venerdì 7 gennaio 2011

La bruttezza è solo il sintomo

Quando mi sposto per lavoro e non ho fretta entro in ogni chiesa che trovo. Un po' per gratias agere al Santissimo e un po' per curiosità. Talvolta con qualche bella sorpresa, come quella chiesetta nella curva del vicoletto: fuori annerita e scrostata, dentro linda e ordinata e con un maestoso ostensorio sull'altare. Ma all'adorazione eucaristica c'era solo una giovane, inginocchiata al secondo banco. Il clero, depositato Nostro Signore nell'ostensorio, aveva altro da fare in sacrestia.[1]

Di solito, nell'entrare, il primo penoso impatto è con quel pesante odore di alito di anziani. Contemporaneamente ti accorgi di una quantità di luci al neon che illuminano tutte le cose meno necessarie. Scopri nello stesso tempo che la chiesa è tappezzata di oggetti pressoché inutili: avvisi, altoparlanti, cartelloni, microfoni, espositori, lampadine (al posto delle candele), faretti, poggiachitarre, stufe, cesti, piante...

Le cassette per le offerte sono messe in posti importanti tanto più quanto la chiesa è brutta. Una chiesa a forma di garage non ti fa venir voglia di contribuire al decoro: sarebbe come regalare soldi a un drogato nella speranza che non si droghi più.[2]

Ieri sera entravo in un'altra di quelle chiese insignificanti fuori ma belle dentro. Decorosa e senza troppi ammennicoli. Nei primi banchi erano sedute due suore, una vestita di bianco[3] ed una di un colore molto scuro. Ma non erano in preghiera, erano lì per le “prove di canto”: vedo purtroppo affiorare il manico di una chitarra, la suora in abito scuro comincia a dar sulle corde.

Le schitarrate in chiesa sono come i cartelloni e gli espositori. Vorrebbero ravvivare e abbellire, invece esaltano le brutture e fanno emergere il vuoto. Vorrebbero animare la liturgia e invece sortiscono l'effetto opposto. Il più grande handicap oggi è l'essere pressoché totalmente incapaci di distinguere il bello (e perciò di riconoscere il vero). Col risultato che si mescola il brutto e il bello, l'aceto scadente col vino d'annata, la grettezza moderna tra le vestigia di quei tempi in cui la fede era una cosa tremendamente seria anche per chi non credeva.

No, suor Chitarra non era affezionata al brutto. È per obbedienza che faceva così. Le hanno sempre detto che la fede è quella, che per rendere gloria al Signore occorre scanzonettare quelle nenie cretine, che per lodare l'Altissimo occorre rimestare fino alla nausea sempre lo stesso parolame veterotestamentario. Le hanno sempre detto che la messa è bella solo se “animata” in quel modo e che anche una bella chiesa deve essere “animata” da schitarrate, battimani e cartelloni; le hanno sempre fatto capire che la chiesa può essere usata come sede per le “prove di canto” come se fosse un garage; a quella puzza di alito stagnante ci ha fatto l'abitudine perché sono tutti pronti a piazzare un nuovo cartellone ma nessuno ha voglia di aprire i finestroni per dieci minuti. E lei ci ha creduto, perché vede che tutte le chiese moderne sono fatte così, hanno bisogno di “animazione”: si è adeguata, ha obbedito, si è piegata al brutto perché non voleva inimicarsi il mondo intero, non aveva la forza di farlo.


1) Un'altra scenetta molto recente: un fedele, appena entrato, si dirigeva verso il confessionale ed il sacerdote (che molto probabilmente lo aveva visto) sgattaiola via nella direzione opposta, come fuggendo dall'uscita di emergenza. Il primo col cuore sanguinante, mendicante perdono, e il secondo che di gran carriera abbandona il suo posto di combattimento perché ha altro da fare. Che strana, quest'epoca moderna, fatta di preti indaffaratissimi.

2) E dire che i nostri beneamati pastori sprecano milionate e milionate di euro per chiese che gareggiano in bruttezza.

3) L'abito di certe suore sembra un camice da vecchia badante extracomunitaria: quest'epoca verrà ricordata come il trionfo del dozzinale.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Una trentina d'anni fa l'allora cardinal Ratzinger fece scalpore dicendo una cosa ovvia: questa crisi della Chiesa è anzitutto una crisi della liturgia.

In parole povere, ai cristiani a cui si è affievolita la fede si è anche ammalata la liturgia. E dato che l'una è espressione dell'altra, si è avviato un circolo vizioso che fa lentamente affondare il cristianesimo nella noia e nell'inutilità (e fa venir sete di qualche religiosità esotica perché la vecchia fede non sazia più).

Scriveva Rino Cammilleri: «...ricordavo la vecchia liturgia (ero bambino quando il nonno mi portava in chiesa): non mi entusiasmava di certo - dato che non me ne importava niente - ma almeno aveva una sua serietà. Adesso, uno che si riavvicinava alla religione dei suoi padri col cuore spezzato, cosa trovava? Una manica di cretini che si tenevano per mano come al girotondo per dire il padrenostro?»

Quelle che tu chiami "complesse diatribe liturgiche" sono dunque diatribe tra chi si ostina a considerare serio il cristianesimo e tra chi lo ha ridotto ad una noiosa bambinata.

Non sono le diatribe a danneggiare la Chiesa, ma la riduzione del cristianesimo a un elenco di cose da fare (per giunta cose sempre più fastidiose: se non scambi "il segno della pace" certi cristiani "moderni" ti guardano in cagnesco).

La Messa è un'opera buona in sé: "vale" anche se tutti sono distratti (incluso il celebrante), è un'opera buona anche se non c'è il popolo. Quindi il problema non è di "coinvolgere" il popolo ma di effettuare le stesse azioni di Gesù senza censurare nulla di tutto ciò che la Tradizione ha aggiunto per solennizzare e far meglio comprenderne l'importanza e la bellezza: lingua sacra, spazio sacro, abiti che simboleggiano l'incarico ricevuto, riti preparatori, incenso, ostensori a raggiera...

Un cristianesimo sciatto, noioso e desacralizzato, "bambinizzato" o ridotto a moralismo, fa molto più danno alla Chiesa di una persecuzione violenta e di mille campagne di ateismo.

Anonimo ha detto...

Ma allora le vostre liturgie di una volta, quando schitarravate sui canti di Chieffo, non erano belle liturgie?

ciellino ha detto...

Le liturgie di CL si sono sempre distinte perché sprovviste di lungaggini, mancanti di canzonette idiote parrocchiali, esenti da spettacolarizzazioni e protagonismi.

Concordo sul fatto che i canti del movimento non sono artisticamente eccellenti: furono composti per lo più da giovani, a partire dal canto più famoso di tutti - Povera voce, composto da una liceale.

Del resto, quando capita di sentire qualcuno di quei canti eseguito in parrocchie "senza ciellini", viene il voltastomaco (ma questo è solo uno degli effetti dell'assurda concezione secondo cui il canto, nella liturgia, serve per "partecipare" piuttosto che per renderla più sublime).

Per quanto riguarda la forma ordinaria della Messa, salvo rarissime eccezioni solo nelle messe "infestate da ciellini" si possono trovare regolarmente gregoriano, polifonico, laude medievali.