martedì 2 novembre 2010

Frattaglie / 7

Definisconsi frattaglie i pensierini sparsi di un anonimo ucciellino durante i suoi faticosi svolazzamenti quotidiani, annotati frettolosamente e disordinatamente nella memoria SMS del cellulare prima che le preoccupazioni li sommergano nell'oblio.

Tornando a casa ascoltavo nel vecchio fido iPod il canto Il testamento del capitano mentre davanti ai miei occhi scorrevano i soliti insulsi cartelloni pubblicitari: ho così avuto una ancor più netta impressione di quell'antica società (descritta dal canto) di uomini per i quali contava la lealtà, l'onore, la fedeltà, la serietà. Nei cartelloni pubblicitari, eccellenti descrittori della mentalità della nostra epoca, si elogiavano invece (con generosa dose di malizia e con ricercata eleganza) disvalori quali l'infedeltà, la leggerezza, la distrazione, l'individualismo più gretto (l'industria pubblicitaria con gran perizia stuzzica ciò che c'è nel fondo più oscuro dell'anima macchiata dal peccato originale). Il testamento del capitano è un canto di un'altro mondo e di un'altra epoca, un'epoca in cui era ancora chiaro che l'anima va elevata anziché narcotizzata.

Ogni tanto ancora mi sorprendo su quanto meticolosa sia la preparazione di una donna prima di uscir di casa. Giacchina, scarpine, borsettina, anellini, sciarpina, ciondolino, gilettino, orecchini (scusate, punti luce: e io che associavo tale termine solo agli impianti elettrici)... Nella società che ha trasformato la donna in un oggetto, molte donne finiscono per pensare che l'unico modo di emergere è trasformarsi in oggetti di lusso.

“Cristianità” è quando si costruivano cattedrali senza CAD, senza computo metrico, senza burocrazia, senza assemblee sindacali... cioè quando l'opera dell'uomo doveva piacere anzitutto al suo Creatore (solo così si spiegano i tanti fregi e abbellimenti eseguiti con la massima perizia, sparsi in punti invisibili all'occhio umano e che spuntano fuori dopo secoli durante qualche restauro). Osservando basiliche e cattedrali delle epoche che ci hanno preceduto, vien da esclamare che la peggior condanna della società moderna è data dalla sua... architettura.

«Quanto sarebbe stato bello vincere» recita un'altra pubblicità invogliante (in questo periodo di crisi) a gettar via soldi per comprare illusioni.

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