martedì 18 agosto 2020

Personaggi e persone

Sversare online le piccole cose belle (e meno belle) che vivevo o di cui venivo a conoscenza era passato da piacevole diversivo a valvola di sfogo. Parlare ad una platea immaginaria è sterile, ma scrivere un blog - con una platea non immaginaria, ma distante nello spazio e talvolta anche nel tempo - fa effettivamente crescere, anche se trattata solo come valvola di sfogo. Mettere in ordine le parole significa far spazio nella testa. Come a casa, mettere ordine significa talvolta occupare più spazio ma anche possedere di più le cose appena riordinate.[1]

Una delle domande più fastidiose ricevute in diverse occasioni in questi anni di blog è "chi sei?". A leggere Tolstoj non viene una simile domanda. Nemmeno a leggere l'autobiografia scientifica di Einstein. O di Woody Allen. Di loro sappiamo già quel che ci interessa sapere, di loro possiamo aggiungere conoscenza culturale, ma nulla di umano.[2] Invece, quando mi chiedono chi sono, è perché sono vivo. Sono vivo come Woody Allen, ma non sono un prodotto. Quando Allen scrive di sé sta pensandoti come cliente, non come amico. Lui (o meglio, il suo ghostwriter) sta calibrando le parole in funzione del successo di pubblico e critica, non in funzione di ciò che ritiene vero per sé e per gli altri. Ed anche a me è capitato di conoscere qualcuno solo on-line, e di ritenere entusiasmante - sebbene quasi sempre irrealizzabile - il conoscerli anche di persona.[3]

Come costoro anch'io sono allergico al far sapere chi sono.[4] La mia persona e il mio nome non aggiungono nulla a ciò che ho scritto qua e là nell'internet, potrebbero al massimo meravigliare - e non molto in positivo - i miei amici.[5] È come quando desiderano ascoltare il personaggio ma non la persona e si illudono che la persona completerebbe in grande stile il personaggio.[6]

In un consesso on-line, tempo fa, sono stato sgamato. Più volte, visto che mi iscrivevo con nuovi nomi, cambiavo stile di scrittura e argomenti preferiti, cambiavo posizioni politiche, ma su certi punti - quelli che toccano il profondo della mia fede - non riuscivo proprio a fingere. Fui sgamato da uno di quei soggetti che fanno dell'odio una ragione di vita, uno di quelli che a prima vista sembrano civili ma che a conoscerlo a poco a poco scopri che vivono per odiare, ossessionati dal "chi devo odiare oggi" ma in maniera elegante e forbita, con un'attenzione maniacale ai particolari e una suscettibilità da strumenti di precisione. Mi sgamò per un paio di battutine insignificanti, un blando beffarsi di un paio dei suoi più rinomati idoli. Non sapevo che sarei stato un Fantozzi che facendo il tiro al piattello fa esplodere una nave con una fucilata, contavo - come sempre - sul fatto che non tutti leggono tra le righe, non tutti stanno ad analizzare ogni tua mossa, non tutti scavano nei tuoi interventi passati a cercare il pelo nell'uovo. Contavo insomma sulla distrazione conseguente al "c'è troppo da leggere oggi".[7]

Ho detto sgamato perché il soggetto ha capito bene che avevo cambiato nom de plume più volte e che stavo per cambiare di nuovo.[8] Mai sottovalutare lo zelo di chi ha le fiamme infernali che gli sprizzano dagli occhi e dalle orecchie, specialmente se una battutina, in modo involontario, centra perfettamente il bersaglio con effetti più devastanti del gridare che il re è nudo. Mi toccò dunque abbandonare per un bel pezzo quello spazio on-line, immaginando - magra consolazione - il rosicamento del soggetto che probabilmente avrebbe voluto suonarmele per bene (e alquanto a lungo, e senza freno alla crudeltà) e magari anche offrirmi una birra a mo' di onore delle armi per essere stato tra i pochi a farlo infuriare così tanto. Se sapesse che abitiamo a neanche quindici chilometri di distanza in questa landa brulla e desolata e che forse abbiamo anche un parente comune…

Insomma, ci sono almeno due buone categorie di motivi per conservare il proprio flebile anonimato nell'internet. Non me ne vogliano coloro a cui ho risposto senza firmarmi col nome. Le persone passano, i personaggi rischiano di sopravvivere loro.


1) Dovendo in queste settimane affrontare l'hoarding altrui con più calma di uno scacchista, di spazi apparentemente persi ma riconquistati ne so qualcosa.

2) Salvo clamorosi successi ciellini nelle mostre dei Meeting degli anni passati, con notevole dispendio di risorse mentali e qualche colpetto di fortuna.

3) Roberto - uno di questi - è muto da un mese, temo seriamente per motivi di salute.

4) Inutile tirarmi sardoni, non risponderò. Ho una pagina blog che lo spiega, programmata in pubblicazione fra un annetto, scadenza che ogni tanto prorogo. Così, quando non sarò più in grado di scrivere qui, comparirà la pagina conclusiva.

5) C'è anche il fatto che le pagine di questo blog restano come "bozza" per molto tempo - alcune sono ferme da parecchi anni perché non mi convincono, non trovo un finale, o le trovo ancora carenti - prima di venir pubblicate. Non ho alcuna fretta. Del resto non posso permettermi di aggiungere correzioni e rincorrere i lettori per dire: ehi, ho corretto la svista, ho aggiustato la forma, torneresti a rileggere la pagina?

6) Ho già braggato riguardo un caso vagamente attinente.

7) In questa triste epoca di youtuber è diventato impossibile. È un prezzo altissimo, quello pagato dai fanatici dell'esprimersi in video (cioè dai pigroni che preferiscono fare un video di quattro minuti invece di scrivere una pagina blog di due righe): il non poter cambiare personaggio e il dover sperare che il proprio cringe finisca tutto nell'oblìo nel momento della cancellazione del canale. Vale anche per tiktok e affini.

8) Per rendere più difficile il compito ai miei inseguitori, imparavo dagli altri. Facevo mie espressioni altrui - gergali, idiomatiche, politiche, fissazioni, risposte già date a quesiti a cui intendevo rispondere io - in onore del volkoffiano "non ti darò informazioni false ma consentirò che me le rubi".

1 commento:

ciellino ha detto...

Per "nulla di umano" non intendo certo quei genuini sforzi titanici di vedere i "denti bianchi" in una carcassa come si fa in certe mostre del Meeting, ma nel motivo per cui un personaggio può esserti "maestro difficilmente sostituibile" per qualche parte della tua vita. Nel senso che non ci si deve illudere che la conoscenza della persona completi automagicamente e in grande stile il personaggio conosciuto.