mercoledì 19 agosto 2020

Materialmente poveri

Ricordo un racconto dove il giovane protagonista incontra un uomo misterioso che lungo dieci anni lo educa e lo porta al successo nella vita. L'uomo misterioso è in realtà lui stesso proveniente dal futuro, ed è il motivo per cui il giovane riconosceva tanto facilmente l'affinità con lui, ed è anche il motivo per cui costui sa già quali scelte sbagliate farà, quali sprechi e quali illusioni seguiranno.[1]

Ma per stavolta l'aspetto della storia che mi ha colpito non è la rappresentazione della fortuna di avere un adulto da seguire, in cui riporre fiducia, e da cui apprendere.[2] Quello che mi ha colpito è che per garantire il successo del ragazzo viene descritto come indispensabile un fiume di soldi. Stabilito un solido rapporto di fiducia con un adulto (evento statisticamente improbabile), partendo da una buona condizione familiare e sociale (il giovane non aveva problemi economici, né mancavano adulti da seguire), fin dalle scene iniziali l'uomo misterioso ha bisogno di estrarre denaro da qua e là e di spenderlo con discrezione per costruire e consolidare il "nido" in cui far fruttare i talenti del giovane, cioè di sé stesso. Col caldo che fa, vuoi metterti a studiare senza accendere il climatizzatore?[3] Ti illudi che quella moda durerà più di un paio d'anni? Devi marcar presenza lì perché a suo tempo si ricorderanno di te…

La missione dell'uomo misterioso è in realtà la funzione di padre (la letteratura moderna è curiosamente orbitante sul tema del supplire all'assenza del padre). L'educazione non consiste nel riempire un secchio, ma nell'accendere un fuoco (e di conseguenza, scegliere oculatamente i materiali con cui accenderlo, la posizione in cui accenderlo…). È una missione difficile, bisognosa di tempo, soldi e dedizione. In mancanza di almeno uno di questi tre fattori[4] il risultato sarà meno che ottimale (ferma restando l'inclinazione al peccato del singolo: dopotutto non siamo macchine da programmare).

Mi tornano in mente tre compagni di liceo. Il Chad della classe, l'obeso, l'intellettuale. Tutti e tre caratterizzati da famiglia ricca, grande casa, stanza personale, e larga collezione di "giocattoli seri" a cominciare dal canonico pianoforte a coda. Il Chad si rovinerà con la cocaina a vent'anni, non si hanno più sue notizie. L'obeso resterà tale, ereditando un'attività imprenditoriale già avviata e collaudata, cioè una rendita. L'intellettuale invece l'ha sfangata avviando una carriera presso una grossa azienda (un altro, suo simile ma con meno soldi e meno conoscenze, si ritroverà invece a tentar mille mestieri prima di arrendersi a fare l'impiegato precario). Ci vuole un padre, sì, ad accendere il fuoco, ma ci vogliono anche circostanze favorevoli. Il sottoscritto, essendo nato povero, è rimasto povero,[5] sia pure con notevoli risultati rispetto alla magra disponibilità di risorse lungo tutta una vita. Studiare col cappotto, d'inverno, o prima dell'alba, d'estate ,perché non c'era il climatizzatore. Appassionarsi alla musica classica senza aver mai avuto uno strumento musicale in casa. Costruirsi con pazienza il proprio arsenale (libri e strumenti di lavoro, scelti con pignoleria) lungo gli anni anziché nell'arco di poche cliccate di mouse. Non riesco a invidiare quella carriera prestigiosa o il diploma di direttore d'orchestra, ma non posso fare a meno di notare come il sottoscritto sia sempre stato effettivamente fuori da quei giochi - forse la stessa cosa che direbbe l'obeso del Chad a proposito di ragazze.[6]

La società del "produci-consuma-crepa" ha accentuato quei requisiti. Un adulto è condizione necessaria, ma - a meno di miracoli - non sufficiente. Occorrono mezzi materiali. Il mecenatismo non esiste più[7] perché i nuovi ricchi bramano di assecondare qualche vizietto, non qualcosa che elevi loro lo spirito o almeno il livello culturale.[8] L'educazione, cioè ē-dūcĕre, tirar fuori il meglio di ognuno, non esiste più: si riempiono secchi, si costruisce il mito dell'uomo di successo con macchinone, stipendione, e magari casone e femminone.[9] E quindi, alla fine della fiera, l'infanzia e l'adolescenza sono solo dei vuoti da riempire con attività e oggetti[10] in attesa che il pargolo faccia le sue esperienze e si tolga finalmente dalle balle andando a farsi stritolare nel "produci-consuma-crepa".

La crescita della povertà spirituale è sostenuta dalla crescita della povertà materiale, a sua volta sostenuta dallo spreco. La barbarie avanza a grandi (sempre più grandi) passi, sostenuta dall'impoverimento materiale, in quel circolo vizioso che ha il nome di decadenza.


