lunedì 3 ottobre 2011

Una bidonata ricordata negli Atti

Il caso è descritto in At 15,36-40: Paolo dice a Barnaba di partire con lui, «Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì».

Paolo e Barnaba erano stati scelti dallo Spirito Santo («Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati»: At 13,2). Paolo neanche comincia la sua prima missione, che a Perge di Panfilia per imprecisati motivi quel Giovanni detto Marco lo pianta in asso. I due “riservati” dallo Spirito finiranno dunque per avere un dissenso grave al punto di dividersi. Barnaba se ne partirà per conto suo, portandosi quel Marco sebbene certificato come capace di tirar bidonate.[1]

Se di fronte a tanto dissenso non ci vengono fornite ulteriori spiegazioni significa che il bidone era di quelli che non meritano nemmeno di essere ricordati: ossia dovuto alla debolezza umana di quel Giovanni detto Marco. Posso supporre che fosse il tipico indeciso, una di quelle persone volubili, capaci di cambiare drasticamente idee e progetti da un momento all'altro. Oppure che a Perge avesse trovato una donna (forse anche soltanto da “evangelizzare castamente”) e quindi all'improvviso considerasse conclusa la propria missione con Paolo. Oppure vedesse Paolo come troppo deciso e temerario[2] per cui già da tempo era a caccia di qualche alibi più o meno elegante per sganciarsi. Da quel punto in poi Barnaba e il suo prediletto scompaiono dalla narrazione degli Atti.

Fin dalle origini la Chiesa è martoriata da dolorose divisioni spesso dovute, ancor prima che alle umane debolezze, al paternalismo confuso per paternità. Da allora ad oggi, una percentuale non trascurabile di ecclesiastici assurge ad alte cariche[3] nonostante plateali e frequenti dimostrazioni d'inettitudine (mi scrivono che non si dovrebbe guardare il bicchiere mezzo vuoto: non dovremmo lamentarci di un vescovo asino ma riflettere sulla divina Grazia che ha concesso ad un asino di diventare vescovo. Ma è un po' curioso questo accanimento nel voler attribuire alla divina Grazia sviste ed errori della gerarchia ecclesiale).

Così come il volgo confonde la libertà con il diritto di sbagliare deliberatamente, così certo clero confonde il legittimo preferire con l'ostinato incapricciarsi. Anche i laici impegnati, clericalizzatisi, amano commettere questo stesso errore, contribuendo a propagare (magari contro le loro stesse intenzioni) dissensi e divisione all'interno della Chiesa. Un esercito di Giovanni detti Marco avanza di carriera ancor oggi, a dispetto delle bidonate che hanno dimostrato di saper tirare nei momenti importanti, mentre i loro protettori si trincerano dietro l'alibi dell'aver fatto tutto il “dovuto discernimento”. Ironia della sorte, è proprio a questi esperti di bidonate che ci si ritrova a dover obbedienza e fedeltà, è proprio ai balzani progetti di costoro che ci si ritrova a dover architettare un modo per insufflar vita, mentre affannati ricordiamo che globalmente la Chiesa è assistita dallo Spirito.


1) Dobbiamo necessariamente assumere che Giovanni detto Marco sia stato come minimo entusiasta di partire. Direi addirittura insistente: di fronte ai pericoli dell'andare in missione (cfr. 2Cor 11,23-28: battiture, naufragi, lapidazioni, freddo, briganti, fame...) Barnaba si sarebbe guardato bene dall'accollarsi una zavorra.

2) L'apostolo Paolo poteva permetterselo: era civis romanus, dotato della cittadinanza romana, protetto dalla legge. Infatti quando verrà condannato a morte, sarà per decapitazione: l'umiliante crocifissione, infatti, non era prevista per i cittadini romani.

3) Immagino l'espressione vanesia e soddisfatta - “Vedete? Vedete?” - mentre si rigira tra le mani il suo nuovo biglietto da visita in caratteri sontuosi: Giovanni (detto Marco), assistente all'evangelizzazione prescelto da Barnaba, riservato dallo Spirito.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi scuserai se il mio commento non è strettamente collegato al post.
Ma ho fatto il liceo in una scuola pubblica. Preside, vice preside e alcuni professori di materie chiave erano dichiaratamente di cielle.
Al sabato pomeriggio, per chi voleva, il preside e la sua truppa mlitante organizzavano incontri di comunità e preghiera aperti a studenti, genitori e docenti.
Io me ne sono sempre infischiato della politica, della destra e della sinistra, e perfino della religione. E a quegli incontri non ci andavo. Ma non l'ho mai fatto in modo "militante": semplicemente, mi facevo i fattacci miei. E ho sempre preso 4in matematica: 4 che restavano tali in pagella a fine anno.
Alcuni companeros tuoi, ma quattordicenni come me dal 4 facile, a quegli incontri ci andavano e - con una sana media del 4 - si ritrovavano magiche sufficienze in pagella.
Applica quel banale metodo scolastico ad altri livelli e scoprirai un sacco di cose interessanti su quella potente parte d'Italia che ti vanti di rappresentare.
Cordialmente
Matteo

ciellino ha detto...

Dunque non abbiamo proprio preso in considerazione l'ipotesi che Matteo semplicemente non studiava?



PS: io non "rappresento" Comunione e Liberazione; al contrario, mi "vanto" semplicemente di esserne affascinato, poiché ne ho visto non lo strato superficiale, ma il nocciolo duro. Che non è affatto così nascosto come potresti voler sognare.