venerdì 8 novembre 2019

Il bombardamento in arrivo

L'indiscutibile segnale che la crisi dell'Italia è cominciata davvero (altro che "febbre turca") me lo diede quell'asta di BOT da 600 milioni andata deserta un annetto fa. 600 milioni sono briciole anche per un nanetto qualsiasi dei "mercati" (e persino per le banche italiane, anch'esse non interessate all'asta). Tra i mercati, uno degli dèi dell'olimpo moderno, dev'essere girata consistentemente voce che non conviene prestare all'Italia neppure 600 milioni. Cioè che il bersaglio concertato è un altro saccheggio dell'Italia, di fronte al quale la svendita sul Britannia del '92 fu una bazzecola.

Il Vangelo contiene in sé la più grande lezione di economia di tutti i tempi: "i poveri li avrete sempre con voi".[1] Cioè non solo l'economia non sconfiggerà mai la povertà, ma il passare dalla povertà ad un minimo di agiatezza è un'impresa titanica per il singolo come per il popolo (persino il diritto romano proibiva la "schiavitù per debiti", lezione dimenticata[2] da troppo tempo). Una volta impoveriti, non se ne esce più: diverse generazioni future di greci, per esempio, continueranno a pagare e a inveire contro ignoti.

L'impoverimento dell'Italia è enormemente facilitato dal penoso stato di questo popolo: aziende "statali" significa aziende sprecone, aziende "privatizzate" significa che penseranno solo a massimizzare profitti (anziché fare manutenzione e investimenti), e gli asset strategici (energia elettrica, acqua, ferrovie, telefonia, autostrade…), una volta "privatizzati", non hanno prodotto né posti di lavoro, né risparmio, né qualità.[3] A noi povero popolino bue vengono invece proposte battaglie riguardanti omosessualismo, aborto, vaccini (altra industria bramosa di far grandi ricavi), tutto, purché non si parli troppo del mezzo milione di immigrati incompetenti che entrano e dei 250mila giovani italiani competenti che emigrano all'estero.[4] È un popolo in via di estinzione,[5] e come tale va spolpato per bene prima che attiri l'attenzione di altri. Le crisi politiche fanno solo da noioso scenario sullo sfondo.[6]

Le conseguenze della crisi in corso - che a noi comuni mortali sembreranno "inevitabili" solo perché ce lo dice il telegiornale - sono facilmente prevedibili: il saccheggio dei rimanenti "gioielli di famiglia" (magari opportunamente ri-nazionalizzati all'uopo) continuerà,[7] e se in passato desideravamo farci governare dallo straniero ora ci siamo piegati a farci saccheggiare dallo straniero (diventando di fatto un popolo "schiavo per debiti").[8]

I poveri li avremo sempre con noi perché è facile impoverirsi ma è assolutamente arduo risalire una brutta china. Ma questo agli speculatori non interessa. Quando vedono una percentuale che comincia con il segno più,[9] vi si tuffano come squali desiderosi di terminare un lungo digiuno.[10]

Lo Stato, che in teoria doveva servire il bene comune, in pratica non c'è. L'ultimo vago statista che abbiamo avuto è stato fortunato a finire i suoi giorni in esilio in Tunisia. Chiunque si presenti con un programma che non sia aria fritta attrae un'isteria collettiva di odio (e vien da ridere amaramente a certe omelie della CdO), perché chi ha dimenticato il concetto di bene comune, non può non vedere - a seconda dei casi - lo Stato come vacca da mungere o come ostacolo al proprio tornaconto.[11]


1) Tempo fa ho scandalizzato e fatto infuriare qualche stupido prete facendogli notare che la "finanza" è per definizione pura speculazione e che l'estrarre guadagni non dal lavoro ma dalla speculazione è immorale. Ma pazienza. Nei seminari, se tutto va bene, insegnano a discettare del pelo del leone, mica a riconoscere il leone intero.
2) Secondo le leggi USA il debito studentesco non può essere soggetto a bancarotta. Quella bolla sta per esplodere. La timida proposta di azzerare il debito creerebbe un pericolosissimo precedente, oltre che tensioni sociali fra diplomati "pagati" e diplomati "graziati", senza contare il fatto che anche da quelle parti certi titoloni di studio (come i ridicoli Women Studies) non servono ad altro che a far autoalimentare un circlejerk ideologico e parassita. Miracoli del capitalismo terminale.
3) Dal ponte Morandi ai miseri trucchetti delle compagnie telefoniche è tutto uno show di italiche furbate.
4) Qualcuno ha calcolato in centinaia di migliaia di euro di mancati introiti per lo Stato la fuga di un singolo "cervello". È solo un conteggio di pochi decenni di mancato gettito IRPEF, che non tiene conto del valore aggiunto che tale "cervello" darebbe al mercato interno italiano, senza considerare l'incidenza del costo sostenuto dallo Stato in termini di scuola e università.
6) Non sarà la politica a "salvare" l'Italia, o almeno, non la politica di cui ci parlano i media e -ahinoi!- i capetti del movimento.
7) La sorte dell'ILVA era facilmente prevedibile: uno Stato che ha come strategia il "salvare i posti di lavoro" finisce ultimamente per non salvarli. Uno Stato che avesse avuto come strategia il garantire alle industrie del paese tot tonnellate di acciaio l'anno, avrebbe non solo "salvato i posti" ma indirettamente "aggiunto altri posti", perché nessuno è così cretino da voler mettere su un'impresa solo allo scopo di "salvare posti di lavoro".
8) La Fiat, passata prima alla Chrysler e quindi ora alla PSA-Peugeot, è stata per intere generazioni un pozzo senza fondo per finanziamenti intesi a "salvare i posti di lavoro".
9) L'Islanda - uno Stato popolato meno che la città di Venezia - per qualche segnetto più fu trascinata nel caos bancario e sull'orlo dell'abisso. Quel popolo è rimasto in piedi solo perché non è suicida come il nostro.
10) La morale di un'azienda è massimizzare i profitti, e se tale massimizzazione si ottiene per esempio con pubblicità ingannevoli anche al netto di pagamenti di sonore multe allora lo fanno senza scrupolo. L'azienda non si pone il problema di garantire uno stipendio ai lavoratori - bisogna essere dei "cattolici retrogradi" per avere un simile scrupolo - ma solo di abbattere i costi e di aumentare i profitti. E gli stipendi sono nella categoria "costi".
11) Quando gli Alleati bombardavano Berlino, non è che un anti-nazista potesse uscir fuori e gridare: "ehi, io sono sempre stato contro Hitler". Le bombe cadevano anche su di lui. Esserci opposti per tutta una vita a certi andazzi - religiosi, politici, economici… - non modererà significativamente le conseguenze sempre più gravi che intravede all'orizzonte chiunque non abbia sbarrato bene gli occhi. Il "bombardamento" in arrivo, anche dal lato economico, è inevitabile (motivo per cui occorrerebbe piuttosto prepararsi ad assorbirne a lungo termine l'impatto, per quanto possibile).









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