirsi rifiutati dal branco. Barbari verticali, che credono che una qualche magica apps faccia rimediare amici, fidanzata, compiti già fatti, così come le magiche pillole dai bizzarri nomi - debitamente prescritte da medici compiacenti - sopperiscano alla scalciante solitudine che si portano dentro. Sono i figli e i nipoti di quelli dell'effetto Chernobyl lamentato da don Giussani.

Un vecchio manuale per la patente di guida con spiegazioni dettagliate di ogni aspetto del motore, della trasmissione, della manutenzione… Scena successiva, lo zoomerino neopatentato che non ha la più pallida idea di come funzioni l'auto, né ne ha a proposito di inerzia, centrifuga, aquaplaning, surriscaldamento (“ma come, la ventola in azione mentre sto fermo al semaforo?”). Considera l'auto un giocattolo magico che basta aggiungere carburante per andare in giro pel mondo con la dimestichezza di un provetto di formula uno. Poi succedono incidenti dalle conseguenze grottesche e tutti a chiedersi perché le auto non siano più sicure, perché quel cattivissimo marciapiede si è testardamente inserito nella traiettoria di uno pneumatico. Ecco perché il sogno dei costruttori è l'Auto che si Guida Da Sola.

Amico che viaggia per lavoro passa il tempo in aeroporto a telefonare. Telefonate interminabili, vorrebbe compagnia, la solitudine è una brutta bestia. Qualche volta ho dovuto interrompere con mille scuse, addirittura bruscamente, perché ad ogni “aspetta, solo un'ultima cosa” svanivano altri dieci minuti del mio tempo.

La linea prodotti AmazonBasics è il risultato di aziendine acquisite dal gigante e obbligate a inserire il marchio del gigante. Che inizialmente vende i prodotti sottocosto e senza pubblicità. Poi lo rende non disponibile per alcuni mesi, per poi riproporlo a prezzo raddoppiato e allineato al mercato. A quel punto, se nell'arco di un annetto il prodotto non si vende abbastanza, quel che resta dell'aziendina viene soppresso. È la fase terminale dell'insaziabile fame di un gigante. Prima conveniva “tutto”. Poi solo le cose “in sconto”. Quindi occorreva cercarsele in mezzo a tante cineserie e finti sconti. Infine conviene quelli “a marchio” del gigante… ma solo al momento del loro lancio. Il sogno di ogni avido pelandrone è lo stesso sogno di ogni gigante: diventare indispensabile pur non producendo nulla, cioè fungendo solo da intermediario obbligatorio.

Mi fan ridere quelle che prima spargono “feromoni digitali” sui social e che poi si lamentano di quelli che le contattano (anche soltanto per chattare). È come un pescatore che lancia la rete e si lamenta di averci trovato pesce (e qualche scarpone e rottame) anziché lo scrigno del tesoro. Oggi il Nobel per l'Ovvietà Lapalissiana va alla signora del terzo piano, cinquant'anni compiuti.

Non hanno ancora dieci anni di età e già vantano di aver speso centinaia di ore della loro vita per seguire i mille e più episodi di una stupida serie anime. E io che mi lamentavo che una serie di una trentina di episodi fosse già troppo lunga.

La maggior conferma che viviamo in un'era di paganesimo spinto è lo stigma sociale contro chi non professa opinioni adeguatamente allineate ai luoghi comuni su auto elettriche, relazioni sentimentali, coltivazioni OGM, Netflix… ancor prima di discutere di temi religiosi, morali, politici, di attualità, già ti stanno etichettando con furente veemenza.

Un tarlo che mi assilla: la radice della crisi del movimento è in quell'ubbidienza di don Giussani a quando gli venne soppresso lo Studium Christi. Un'ubbidienza ad un ordine ingiusto che lui poi userà per una blanket approval di ubbidienza pressoché cieca alla gerarchia, sia pure, in innumerevoli occasioni, agendo diversamente dal principio enunciato - ma ormai il danno era fatto, e il virus del dover piacere alli superiori si farà molta strada nel movimento, fino all'autoridursi a claque (non richiesta) del Papa e dei vescovi (incluso il tragicomico cazziatone giussaniano al giovin presbitero che aveva osato ricordare al Tettamanzi che la santeggidio-santeggidio non aveva fatto in diocesi nemmeno un centesimo di ciò che aveva fatto il movimento).

“Uuh, gli snecchini”. Bimba in estasi perché pur essendo sazia e pur avendo gozzovigliato Nutella e merendine, ha un moto al cuore nel vedere che ci sono altre confezioni che richiedono di essere sventrate e vandalizzate. Ricordo di aver provato da piccolo quella stessa sensazione ma nessuno seppe spiegarmi che era il principio di funzionamento della pornografia: il “vedo, dunque voglio”, o in termini più delicati, “occhio non vede, cuore non duole”. Non penso sia difficile spiegare l'autodisciplina a un bambino, visto che quest'ultimo ha un cuore più puro di un adulto.

Ma come fanno ad esserci tante sedi di chiese “evangeliche” in giro? Ognuna di quelle son costi vivi, tasse, bollette, vicinato da gestire.

Gente che dice di sentirsi più a suo agio in camera mia che a casa propria. È come se l'arredo scarno ma essenziale, il poco spazio ma protetto da rumori esterni, la quantità di cose che affiorano quasi per sbaglio dando idea di tante passioni già coltivate, fosse uno dei loro irrealizzabili sogni.

Morto un altro lontano parente dopo alcune settimane di improvvisa malattia. Ebbe quel che cercava: proprietà, soldi, una moglie a fargli compagnia e a ereditare quanto restava di generazioni di duro lavoro di accumulazione di ricchezze. Senza figli, e da tanti anni non facevano altro che farsi compagnia a vicenda.

La folla di gente che in questo periodo si affanna a comprare bici elettriche e monopattini desidera farsi graziose passeggiate che ha una curiosa ritrosia a far comodamente con l'auto o la moto. Come se auto e moto fossero veicoli fatti per il super mega viaggio. Come se l'idea di doverli tirar fuori dal box solo per venti chilometri e un picnic-merendina fra gli alberi fosse fastidiosa e sprecona. Come se si fossero totalmente adeguati all'idea che la serenità occorra comprarsela ogni volta che la si desidera.

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