domenica 9 gennaio 2011

Non ho mai visto nessuno vivere così

Lo dico senza troppa diplomazia: quell'articoletto di Tat'jana[1] sembra scritto per un giornalino parrocchiale. Descrive qualche attività del CLU[2], riporta qualche espressione, elenca cose che normalmente fanno sbadigliare chiunque (“lezioni, riposo, gite, canti, giochi e serate insieme”: e che è? un villaggio vacanze? peggio: un ospizio? molto peggio: un campo scuola parrocchiale?)

Di gruppi di giovani più o meno religiosi se ne contano un po' ovunque. Magari può già colpire il fatto che il CLU conti parecchie centinaia di studenti: vederne 300-400 riuniti solo per dire l'Angelus fa un certo effetto (specie se arrivi lì e non riesci ad entrare perché non c'è più nemmeno un centimetro libero)... Di solito i gruppi “religiosi” raramente raggiungono qualche decina, e raramente condividono così tanto (caritativa, scuola di comunità, vacanze, CUSL e quant'altro). Ma c'è qualcosa di molto più grande di quei numeri.

Quel che rende significativo l'articoletto è ciò che la Tat'jana tenta approssimativamente di precisare nelle ultimissime righe: quel “piccolo” (si fa per dire) gruppo di ragazzi vive assai più intensamente di quanto i suoi amici in terra russa siano in grado di immaginare. Lì la fede non è un orpello per il tempo libero. Tat'jana ha visto, ha capito, e tenta di descriverlo. Facendolo si è probabilmente resa conto di non aver detto niente di inaudito. Nello scrivere «riposo» avrà magari pensato “quanto sono banale”. E poi avrà lasciato lì quel sostantivo, per amor di precisione, perché non riesce più a cancellare dagli occhi ciò che ha visto, non riesce a diminuire neppure un particolare secondario, perché ciò che normalmente suona banale, lì tra quei ragazzi del CLU è vissuto in modo diverso, nuovo, più intenso.

Tat'jana ha visto e non riesce a fare a meno di trasmetterlo a chi le sta intorno, a costo di guadagnare l'ostentata indifferenza degli esperti di cose religiose. Mentre scriveva che vale la pena di «guardare con attenzione alla loro esperienza», si sarà certamente chiesta come fare a portarla nella sua terra.[3]


1) «Non ho mai visto nessuno vivere così», su Tracce di dicembre 2010.

2) CLU: Comunione e Liberazione Universitari.

3) A ben guardare, quella di Tat'jana è esattamente l'esperienza di coloro che hanno incontrato Cristo. Dal lebbroso che non riesce a fare a meno di lodare Dio a gran voce per la guarigione, all'apostolo Paolo all'areopago (con gli esperti che “su questo ti sentiremo un'altra volta”), agli evangelisti così minuziosi nel riportare particolari secondari (“erano le quattro del pomeriggio”)... I soloni di oggi ridicolizzerebbero l'articolo di Tat'jana, senza capire che non conta ciò che lei esattamente dice, ma conta perché lo sta dicendo con tanta passione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie di averlo postato,mi era sfuggito, è vero sembra che non dica niente di che, ma per chi come me ha vissuto un'esperienza simile(ho fatto il clu,non in Cattolica ma in un popoloso Ateneo del sud)riporta alla memoria ciò che ha costituito l'ossatura intorno alla quale si è dipanata,poi, la vita adulta.Tutto è stato utile,anche le cose che apparentemente sembrava non c'entrassero con lo studio come,per esempio,la caritativa ma se non l'avessi mai fatta non avrei poi saputo affrontare le difficoltà che la vita mi ha messo davanti.
Velenia
P.S.Il mio nick è,per l'appunto,il nome con cui mi chiamavano e mi chiamano gli amici con cui ho fatto il clu