sabato 9 aprile 2016

Il tecnico 10x

Nel gergo business americano[1] un ottimo tecnico o ingegnere viene qualificato "10x" (ten times, tradurrei con "dieci per") per indicare che fa da solo il lavoro di dieci persone, o che risparmia all'azienda di assumere dieci persone - non perché lavori ottanta ore al giorno, ma perché a parità di impegno profuso ha la capacità di ottenere molti più risultati di un "normale" tecnico o ingegnere,[2] speciale capacità che in genere ha acquisito perché incrocia passione, talento naturale ed esperienza.[3] Dunque è un parametro qualitativo piuttosto che quantitativo.

Gli americani come al solito scoprono l'acqua calda: dopo aver ridotto la valutazione di una persona al numero di caselline del curriculum (aumentabili a suon di corsi, master, specializzazioni), si accorgono che i talenti vengono distribuiti da Dio senza rispettare schemi con caselline e numeretti. Ciò di cui mirabilmente ancora non si rendono conto è che il lavoro non è una merce da comprare laddove si possa ottenere più quantità al minor prezzo: eppure, pragmatici, elucubrano attorno all'idea del tecnico 10x, arrivando a pagargli cifre esorbitanti, perfino nel caso degli interns (tirocinanti) nella speranza di beccarne qualcuno dal mucchio.[4]

Le dimensioni dell'azienda non sono il vero nocciolo del problema. Se hai deliberato di aver bisogno di un tecnico 10x, significa che non puoi permetterti di affidare il tuo progetto ad un gruppo di tecnici normali, tanto meno ad un tecnico normale o mediocre. Il vero nocciolo del problema è saper riconoscere un tecnico 10x prima di assumerlo.[5] Ed infatti vige il proverbio: "in serie A riesci ad assumere giocatori da serie A, ma in serie B finisci sempre per assumere giocatori da serie C". Nel senso che a danneggiare l'azienda è la sciatteria - o in termini più commerciali, l'incapacità di investire sulla qualità, poiché infatti è molto più facile rifiutare di assumere un ottimo candidato che accettarne uno mediocre, anche se quest'ultimo costerà all'azienda molto di più per le conseguenze di quella stessa mediocrità.

Lamentarsi della "fuga di cervelli" è un prendersela col sintomo piuttosto che con la malattia.[6].


1) Il gergo business italiano eredita i termini del gergo business americano non appena questi passano di moda.

2) La definizione speculare del "10x" è lo "0,1x" - il tecnico o ingegnere che ottiene un determinato risultato in un decimo del tempo normalmente preventivato e senza misure draconiane.

3) Il titolo di studio garantisce al più l'istruzione, non la passione per la realtà e per il proprio lavoro.

4) Le grandi aziende americane hanno capito benissimo che tirocinante non è necessariamente sinonimo di incompetente e perciò mollano volentieri dai 5 ai 10k mensili (4000-7000 di stipendio più 1000-3000 di diaria e altri benefit). In un'altra tabella vedo che le paghe superiori a 100k l'anno (al netto dei benefit) sono pressoché la norma.

5) Mentre è vero che per un'azienda è comodo sfruttare cervelli freschi e motivati per poi liberarsi senza conseguenze (sindacali e legali) di coloro che non tornano utili, c'è anche l'idea di tenersi in squadra un soggetto 10x, pagandolo profumatamente in modo che non fugga verso altri lidi: mentalità onestamente commerciale, cioè capace di riconoscere il valore di ciò che desidera, capace di rischiare i propri soldi per perseguire un obiettivo chiaro: se l'azienda ti propone 50k l'anno è perché ritiene che tu li valga e che con 49k potresti presto essere tentato di andartene da un concorrente (il popolo dei disoccupati è per grandissima parte composto da persone a bassa specializzazione). Ma è una delle poche mode americane sconosciuta in Italia.

6) Nulla togliendo al fatto che l'Italia di oggi è identica alle vignette laiciste sul Medioevo.

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