venerdì 15 aprile 2011

Il nemico è dentro

In tempi normali la fede è una cosa seria, eccezionalmente seria. Qualcosa per uomini duri, pronti a tutto (mentre i deboli osservano con sconcerto, ammirazione, invidia). Ma questi non sono tempi normali. Questi sono tempi in cui il panorama ecclesiale è misero, è molle, è debole e spesso perfino orgoglioso di esserlo. La crisi della fede è documentata, tristemente, da quelle canzoncine parrocchiali costruite su motivetti del tipo “Cristo Gesù, ti dà di più”, cantillati come il jingle pubblicitario del minimarket rionale.

È ciò che pensavo ascoltando Enemy Within, di Malmsteen[1]. Tentando di essere maestosamente medievale (in particolare nell'incipit e alla fine), finisce (involontariamente?)[2] per essere una descrizione dei tempi moderni e della situazione della Chiesa. È buffo quando un artista vorrebbe dipingere il diavolo come simpatico, o la morte come dolce e deliziosa, o la realtà come un'infinita ed invincibile serie di mali... e finisce invece, involontariamente,[3] per fare apologia della Chiesa cattolica.

Vale la pena ascoltare attentamente il pezzo, lasciando emergere quei lampi di significato da parole apparentemente messe lì pro forma.

“Divide et impera: par sempre funzionare”. Il potere di questo mondo non è potere, ma è solo sopraffazione: sembra funzionare, ma è destinato a durar poco (è già tanto che alcune civiltà abbiano potuto superare il millennio di vita).

“Hanno tutti cominciato ad adorare la bestia”. Più precisamente, come diceva il cardinal Biffi, i non credenti non sono quelli che non credono, ma quelli che credono a tutto: sono creduloni. Adorerebbero qualsiasi cosa, perfino la bestia, pur di mostrarsi liberi di credere a quel che gli piace. Il vero Potere, infatti, non dipende dalle mani dei mortali, ma agisce nelle teste dei mortali: il vero Potere, prima che omicida, è mentitore, inganna, illude.[4]

“Dovremmo capire chi è il vero nemico (mentre i lupi sono già alla porta di casa)”. Le angherie di questo mondo, le ingiustizie di questo mondo, le malvagità di questo mondo, non sono il vero nemico. “Il nemico ce l'abbiamo dentro”. Ma siamo dotati di volontà, di capacità di scegliere, di possibilità (addirittura!) di scegliere il male pur vedendo l'evidenza del bene. La nostra volontà è perciò marcia. Il nemico ce l'abbiamo dentro, e si chiama peccato originale: inclinazione al male, che inquina la capacità di fare il bene. E le tentazioni, ciò che ci “ipnotizza” e ci suggerisce l'errore,[5] vengono da “quelle perfide menti”, quelle intelligenze compiute ma ribelli, ossia il demonio. Se “il regno ha perso la sua corona”, è perché “siamo stati ingannati”: il mondo scristianizzato insegue ogni immagine, ogni inganno, non sa più cos'è la morale, non sa più appassionarsi alla vera giustizia.[6]

“Questa battaglia non può essere persa”. È irragionevole arrendersi solo perché ci si ritrova deboli: il peccato originale non è l'ultima parola. L'ultima parola è la possibilità della redenzione: varrebbe la pena combattere “il nemico dentro” anche se quella possibilità fosse solo teorica, perché tra due teorie (la debolezza e la redenzione) è da autolesionisti buttarsi su quella che promette il peggio. Specialmente di fronte all'evidenza di altri che lo hanno fatto, e fino a quali strabilianti risultati: i santi.

“Il nemico è dentro”. Fuori siamo circondati da lupi, ma possiamo scamparla solo combattendo il nemico “dentro”, cioè l'inclinazione al male. Non è una cosa per coloro che sono orgogliosi della propria debolezza. Ci vogliono secco fegato, cuoia dure e dura fronte.

La fede è una cosa per uomini forti, duri, temprati. Altro che le canzonette da minimarket.


1) Dall'album Relentless (2010). Yngwie Malmsteen è definito “il Paganini dell'heavy metal”: un po' mi dispiace che la collana Spirto Gentil non ne abbia pubblicato un'antologia.

2) Tempo addietro commentavo qualche altro “involontario” esempio: Here come the tears dei Judas Priest, e Marian dei Sisters of Mercy.

3) Le parole “enemy within” si potrebbero intendere anche come “il nemico [è entrato] dentro [i nostri fortilizi]”. È tipico della musica contemporanea giocare su piccole ambiguità verbali per suggerire un qualche alone di misterioso e di seducente (ossia: ognuno capisca quel che gli pare). Il testo della canzone, però, sembra pendere verso l'interpretazione che ho presentato.

4) “A che serve guadagnare il mondo intero se poi si perde la propria anima?” è un monito preoccupante anche per chi non crede. Lasciò sbigottiti la notizia di un ultranovantenne suicida: ci chiedevamo perché a quell'età abbia voluto togliersi la vita. Ce lo chiediamo perché nel fondo del nostro cuore c'è un insopprimibile desiderio di vivere sempre. A che serve guadagnare il potere sul mondo intero, se ci deve costare quel “sempre”? In tanti muoiono mentre stanno ancora azzittendo questa semplice domanda.

5) Il termine “errore” scatena la furia dei permalosi. Perciò potremmo precisare: “preferire il bene minore al bene maggiore”.

6) Alla beffa si aggiunge il danno: di fronte alle catastrofi sociale, economica, politica, artistica... i nostri soloni non sanno parlar d'altro che di “matrimonio” gay e di “bunga bunga”.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ciò che dici sulla Bestia è talmente vero che...un sondaggio dell'UAAR tra i suoi membri dice che almeno 1/3 di loro dichiarano di adorare il demonio!!!!

Anonimo ha detto...

Teeeeeeeeeeeeeeeeeec!

Anonimo ha detto...

uè sbarbati! ma che fine ha fatto il commento di Ulpio? Teeeeeeeeeeeec!!!

Anonimo ha detto...

uè, qua c'è più censura che alla pravda... teeeeeeeeeeeeeeec!!!!

Anonimo ha detto...

teeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeec

Anonimo ha detto...

La citazione di D'Annunzio era voluta o è finita lì per sbaglio ?