“We condemn the attacks that have struck the Christians. They are our brothers and we have been living with them for centuries. I believe they are the victims of a terrorist organization, but I'm positive that Iraqi Muslims respect their brothers. We just worry that Christian will leave Iraq and then the Western world will have a negative opinion of Muslims in Iraq.”[1].«Noi condanniamo gli attacchi che hanno colpito i cristiani, che sono nostri fratelli ed insieme ai quali abbiamo vissuto per secoli. Sono convinto che sono vittime di un'organizzazione terrorista, ma sono anche certo che i musulmani iracheni rispettano i loro fratelli. Siamo preoccupati dal fatto che i cristiani abbandonino l'Iraq e che perciò il mondo occidentale si faccia un'opinione negativa dei musulmani iracheni». (Sayed Hassan al-Husaayni, imam della moschea vicina alla chiesa della strage del 31 ottobre scorso).
«La partecipazione alle messe domenicali secondo le intenzioni del Papa e dei Vescovi è un gesto di comunione reale e di carità perché sentiamo come nostri amici i cristiani dell’Iraq, anche se non li conosciamo direttamente» (don Juliàn Carròn[2]).
1) Da Iraq's Christians Vow to Survive - with Muslim Help.
2) Da Preghiamo per i cristiani in Iraq, ufficio stampa di Comunione e Liberazione.
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