“Faremo soldi a palate!” disse con voce entusiasta strozzata in gola l'amministratore delegato. Durante la riunioncina informale al bar avevano avuto un'ideuzza geniale: un Facebook per gatti e cani (oppure, non ricordo bene, un Twitter per gli appassionati di cucina, o un Whatsapp per sportivi, o qualcosa del genere). “Dobbiamo solo trovare un programmatore capace di scrivere un clone di Facebook in una settimana”, disse sorridente un commerciale per smorzare i facili entusiasmi, ma ricevette occhiatacce come un menagramo.
La tag-line dell'amico che anni fa ha ispirato e configurato questo blog è “faremo soldi a palate”. Descrive l'illusione che il successo nasca non da un misto di enorme impegno ed enorme fortuna, ma da qualche idea nata per caso, unendo le buzzword più in voga del momento (tablet, facebook, stampanti 3D, selfie, internet, gatti, cellulari...) e illudendosi di realizzare in poche settimane un successone che permetterà di campare di rendita per i secoli a venire.
È una malattia vecchia come il mondo. In ogni momento della nostra vita aleggia sempre la proposta del Gatto e della Volpe: fare soldi a palate, subito e senza sforzo. Il gioco del lotto come tassa sull'ignoranza: “hai mai sognato di fare altro?” L'idea di diventare ricchi sfondati lanciandosi come cantanti. Il teorema dei film hollywoodiani (azione o romantici, tutti uguali): vince il predestinato grazie alle sue decisioni improvvise, banali, emotive.
Da anni le aziende italiane vengono strangolate dalle tasse (un'allarmante quantità di grandi marchi Made in Italy è ormai di proprietà estera) e c'è ancora gente che crede che la ricchezza sia a portata di mano, in attesa di una nostra eroica decisione improvvisa ed emotiva, presa senza pensare, senza ragionare, senza saper aspettare. Sono convinti che il successo nasca dal voler decidere di avere successo, come quei delinquenti di mezza tacca che in meno di cinque secondi sognano, pianificano, decidono e attuano una rapina. Sono convinti che l'arte nasca dall'improvvisazione selvaggia, come quegli imbecilli armati di spray che vanno imbrattando muri senza neppure avere le idee chiare su cosa scrivere. In tempi di crisi, si diffonde la mentalità bolscevica, quella che per realizzare le voglie del momento dei pezzi da novanta non esitò a sequestrare fino all'ultimo chicco anche il grano più prezioso e intoccabile, quello destinato alla semina. E un intero popolo morì di fame.
“Faremo soldi a palate”: più impulsive sono le decisioni, e più gli autori del disastro si considerano coraggiosi e si aspettano il successo: perfino nel mondo del lavoro. L'ideuzza improvvisata durante la pausa caffè diventa legge immodificabile un minuto dopo, costi quel che costi.
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