mercoledì 15 giugno 2016

Vita nel paesino - 3

Ho fatto una scoperta clamorosa: l'insulsa sagra del paesino va osservata dall'alto. Guardare da qualche centinaio di metri di distanza quel formicolìo di gente che si dà da fare per socializzare, oppure per estrarre qualche euro (più o meno moralmente) dalle tasche altrui, o ancora per esibire la propria insignificanza e la propria noia di vivere. Si affannano come formiche senza un perché. Cercano con zelo senza sapere esattamente cosa stanno cercando. I più giovani ciondolano in giro con un mostruoso senso di solitudine, con la regola non scritta che la festa serve come occasione per fidanzarsi - e le rarissime volte che ciò avviene, dura poco.

Guardare dall'alto è altamente istruttivo anche dal punto di vista teologico. Puoi osservare i parrocchiani dare il meglio di sé in bestemmie e volgarità, ed anche ubriachezze, asineria, tirchieria... a poche ore - a volte anche solo pochi minuti - di distanza dall'accostarsi alla Comunione, divenuta da tempo il gadget obbligatorio per chi partecipa alla Messa.

A proposito di Messa: il parroco, in un impeto di progressismo chiesastico, comanda che stavolta la preghiera dei fedeli sia spontanea anziché preconfezionata dal foglietto. Una delle anziane parrocchiane si alza: «preghiamo per l'onestà dei commercianti». Mentre torna al posto viene bersagliata da numerosi sguardi assassini e sopracciglia inarcate, l'ira funesta è palpabile. La nonna è sorpresa: ma come? fra poco faranno la Comunione, e si preparano sprizzando veleno da tutti i pori? Non è con lei che dovevano prendersela, ma col provincialismo delle Preghiere dei Fedeli ridotte a "prego suocera (Dio) affinché nuora (popolo) intenda". Dopotutto se si prega per la buona riuscita della raccolta differenziata, per il rispetto degli animali, per il maggior uso delle biciclette al posto delle automobili, si potrà pur pregare anche perché sia meno rara l'onestà dei commercianti, no?

Uno dei ragazzi del paesino aveva studiato legge. Voleva diventar notaio (più esattamente: entrare nella casta notarile). Dopo un fiume in piena di regalie e omaggi al notaio presso cui faceva praticantato ("due interi maiali, suppergiù", dice la mia fonte con un guizzo di perfidia), il posto andò al figlio di quest'ultimo anziché all'aspirante praticante. Che da allora - qualche decennio - ancora non ha digerito rassegnazione e odio, complici le voci del parentame nel paesino.

Qualche settimana fa mi ritrovavo in pizzeria con alcuni amici: un obbligo sociale non sempre scansabile. Tutta la sera a parlare di insulsaggini. Diete insopportabili. Dicerie sull'amica assente. Previsioni sulla trama di una fiction televisiva. Le favolose meraviglie inglesi (uno di loro l'anno scorso ha lavorato quindici giorni presso la Perfida Albione ed è tornato folgorato, neanche fosse stato nominato erede al trono). La ex catechista della parrocchia che accusa la Chiesa di aver creato l'omofobia, e s'imbestialisce quando le do pan per focaccia rispondendole: ma hai mica un conflitto d'interessi? (seguirà sua interminabile predica che sembra copiata dal sito dell'Arcigay).

I nonni mi procurano nientemeno che un appuntamento galante: una serata in pizzeria (scelgo la stessa pizzeria sopracitata in modo da lanciare agli altri amici il messaggio-bluff: "la prossima volta sarò occupato") con la figlia degli ex vicini di casa. Una nullafacente con cultura strettamente televisiva ma in compenso un ricercato make-up, che aspetta di trovare un principe azzurro dotato di appartamento e di adeguato stipendio. Una serata mortalmente noiosa con l'ennesima persona incapace di esprimere un concetto astratto.

Non sono vecchio, eppure sono già in un'età in cui mi ritrovo a lamentarmi del mostruoso degrado della scuola italiana. Perché mai per raccontare un film hanno bisogno di elencare confusamente pezzi della trama? Perché mai quando mi esprimo con una metafora credono che io stia cambiando discorso? Perché mai si scaldano tanto quando uso qualche termine non televisivo? Perché mai sono incapaci di mantenere viva l'attenzione per più di pochi secondi?

Il paesino, questo mondo piccolo, è la miniatura ben riuscita della società italiota. Manca anche qui - soprattutto qui - un'educazione di popolo, che don Giussani invocò inascoltato.

2 commenti:

alphiton ha detto...

Perché non ci parli di don Inzoli?

ciellino ha detto...

Parlare di cosa? Speravo che quello sporco pedofilo marcisse in carcere, invece se l'è cavata con pochi anni di galera.