1) Infatti c'è un piano morale di scelte personali "giuste", adeguate alle circostanze (circostanze in cui il "giusto" è ampiamente sub-ottimale), e un piano complessivo di scelte "indovinate" - giuste o apparentemente sbagliate sul piano morale ma ultimamente vantaggiose per la vita materiale e ancor più per quella spirituale a causa di bizzarre circostanze. È per questo motivo che di fronte al mondo occorre anzitutto il disincanto, occorre aver buona memoria (affinché gli errori passati non solo non vengano ripetuti in futuro ma siano sempre di lezione per il presente), e che per sostenere la vita morale occorre con urgenza una buona vita di fede (il solo "ingrediente" che può darvi senso non pateticamente kantiano). La claque ciellina che ieri ha tanto applaudito Draghi è uno di quei casi cringe che mi fanno sentir fiero di essere rimasto a casa anche per questo Meeting di Rimini. "Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza" disse colui che impose la deflazione salariale all'Italia. Ma i neo-ciellini, diversamente dai ciellini della vecchia guardia, hanno la memoria corta e l'applauso facile. Carità uguale galateo, no?

2) La presenza dell'adulto è necessaria perché il buonsenso non si può comprare - ed è il motivo per cui esistono tanti figli degeneri di riccastri che si sono illusi di comprarlo assumendo il più titolato tutor sul mercato.

3) Viviamo in una società di poveracci. Un mio compagno di classe poteva permettersi di studiare piano perché oltre al climatizzatore aveva anche un'ampia stanza libera per il pianoforte (strumento musicale notoriamente non alla portata del ceto medio-basso) in una villa isolata (niente vicinato, niente ore di silenzio da rispettare).

4) In una società a misura d'uomo, il padre riesce ad essere presente ed anche con un minimo sindacale di risorse da investire sui figli. In una società schiavista, è già tanto che il padre riesca a spanarsi il sedere per garantire la sussistenza e a non far tracimare sulla famiglia lo stress accumulato.

5) Leggo che a Firenze, dai tempi di Dante ad oggi, c'è in tutto una dozzina di famiglie (diciamo casati) che si è sempre trasmessa le grosse proprietà nonostante la frequenza di figliuoli prodighi. Nel senso che lungo i secoli i ricchi son rimasti ricchi, i poveri e il ceto medio hanno al massimo avuto qualche vicendevole scambio di posizioni.

6) Quando vivi di rendita trovi automaticamente moglie, ma per tutta la vita - o fino allo statisticamente probabile divorzio - ti resterà il dubbio sui suoi veri sentimenti per te.

7) Un cinese compra una grossa villa nel nord Italia. Durante i lavori affiora un pavimento mosaicato di origine romana. Il cinese, con la sua mentalità secondo cui "ciò che è antico è vecchio", comanda di coprirlo a secchiate di malta, e gli operai desolatamente eseguono. Questa mentalità da barbari senza storia è anche qui. La mammetta spende fior di quattrini per la collezione di Pokemon al bimbetto viziato. Poco più di un anno dopo il bimbetto, ormai dodicenne, ha già dimenticato i Pokemon. La mammetta gli chiede, timorosa, se ci gioca ancora. "No". Allora li butto via? "Ma sì". Mai giocati, solo lì un anno e mezzo a prendere polvere. La mammetta si giustifica con me: sai, ho assecondato un suo desiderio, e poi quando non desiderava più ho fatto pulizie, almeno non gli resta il trauma di non aver avuto da piccolo ciò che desiderava. I nuovi barbari verticali - tra cui i cinesi naturalizzati italiani, e i giovani italiani figli di italiani - crescono nell'abbondanza degli sfizi, nel disprezzo del passato, e nella carenza di un padre, di un adulto da seguire, di una passione da ereditare (da non confondersi con la moda del momento dei compagni di classe).

8) Scenetta tipica. Impari il giapponese? Allora hai la yellow fever, sei un weaboo. Ma come, sei uscito con una cicciona? Allora non hai più la yellow fever? Ma allora perché sprechi tempo ad imparare qualcosa che non è strumentale ad assecondare gli istinti più belluini? Ti piace perdere tempo? Impari il turco, il russo, il greco antico? Ma se non serve a niente! Forse il russo può servirti a rimorchiare qualche ragazza, ma dove le vedi tutte 'ste russe in questa landa brulla e desolata?

9) Merce cinese, femminone di seconda mano e assurdamente propense al divorzio, remunerazioni "grosse" per modo di dire e comunque tali solo finché non arriva la Guardia di Finanza, più il sostanziale e irrecuperabile blocco degli ascensori sociali… Decadentismo terminale di fine Impero.

10) I bambini vengono diseducati con eccesso di gratificazioni e scarsità di punizioni. Questo aberrante sbilanciamento li rende drogati di stimoli. Non riescono ad appassionarsi perché anche lo stimolo più accattivante ed intelligente è percepito sullo stesso piano di tutti gli altri. Il loro perdere spropositate ore su Brawlhalla, Roblox e cagate che fra pochi anni nessuno ricorderà più è dovuto non ad un appassionarsi, ma all'animalesco istinto di conformarsi al branco.

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