Il motivo per cui sono così fiero di Piccole Tracce è nel fatto che riesce ad essere il giornale dei bambini senza essere cretino. Riesce a parlare di fede senza mostrarsi saccente o (quel che è peggio) moralista. Riesce a descrivere giochi di una semplicità estrema, senza essere noioso. Riesce a raccontare, insegna a osservare, riporta parole del Papa comprensibili anche ad un bambino. Perfino le (poche) paginette pubblicitarie sono gradevoli.
Da bambino osservavo con curiosità qualche compagno di scuola che leggeva un “giornalino” all'epoca molto gettonato in parrocchia. Quando potevo, ne sfogliavo avidamente le pagine, ma al termine della rivista avevo la fastidiosa sensazione di non aver trovato nulla di nuovo. Loro e il loro “giornalino” erano un tutt'uno, una fede più recitata che vissuta, un elenco di cose da sapere e da fare, delle facce come i noiosi personaggi di quei fumettini. Per fortuna i loro discorsi non erano fumosi come le rubriche della rivista. Ah, se avessi avuto all'epoca Piccole Tracce!
Piccole Tracce è la bella copia di quel che avrebbero dovuto essere tanti “giornalini”.
(Tutto questo per dire che... col primo numero del 2011, Piccole Tracce cambia formato: ancora più grande!)
1 commento:
non ci vuole un pennello grande ma un grande pennello.
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