Tre ore ben spese: questo film mi ha fatto bene perché è stata un'altra conferma che la comunemente deprecata nostalgia di una civiltà cristiana non è un pio sogno ma è storicamente fondata.
La società cristiana era davvero così: permeata di umanità e di fede, solidissime persino nella fatica e nella miseria. Il cristianesimo come qualcosa di normale, di ordinario, di quotidiano: non un fardello di regole ma il naturale procedere della vita. Lavoro, preghiera, famiglia, era un tutt'uno. Le virtù cristiane non erano per gli specialisti, la fede non era un passatempo da annoiati.
Un film da far gustare a chiunque pensi che il cristianesimo sia un elenco di regole, a chiunque creda che la fede sia un orpello di cui volentieri se ne farebbe a meno, a chiunque sospetti che la religione sia in fondo in fondo l'oppio dei popoli. Un film che involontariamente dimostra che la società moderna è un coacervo di strane malattie spacciate per diritti, dove il lavoro non è sinonimo di dignità o almeno di passione, dove la natura è quella del cretinismo ecologista, dove i rapporti umani sono in fin dei conti animaleschi e di sfruttamento, dove la soppressione della sfera religiosa ha fatto nascere un'articolatissima foresta di rituali civili e formule magico-religiose da pronunciare in ogni occasione.
Vale davvero la pena di vederlo senza doppiaggio in italiano e senza neppure informarsi sulla trama.
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