venerdì 20 maggio 2011

Convertirsi dall'islam

Un commovente resoconto di cosa significhi conversione: «Chi siete?»
«Guardando le loro facce, per la prima volta nella mia vita, ho sofferto di non poter ricevere la Comunione. Ho capito che l’unico che può rendere la mia vita felice è Cristo. Desideravo essere parte di Lui e che Lui fosse parte di me».

3 commenti:

Anonimo ha detto...

teeeeeeeeeeeec!

Luca ha detto...

Provo sommessamente, senza ironia, a porre questa domanda: perché mai ritieni questo racconto "commovente"?

ciellino ha detto...

"Non dimenticarti di ciò che ci meraviglia e commuove, è memoria di Dio".

E c'è più gioia nei cieli per un'anima che si converte, che per cento giusti che restano tali (quel passo del Vangelo non vale mica solo in senso morale).

Ciò che commuove me, della storia di quella ragazza citata nell'articolo di Tracce, è come è avvenuta la conversione. "Erano più felici di me". Puoi "mantenere le distanze", ma non puoi cancellare dagli occhi ciò che hai visto.

E soprattutto, ti rendi conto che non puoi comprare al supermercato quella felicità (si può vendere l'allegria ma non la felicità, si può vendere l'euforia ma non la letizia). E che non puoi ottenerla dalla vita religiosa che fai, neppure se vissuta intensissimamente.

Per questo, con gran sdegno di alcuni soloni, il don Giussani poteva permettersi di sfidare bonariamente: va' al fondo della tua religione. Ti accorgerai che non ti basta. Scoprirai che alla fine è solo un elenco di cose da credere e di regole da ottemperare, e che nessuno ne è mai stato reso felice come invece hai visto in coloro che hai appena incontrato qui ed ora.

Torniamo al dramma di quella ragazza, tutto abbreviato in tre parole: "mantenevo le distanze". Le manteneva così bene, le distanze, che non ha potuto fare a meno, pochi mesi dopo, di seguire quelle amiche in cappella e lasciarsi andare: "chi siete? e io cosa sono al mondo a fare?"

Questo è il cristianesimo. Ti risveglia una domanda. Drammatica, ineluttabile. Per te che finora lo hai visto come elenco di noiose chiacchiere, di attivismo del niente, di buonismo da bar. Mettiti un attimo nei panni di quella ragazza, e chiediti cosa l'ha spinta a seguirle per far loro quella "strana" domanda.

Il resto, dalla vacanzina fino ai suoi genitori che a bocca aperta la guardano che "sembra una sposa", è solo la logica e naturale conseguenza.