(agente) - La stessa esecuzione del crimine è metafisica: i PreCog vedono il futuro e non sbagliano mai.Come pressoché tutti i film di fantascienza, anche Minority Report è stato fatto per catechizzarci su uno specifico argomento. In senso anticattolico, naturalmente: è un film per insegnare a dubitare del libero arbitrio.
(Danny) - Ma... non è il futuro, se lo fermate. Non è un paradosso fondamentale?
(agente) - Sì, lo è.
(John) - Parlavate di predeterminazione, una cosa che succede continuamente. [lancia una palla] [Danny la afferra]
(John) - Perchè l'ha presa?
(Danny) - Perchè stava per cadere.
(John) - Ne è sicuro?
(Danny) - Sì.
(John) - Ma non è caduta. L'ha presa. Il fatto che ha evitato che cadesse non cambia il fatto che sarebbe caduta comunque.
(Danny) - Mmm... Ricevete mai dei falsi positivi? Qualcuno vuole uccidere il suo capo o sua moglie, ma non va fino in fondo. Come fanno i PreCog a distinguere?
(John) - I PreCog non vedono quello che vuoi fare. I PreCog vedono quello che farai.
[...]
(John) - È meglio non considerarli umani.
(Danny) - No. Loro sono molto di più. La scienza ci ha rubato la maggior parte dei miracoli; loro ci danno una qualche speranza. La speranza che esista il divino. Trovo interessante che alcune persone comincino a divinizzare i PreCog.
(John) - I PreCog sono filtri per identificare degli schemi.
(Danny) - Ma voi chiamate questo posto “il Tempio”.
(John) - È solo un soprannome.
(Danny) - Il potere non è mai stato dell'oracolo. Il potere è sempre stato dei preti. Anche se hanno dovuto inventare l'oracolo...
(John) [si gira verso gli altri agenti] - Fate sì con la testa come se sapeste di che diavolo parla.
(agente) - Oh, andiamo, capo... per come lavoriamo, cambiando destini e tutto il resto... siamo più clero che polizia.
(John) - Già.
(agente) - Sì.
(John) - Al lavoro, tutti voi!
(Danny) - Ah-uhm. Mi scusi. Vecchia abitudine. Ho fatto tre anni di teologia prima di diventare poliziotto.
La trama dell'intero film è funzionale ai dialoghi sopra riportati (che contengono proprio questo insegnamento) e perciò considerabile secondaria rispetto allo scambio di battute sopra citato (anche perché è la solita storiella con azione, sentimenti, avventura).
L'artificio letterario sono i PreCog, persone sensitive capaci di prevedere fatti di sangue prima che avvengano materialmente. Cioè di leggere nella volontà degli uomini ancor prima che questa deliberi.
Per inciso, è una facoltà soprannaturale, da onniscienza divina: neppure il demonio può sapere esattamente cosa c'è nelle più recondite pieghe dell'anima.
John è la mentalità moderna, è la scienza che usa la realtà senza avvertire il bisogno di comprenderla (solo “filtri per identificare degli schemi”), è l'ideologia dominante con i suoi sofismi e inganni (“non cambia il fatto che sarebbe caduta comunque”).
Danny è la mentalità non ancora moderna (“non è un paradosso?”), il discepolo ancora intriso di religiosità ma già avanzante a grandi passi (“il potere è sempre stato dei preti”) sulla via dell'affrancamento (“hanno dovuto inventare l'oracolo”).
Lo spettatore del film riceve dunque questa lezione:
- vecchia scuola: la realtà cambia attraverso le volontà dei singoli uomini (cfr. la locuzione evangelica «gli uomini di buona volontà») - il film comanda di abbandonarla
- lezione dal film: conoscendo in anticipo le volontà dei singoli si potrebbe migliorare (alterare) la realtà, per opera di speciali privilegiati (il nuovo “clero”, “più clero che polizia”) preposti allo scopo (dittatura di fatto)
- risultato: pensare che se qualcuno conoscesse in anticipo la mia volontà significherebbe che io sono una macchina prevedibile, dunque devo (ho interesse) a comportarmi nel modo prevedibile altrimenti nego me stesso.
3 commenti:
Lo credo: tu non hai mai assaporato un breve periodo (un mesetto almeno) senza cinema/musica/tv.
Vedi, è una questione di percezione della realtà.
Sei immersa nel Matrix fabbricato dai media (quello dove un cagnolino morto in un incidente stradale fa più notizia di milioni di bambini uccisi per evitare che nascano) e ti ritrovi attonita perché qualcuno ha gridato che il re è nudo, ha gridato -da uno sconosciutissimo blog come questo- che l'arte non è banalmente uguale alla tecnica esecutiva, ha gridato che ogni storia che si racconta ha sempre una sua morale.
Compiti per le vacanze: rendere al femminile questa versione.
La differenza fra me e te è che io preferisco vivere nella realtà, per quanto cruda possa essere. Preferisco lamentarmi di una dura realtà piuttosto che godermi beota una bella finzione.
Tu invece dichiari (presumo delirando) che preferisci vivere "nel matrix", cioè in una menzogna totale, pur sapendo che è così.
La paginetta sui creduloni ti ha offeso? Vorrà mica dire che ha centrato il bersaglio?
Qualsiasi opera di letteratura, fumetti, cinema, animazione, musica, etc, porta in sé una "morale" (non un moralismo ma un messaggio, un significato), che emerge anche in assenza di una volontà esplicita dell'autore.
Limitarsi alla trama, guardare un film d'azione solo per le scene d'azione, accontentarsi dei riempitivi e del più o meno lieto fine, è tipico di chi non sa ragionare. Davvero fai parte di questa categoria? Davvero credi che l'accorgersi di una "morale della favola" possa esser dovuto solo alla voglia di nascondere qualcosa alla propria coscienza?
Se parli di "mia realtà / tua realtà" stai già introducendo disonestamente un metodo per cambiare le carte in tavola.
La realtà è una sola. Ma tu dichiari che preferisci "il Matrix", cioè una non-realtà, una realtà virtuale. Pertanto la posizione più debole è la tua, poiché la vita non è sogno.
Tenti poi di farmi passare dalla parte del torto con un banale gioco di parole, dimostrando da parte tua o stupidità o pregiudizio (giacché non tutti gli anime/manga sono carichi di violenza, erotismo e quant'altro).
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