lunedì 12 agosto 2019

La nonna e quei suoi: ''ma come?!''

La nonna si infuria perché un certo prodotto, che pagò tre euro nel 2015, ora le è costato cinque euro. All'epoca ero presente anch'io, e sopportai stoicamente la sua sfuriata in negozio: "ma come! quattro euro?", e riuscì a farselo scontare a tre. Così, quando stamattina siamo andati dopo tanto tempo nello stesso negozio per comprare la stessa cosa, ha cominciato a lamentarsi ("ma come! cinque euro?") per cui le ho ricordato l'episodio di quattro anni fa. Dopo sue supplementari insistenze per darmi a capire che non mi aveva proprio ascoltato ("ma com'è possibile! cinque euro?!") non ne ho potuto più e le ho fatto presente che il voler evitare di guardare la realtà non cambia la realtà. Che se hai un problema e lo traslochi comodamente nel cassetto delle cose da dimenticare, non è che il problema va via o almeno si ferma. Al contrario, continua a crescere.

Uno si rende conto di essere vecchio quando gli arriva una lezione di vita da qualcuno assai più giovane di lui. Alla nonna, alla sua veneranda età, pareva ingiusto farsi dare una lezione sulla realtà e sul buonsenso dal nipote. Perciò, furiosa, ha contrattaccato: "no! tu parli a vanvera!" Ho risposto alzando la posta: "per te parla a vanvera chi ti ricorda i fatti?" Lei, su tutte le furie: "se fosse per me, ammazzerei tutti!" (il "tutti" era naturalmente il sottoscritto). Al che, ridendo: "dunque per evitare di affrontare un problema ammazzeresti chi te lo fa notare?" Finalmente si arrende, sbuffa, e proclama di non voler più parlare.

Anche in altre occasioni, con tutto il possibile rispetto per la parente anziana, non mi ero risparmiato nel far notare che alle azioni corrispondono reazioni. Che la pace è figlia della giustizia. Che se vizi un bambino compi un'ingiustizia che ti si ritorcerà contro nel momento in cui accidentalmente lo incenserai meno di quanto si aspetta. Che se non ti opponi al vicino di casa quando si comporta da incivile, lo stai autorizzando a diventare sempre più incivile... Sono tutti "consigli pratici della nonna" che fino a non troppi anni prima aveva lei stessa generosamente distribuito a figli e nipoti.

La nonna ha sempre avuto la fissa dei negozietti. È lo scenario principale del suo mondo piccolo mentale. Ricordo che da piccolo la ascoltavo cantare le lodi della vita da negoziante: guadagni stabili, stress limitato, clientela fedele, il tutto rendendo un utile servizio alla comunità. Saranno anni che i suoi "ma come!?" danno dure capocciate alla realtà e - come stamattina - alle logiche conclusioni che le somministro volta per volta... e che lei cerca di schivare per poter conservare il suo sogno di paesetto tappezzato di utili negozietti pieni di premurosi addetti, socievoli e gentili, generosi e disponibili...

Stamattina si chiedeva ancora una volta come mai i negozietti non abbassino i prezzi delle merci, costringendo i clienti a preferire il supermercato. In queste lande sperdute e dimenticate compriamo al supermercato quel tal prodotto a marchio francese con scritta in piccolo Made in China, che lei alla mia età non poteva permettersi. Se nel negozietto sotto casa lo paghi il trenta per cento in più, è perché la grande distribuzione fa economia di scala, mentre la "libera circolazione" di merci e capitali ha fatto il resto, indebitando i nostri pronipoti per consentire alla nostra generazione di imbottirsi di orpelli e carabattole. Intanto l'inflazione ci toglie potere d'acquisto giorno per giorno, alimentando il circolo vizioso per cui continuiamo a comprare schifezze cinesi. Nonna, il tuo mondo piccolo sta svanendo proprio perché i prezzi sono così bassi (e sì, quel "cinque euro" era decisamente basso rispetto a quanto costerebbe produrlo qui).

Viviamo in una società dove lo sforzo individuale è ostacolato in ogni modo - che è una delle conseguenze dell'aver ridotto il lavoro a merce, cioè di averne dimenticato la dignità e di essersi illusi di poter campare di rendita, cioè di poter tutti essere imprenditori senza rischio. Le leggi sono calibrate per favorire i pesci grossi. E non c'è niente di strano che una cineseria che ci costò tre euro oggi ne costi cinque.

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