Mai come quest'anno ho urgente bisogno degli Esercizi della Fraternità. Un vecchio proverbio della nonna suonava più o meno così: a colui che è sazio è impossibile credere a colui che è a digiuno. Traslato nella vita di tutti i giorni, diventa: a colui che si è imborghesito le questioni fondamentali della vita si riducono ad un elegante, disarticolato ed inconcludente disquisire.
È facile filosofeggiare a pancia piena. Un po' meno facile quando ci si sveglia al mattino con una spina nel fianco, tale da far imprecare ancor prima di pregare. Vedi un mondo che crolla, vedi le persone che più amavi lanciarsi in colossali cazzate, vedi infaticabilmente sputare su ciò che di meglio sei riuscito a donare, e cominci a provare quella curiosa sensazione di indifferenza di fronte a tante parole “religiose” (proprio quelle che al “sazio” suggerivano invece un'espressione da pensoso gourmet).
La fede viene forgiata dalle difficoltà e dai dolori. Spazzano via le incrostazioni “borghesotte” che, come la polvere sui mobili, si accumulano senza che noi ce ne si accorga. Ma come tutte le medicine, oltre un certo dosaggio la cura diventa veleno. Persone a me care, nel corso degli anni, hanno perso la fede per dosi di dolore troppo elevate per il loro spirito. Pur riconoscendo assolutamente vera la possibilità di salvezza offerta a tutti in modo misterioso, è quantomeno drammatico vedervi concretamente sputare su.
La dose di dolori a me riservata mi ha alquanto snellito il parlare (anche sul blog). Di fronte ad un dolore, il desiderio più assoluto è che il dolore scompaia. Spesso (troppo spesso) i discorsi sul significato del dolore non lo attenuano ma addirittura lo peggiorano. Il disorientato vuole la Via, non il discorso sul camminare insieme. Il confuso vuole la Verità, non le prediche. L'addolorato vuole la Vita, non disquisizioni sul vivere.
Ciò che intendo estrarre dagli Esercizi del 29-30 aprile a Rimini non è un discorso. È piuttosto un mettere alla prova il carisma del movimento. È un verificarne l'efficacia concreta (che perciò non può consistere delle sole parole). È una pretesa, una legittima pretesa: vado a Rimini perché nella mia vita di fede è stato il movimento di CL a svegliarmi e a tenermi in piedi, ma vado lì pretendendo sale che sappia di sale, perché il sale senza sapore non mi serve ad altro che a calpestarlo.
Fino ad oggi il movimento mi è sempre stato utile strumento per la vita e la fede. Stavolta, a causa del “mondo che crolla” di cui sopra, ho bisogno di una fiammata più importante, di una cura più urgente, di una risposta più concreta di fronte alle catastrofi che mi vedo attorno.
1 commento:
allora come sono andati gli esercizi?
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