mercoledì 8 settembre 2010

La Carmagnola

La Carmagnola è il canto tradizionale dei sanfedisti (“Esercito della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo”), databile con buona precisione al 1800.

All'inizio del 1799 i giacobini francesi avevano fondato a Napoli la Repubblica Partenopea cacciando (col sostegno di parte della borghesia e della nobiltà) re Ferdinando IV ma incontrando un'accanita resistenza nel “popolo basso” (lu pòpulu vàscio), i cosiddetti làzzari. Questi ultimi, non sopportando le angherie degli intellettuali illuministi che volevano eliminare la tradizione popolare e cattolica, arrivarono addirittura a “detronizzare” san Gennaro, patrono di Napoli, accusato di parteggiare per i giacobini, a seguito di notizie tendenziose circa il miracolo della liquefazione del sangue che si ripete ogni anno.

Championnet aveva infatti chiesto all'allora arcivescovo di Napoli, Capece Zurlo, di dichiarare falsamente che la liquefazione era avvenuta nel giorno dell'arrivo dei francesi (in realtà il miracolo sarebbe effettivamente avvenuto solo alcuni giorni dopo, durante il massiccio contrattacco dei làzzari a Napoli). Probabilmente per amor di quiete l'arcivescovo aveva acconsentito, col risultato che circolò subito la notizia che san Gennaro era diventato giacobino. E così il posto di patrono di Napoli fu assegnato a sant'Antonio da Padova (san Gennaro verrà ripristinato solo dopo la Restaurazione quindici anni dopo); peraltro proprio il 13 giugno 1799, giorno della festa di sant'Antonio, le armate della Santa Fede (i sanfedisti), guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, giunsero a liberare Napoli (gran parte dei giacobini era già fuggita).

L'arcivescovo Capece Zurlo aveva inoltre accettato a suo tempo un'altra imposizione del Governo Repubblicano, quella di scomunicare il cardinale Ruffo. Questi, con un esercito raccogliticcio (che passerà alla storia come Armata della Santa Fede), partito da Messina nei primi di febbraio 1799 riuscirà a giungere vittorioso a Napoli liberandola dai giacobini. Non a caso il canto dopo un paio di coloriti insulti a Capece Zurlo, insinua qualcosa che oggi suonerebbe come un “ma chi t'ha messo la mitria in testa?” (ossia: chi è che ti ha voluto vescovo, chi t'ha dato la patente?) ma l'epiteto potrebbe essere riferito anche a qualche altro vescovo della zona che aveva appoggiato i rivoluzionari (per esempio Michele Natale, ultimo vescovo di Vico Equense, era stato impiccato nell'agosto 1799 per aver aderito alla Repubblica Napoletana).

Il popolo napoletano non aveva mai accettato il giacobinismo, del quale era evidente l'odio alla fede cattolica, il sovvertimento dei costumi, il latrocinio sistematico perpetrato dagli invasori nel nome degli “ideali” della rivoluzione francese (saccheggi, tasse, spoliazioni: lo stesso Championnet fu richiamato in Francia dal Direttorio e rimproverato perché si era limitato a pretendere solo i dieci milioni pattuiti a Sparanise per la tregua con i làzzari).

Anche i migliori aristocratici che in buona fede avevano sposato le idee giacobine e che arrivarono in qualche modo a posizioni di potere restarono sostanzialmente estranei alle necessità del popolo, col risultato che fu facile insinuare che chi aveva una vita agiata («pane e vino») non poteva che essere un simpatizzante dei giacobini. La logica conseguenza è l'inneggiare a Tata Maccarone, un brigante che «rispetta la religione» (secondo altri il nomignolo “Tata Maccarone” indica invece re Ferdinando IV che era sempre stato rispettosissimo della fede e della Chiesa).

I giacobini conducevano una guerra sistematica contro la fede cattolica, perseguitando il popolo cristiano sia per via amministrativa (come con la legge per lo svuotamento dei conventi affinché gli ex religiosi si dessero da fare per moltiplicare la razza) sia con le peggiori violenze ed efferatezze (i giacobini non sapevano far altro che depredare, stuprare, profanare, uccidere, saccheggiare, distruggere chiese, conventi, monti di pietà, musei).

Così come per la Vandea, il vastissimo fenomeno delle insorgenze in Italia è stato grossolanamente ignorato dagli storici di marca laicista, liberale e marxista perché suona loro impossibile credere che dei poveri popolani disorganizzati e poco armati potessero ribellarsi e combattere (talvolta con discreto successo) le idee dei rivoluzionari pur di difendere la loro fede, le loro tradizioni, la loro condizione e la loro terra. Riesce difficile a noi immaginare che dei poveracci armati al più di roncole e forconi potessero tenere in scacco eserciti ben più organizzati e muniti e totalmente ostili al cattolicesimo.

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3 commenti:

ciellino ha detto...

1) Ruffo, come qualsiasi persona di buonsenso, va in guerra cercando il miglior risultato con le minime perdite: la sua religione cattolica gli impediva di mandare cattolici al macello, ma gli imponeva di combattere i francesi, che tutto erano fuorché liberté, egalité, fraternité.

2) Da un lato accusi me di imprecisioni e dall'altro affermi comicamente che Ruffo sarebbe entrato a Napoli solo dopo che i francesi se la sarebbero svignata...

3) I napoletani non erano un "popolo ignorante" ma un "popolo religioso". Gli invasori francesi non erano nemici dell'ignoranza, ma nemici della civiltà. Gli ideali della rivoluzione francese hanno prodotto solo stupri, saccheggi, uccisioni, fame. Ecco perché nessuno voleva essere "liberato" dai francesi (come documentato dal canto dei sanfedisti).

4) La "letteratura militare" (sic!), "vastissima" o meno, non è a disposizione del grande pubblico. Nei libri di storia ci sono troppi silenzi, omissioni, mistificazioni, tanto per il genocidio vandeano quanto per la guerra civile passata sotto l'etichetta dispregiativa di "brigantaggio", tanto per le insorgenze quanto per la persecuzione anticattolica risorgimentale.

5) Se il video è coperto da copyright, allora è un problema di Youtube che lo ha pubblicato; io ho solo indicato dove reperirlo.

Carluccio ha detto...

Ti ringrazio Uccilellino, sono molto contento di avere scoperto questo blog, che ospita interventi veramente veramente interessanti. E' una Grazia sapere che nella rete c'è qualcuno che davvero sa cos'è il cuore dell'uomo e aiuta a soddisfarlo.

Anonimo ha detto...

Sono Gianni Aversano, protagonista del video. L'ho messo io su Youtube registrandolo dalla trasmissione della RAI. Tutto su Youtube sarebbe illecito a questo punto.
In tema di ignoranza: i francesi erano acculturati? Quali? Quanti? Si legge sui libri che l'80% dei francesi erano contadini nemmeno rappresentati negli stai generali. 10 anni prima del '99.
E cosa racconta Dickens della sua Londra? E Hugo della Parigi dei miserabili? Se consideriamo i poveri ed i contadini eravamo tutti sullo stesso livello, ma se consideriamo la borghesia, la cultura, l'arte, la musica, l'architettura, la tecnologia... allora vi facciamo il culo così!