Entrando in una qualsiasi chiesa parrocchiale si viene generalmente colpiti dallo squallore. Parrocchie-garage adornate di cartelloni, impianti di amplificazione, candele elettriche a gettone, seggiole sparse, manutenzione sciatta. Magari proprio accanto a opere d'arte sacra di altri tempi, in modo che si noti bene la stridente differenza.
Non mi meraviglio più dei capannelli di vecchine che stanno in chiesa a prendersi un po' di frescura e a chiacchierare di robette frivole. Nè del fatto che nessuno faccia più caso alla presenza del Santissimo. Né dell'arredo e dei colori che sembrano gridare che la chiesa è uno scalcinato ritrovo sociale per anziani annoiati, e che il Tabernacolo è stato rilocato in una cappella laterale perché presenza reale ma sgradita ai villeggianti.
La Messa domenicale si trascina stancamente. Il prete sembra aver organizzato una specie di gioco-recita: io dico questa formula, voialtri rispondete con quella formula lì, e poi quando ve lo indico inventate qualche bella "frase spontanea". Le formule sono imbottite di paroloni di cui non si capisce più il significato (perché dire "Signore, pietà" se il Signore è buono? cosa significa "rendere grazie"? nessuno sa spiegarlo in parole semplici?), e la predica è ancor più astratta: "bisogna dare più spazio all'amore". Quale spazio? Quale amore? Perché?
Durante la stessa predica, il parroco trippone riesce involontariamente ad interrompere uno dei miei tanti sbadigli affermando all'improvviso, senza alcun nesso con ciò che diceva (salvo forse l'assonanza di qualche sillaba), che ci sono tante case "morte" e che bisogna "riempirle di vita"... poi precisa: "non si possono tenere inutilmente sfitte". Ah, ecco. Sta usando la predica per influenzare qualche commercio immobiliare.
Mi ripeto mentalmente che sto lì dentro per assicurarmi la Messa di precetto e la Comunione. Ma non basta più a far finta di non vedere lo scempio. Lui dice una formula, noialtri rispondiamo con una formula. Una volta erano formule liturgiche, stracariche di significato, imbottite della santità di innumerevoli generazioni di anime che le avevano prese sul serio. Ora, invece, suonano perfettamente imbecilli. Lo scenario - meno di metà dei banchi occupati alla principale celebrazione domenicale - non fa che confermarlo. Lo stupidissimo canto costruito praticamente sulle note di Looney Tunes sembra introdurre più Daffy Duck e Bugs Bunny che la consacrazione eucaristica: timpa tumpa timpa, osanna nelle altezze, palle palle guglia, ma che palle in Puglia...
Alle Messe del movimento si poteva ancora invitare qualche amico dicendo: guarda, questa è liturgia, mica la solita recita annoiata di filastrocche idiote. E pure è una spina nel fianco la costellazione di canti deprimenti (come Povera voce) che hanno un valore solo per chi ne ha vissuto tutta la storia (le ultime generazioni di ciellini le cantano in maniera sempre più stancamente trascinata rispetto a quelle che si beccavano le espulsioni dal seminario, le sprangate e le molotov). Ora invece anche le Messe del movimento, per un malinteso spirito di ubbidienza a vescovi e parroci, si sono adeguate al ritmo da fabbrica di sbadigli.
Ma la staffilata più dolorosa è vedere la fila per la Comunione, gadget obbligatorio almeno quanto lo stringere le mani sudate al maggior numero possibile di presenti. Il peccato personale è stato abolito: i peccati li commettono sempre "gli altri", per cui tutti ma proprio tutti sono degni della Comunione. Mi è capitato qualche volta di restare al posto, unico in tutta l'assemblea a non poter fare la Comunione, mentre la marmaglia di novelli padrepii e santeterese andava en masse a prelevare il sacro gadget.
La liturgia è un indicatore straordinariamente preciso della fede vissuta.
2 commenti:
Sei davvero sfortunato nello scegliere le chiese in cui partecipare alla Santa Messa...
Caro amico,da fratello nella Fede e nel Movimento sono stato nella tua stessa situazione. Prova la S. Messa tradizionale (la "tridentina" per intenderci)! Io l'ho fatto e non riesco più a tornare indietro...
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