martedì 16 agosto 2016

Fiabe moderne e stati d'animo collettivi

Il film Attacco al potere (Olympus has fallen) del 2013 è una delle numerose riedizioni della classica fiaba americanista autoassolutoria intesa a veicolare il messaggio: siamo brutali ma -vedete?- è necessario. L'esercito fa sempre la sua figura di carne da macello guidata da generali impulsivi e incompetenti, per cui ci vogliono le maniere forti di qualche manipolo di eroi giacché il nemico è fortissimo e astutissimo, guardate come facilmente riesce a prendere la Casa Bianca.[1]

Il Presidente è il coraggioso e intrepido difensore della Costituzione, circondato naturalmente da altrettanti "santi laici" pronti a versare il proprio sangue affinché il supercattivo di turno non riesca ad utilizzare le super potentissime armi segretissime che annichilirebbero anzitutto gli Stati Uniti.[2]

Naturalmente è indispensabile un eroe solitario pronto a tutto, specialmente agli insperati colpi di fortuna come l'avere sempre a portata di mano armi e munizionamento, eccellente in colpi di karate e randellate, capace di schivare proiettili, bombe e missili, pronto ad uccidere con la stessa nonchalance con cui pigia il tasto dell'ascensore.

I colpi di scena consistono nel rivelare che il nemico aveva preso ulteriori precauzioni contro i nostri eroi e provveduto a numerose inutili stragi e devastazioni, specialmente simboliche,[3] in modo da prolungare il film fino ai canonici 90-120 minuti, per mostrare come il mondo viene salvato all'ultimo secondo utile - mai una volta che il timer venga bloccato a 00:00:05 o a mezzo minuto.[4]

Nella fiaba sono naturalmente previsti gli intermezzi dello show dei sentimenti del super eroe e del super presidente, e si avverte nella trama che il produttore ha dovuto ammorbidire parecchio la già accettabile sorte del pargolo presidenziale.

In pratica è una storietta costruita peggio di un vangelo apocrifo, mettendo al posto dei dogmi cristiani la Costituzione degli USA, al posto della Chiesa un marcantonio palestrato di Presidente simpaticone, e al posto del Redentore uno spavaldo pitbull da combattimento con graziosa mogliettina incinta: il film riesce perciò ad essere ancor più pretenzioso della più trita propaganda sovietica. L'unico motivo per vederlo consiste nell'abbondanza di scazzottate e sparatorie: un po' come il pepe che versato in abbondanza nella sbobba la fa sembrare commestibile.

Siccome è noto che al sottoscritto fanno ridere le sparatorie in giacca e cravatta, quelle che dopo inseguimenti, carambole, mazzate e fucilate i colletti inamidati non esibiscono né una goccia di sudore né una piega, mi sono permesso di guardarne anche il sèguito, Attacco al potere 2 (London has fallen), del 2016.

La trama è identica, con qualche modifica esclusivamente geografica: il super terrorista era nordcoreano nel primo film e mediorientale in questo, e la scena si svolge a Londra. Hanno rifatto il brodo con lo stesso osso ma stavolta, per pepare di più la trama, c'è anche il Presidente che guida l'auto in un inseguimento e spara qualche fucilata: come vedete è umano come voi, come noi, come il supereroe, ed è pronto a sacrificare la propria vita per la Costituzione e per il prossimo (cittadino americano).

Se nel primo film la connotazione politica era anti-nordcoreana per giustificare l'esistenza e il dispiegamento dell'enorme apparato bellico degli USA nelle zone più improbabili del mondo, nel secondo si intende dare una lezione all'Unione Europea pre-brexit, aggiungendo en passant una gratuita strigliata ad un berluscoide che invece di andare al funerale di stato porta la sua amante di meno di metà dei suoi anni a una gita turistica esclusiva - e naturalmente si becca la sua ricca dose di esplosioni.[5] Il che non stupisce il sottoscritto, convinto che il vero Berlusca sia stato affondato più che dai suoi numerosi errori, dallo scarso indice di gradimento da parte delle centrali di potere d'oltreatlantico.

