E Gramsci fu, in effetti, molto duro: «il mito cristiano - scriveva nella rubrica che teneva sul quotidiano “L'Avanti!” - almeno nella nostra città, non lascerà che ingombri, preda del futuro piccone. C'è da preoccuparsene davvero. Confessiamo che esso fa pena per la sua impotenza e sterilità». Ugualmente caustica e molto articolata la sua risposta al “Foglio dei giovani”, organo nazionale della Gioventù Cattolica Italiana, che bandiva un concorso a premi per le risposte ai seguenti quesiti:Questa citazione di Antonio Gramsci è nel libro di don Primo Soldi, Verso l'assoluto. Pier Giorgio Frassati, Jaca Book, 2001, ISBN 88-16-30311-5; corsivi miei.
1. Come attirare i giovani nei circoli cattolici e come invogliarli ed interessarli a rendere più attive ed efficaci le nostre organizzazioni?
2. Come preparare e come indirizzare i giovani dei circoli cattolici alle organizzazioni professionali?
3. Come diffondere la buona stampa tra i giovani e per mezzo dei giovani?
Gramsci risponde:
«Il fatto che si pongano a concorso delle questioni simili indica di per se stesso quanta sia la debolezza intima delle organizzazioni cattoliche e come esse siano delle organizzazioni artificiali… Per attirare (curiosa espressione davvero) i giovani, basterebbe che i circoli cattolici ne rappresentassero una necessità dello spirito, il bisogno di trovarsi insieme tra compagni di ideale e di lotta, e la coscienza che sia un dovere diffondere e propagandare la fede che si vive come unica verità da affermare a tutti i costi. Lo spirito di apostolato che ardeva nei primi seguaci del Cristianesimo non avrebbe neppure un momento fatto loro pensare che potesse esistere un cristiano che non sentisse il dovere di affermarsi tale e di conquistare a Dio gli infedeli. Gioventù decrepita, quella cattolica, che avendo perduto ogni calore interno cerca in accomodamenti pratici, in adescamenti da correzionale, di saturarsi di iscritti; non importa che la gran parte sia peso morto, ingombrante, anodino, che entra nel circolo così come potrebbe entrare in una società sportiva o in un club di giocatori di tressette. Basta che all'occasione si possano snocciolare centinaia di nomi come grani di rosario, per protestare contro una statua di donna nuda o contro l'esposizione dei giornaletti pornografici. Ciò che costituisce l'energia, la potenzialità efficace, esula da questi circoli “Ancien régime”, dove è proibita la libera discussione, dove un rappresentante della curia vigila continuamente perché non si facciano affermazioni eterodosse o contrarie ai buoni principi. E la gioventù che sente, che si agita per trovare la propria via, ha bisogno di sconfinata libertà, di possibilità di scapricciamenti, che a mano a mano si vadano arginando e disciplinando nella dura esperienza quotidiana. (…)
Come diffondere la buona stampa tra i giovani. Stesso malinteso. Ma perché la stampa cattolica, buona solo per antonomasia, è diventata così piatta e noiosa, così aliena da ogni brivido di passione, da ogni slancio aggressivo di fede? Oh giovinezza decrepita del cattolicesimo, non bastano i concorsi a premio per dar vita ad un cadavere: il tempo dei miracoli è passato e Lazzaro nella sua tomba dorme il sonno dei giusti e mai più le sue palpebre si riapriranno per vedere la luce del sole. Altri circoli intanto sono sorti, e non per risultato di concorsi, altra fede ha riempito l'anima dei giovani, e non è il vostro e buon vecchio Iddio che ha fatto scoccare la scintilla. Chi ha più filo tesserà più tela: e la vostra è una tela di Penelope che aspetta inutilmente il ritorno del suo Ulisse.
venerdì 3 settembre 2010
Gramsci e la Pastorale Giovanile
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4 commenti:
Grande. Ancora prima di aver visto da dov'era tratta la citazione mi veniva in mente il beato Pier Giorgio. Lui in effetti fece parte di moltissime associazioni cattoliche, combattendo l'aria "gesuitica" e smorta che spesso trovava. Da un'associazione (non ricordo precisamente quale) fu pure espulso perchè troppo irruente.
Il guaio è che anche adesso molte realtà sono preda di questo malinteso: "attirare gli iscritti". La Fede deve essere invece un fuoco.
Un vecchio proverbio americano diceva che l'educazione non è riempire un secchio ma è accendere un fuoco.
Porsi il problema di come "attirare" significa già ammettere che l'oggetto è fondamentalmente noioso.
Tutta la terminologia clericale moderna è specchio di questa noia: "strategie pastorali", "andare incontro ai giovani", "promozione del laicato"...
Mmmmm.... mi sa che Gramsci ha ragione; tra i giovani, tranne qualche Movimento (uno, per la verità)è calma piatta!
Magari ci fosse ancora un rappresentante della curia a vigilare contro affermazioni eterodosse!
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