Per la merkeloide c'è invece una semplice fucilata: benché organica ai desiderata di queste ultime e della dissoluzione, le si lancia il messaggio che è tutto sommato spendibile. Oh, non sono proprio spoiler: il titolo già contiene tutta la trama e simili eventi sono prevedibili fin dalle prime scene. Il messaggio per il presidente francese (che non è un hollandoide "la pera", ma un più astuto successore) è che non saranno risparmiati mezzi per spazzarlo via.

Ai bei tempi le sezioni dei servizi segreti avevano personale che leggeva tutti i gialli e spionaggio pubblicati perché una certa percentuale di questi conteneva nella trama "messaggi" di avvertimento. Lo rivela Volkoff nel suo capolavoro, Il montaggio, romanzo scritto probabilmente per dire ai sovietici di quarant'anni fa: vedete? sappiamo come funziona la vostra rete di influenza qui in Francia. Bisogna essere particolarmente ingenui per pensare che siano idee da vecchio romanzo anziché dinamiche ancora attualissime.

È un segno dei tempi il fatto che Hollywood in tempi di politically correct sforni a ritmo sostenuto film-fiaba intesi a ricordare il neodogma secondo cui il terrorismo sarebbe quasi invincibile e che gli imbelli e distratti europei, al pari degli statunitensi, devono aspettare l'intervento di specialissimi eroi americani esterni alle regolari forze armate e sostenuti da sistemi invincibili, droni, satelliti spaziali, supermissili, super difese elettroniche, super aerei...

Ciliegina sulla torta, il titolo italiano che usa il termine "potere" (non proprio simpatico ai più) sembra suggerire qualche infastidito sottinteso, dimenticando che entrambi i film somministrano un pizzico di antiamericanismo controllato (a mo' di vaccino). Fa parte della ricetta della sbobba, come il pepe.[6]


1) Si dà dunque per scontato che la Casa Bianca sia l'Olimpo del mondo. Ma no, è solo un film... magari i Servizi Segreti nostrani chiamano "Olimpo" il Quirinale o almeno palazzo Chigi...

2) È interessante notare che nella parlata comune il termine "stati uniti" con le maiuscole indica una nazione. Sarebbe come se in qualche posto del mondo dicessero "Regioni Unite" per indicare l'Italia oppure "Cantoni Uniti" per indicare la Svizzera. Nella parlata comune, poi, spesso si dice "America" per indicare gli Stati Uniti, come se inglobassero il Sud America e il resto del Centro-Nord America che non è inglobato nell'"America" statunitense. Uno statunitense qui direbbe: "vengo dagli States". Per par condicio, un italiano in USA dovrebbe dire: "I come from the Regions".

3) Dall'11 settembre 2001 il tipico "terrorista" sfoggia sorprendenti capacità di astrazione e preferisce colpire simboli piuttosto che veri obbiettivi militari, politici, economici, come se desiderasse più la creazione di uno stato d'animo collettivo - état d'esprit - che il rendere inefficace il suo nemico. Ha infatti sparato più video che pallottole e bombe, ma a causa del vigente etat d'esprit è di fatto proibito parlarne, quantomeno a scanso di bizzarre etichette.

4) Il super villain di turno viene regolarmente ammazzato sul posto prima che qualcuno possa interrogarlo. Magari gli si fa anche frettolosamente un "funerale in mare con rito islamico", come normalmente fanno tutti gli eroi hollywoodiani.

5) Se nel montaggio del film avessero tagliato quella rievocazione di Ruby Rubacuori Bunga Bunga, nessuno spettatore italiota avrebbe notato la differenza.

6) La "sbobba" era un economico brodo di osso che il superiore di una certa piccola comunità religiosa preparò per i novizi allo scopo di risparmiare. Dopo la cottura aggiunse un po' di pepe alla brodaglia. Il venerdì successivo ha rifatto il brodo con lo stesso osso, come se ne fossero ricresciute le proprietà alimentari, ma per altre circostanze non fu possibile servir cena per cui riversò la sbobba in un bottiglione di plastica e lo pose in congelatore. Venerdì successivo, nuova ricottura e nuovo bottiglione in freezer. Storia vera, da testimonianze di prima mano.

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