giovedì 1 giugno 2023

Affezionarsi alle cose

Il tanto parlare di hoarding manca sempre di un elemento essenziale: gli hoarder, accumulatori seriali, generalmente mancano solo di un po' di ordine. Il loro accumulare segue spesso dei fili logici precisi. Il primo, senza dubbio, è il vincere la propria ansia. Comprano perché sono ansiosi. Accumulano perché temono che qualcosa di utile (o almeno di interessante) possa in futuro venire a mancare. Soprattutto, accumulano perché si affezionano alle cose. Sotto sotto siamo tutti così, ci affezioniamo alle cose perché ne comprendiamo il significato e perché rifiutiamo di credere che siano destinate a durare solo fino alla scadenza prescritta. È un po' il riflesso inconscio del desiderio di una vita senza fine. Ma come, l'ho comprato solo due anni fa e ora è già scaduto? E sì che quel miele scaduto in uno sperduto mese del 2019 è stato ancora buono nel 2021. Le alici scadute tre anni fa e dimenticate in un anfratto del frigo e sopravvissute a diverse turnazioni di pulizia, le ho belle che digerite un mese fa, ed erano persino buone.

Oggi nello sgabuzzino cercavo una scatola di plastica, un recipiente, qualcosa per mettervi del terriccio e piantarvi dei semini. C'era una vaschetta verde, una cosa da frigo mai usata perché andava bene solo nel frigo precedente (di pochi centimetri più largo dell'attuale), ma temevo di sprecarla. Sono comparse due vaschette incarto per alimenti, nere, sopravvissute da chissà quanti anni. Messe una nell'altra davano un recipiente consistente da 15×25 centimetri. Un vecchio chiodo arrugginito per farvi un paio di buchi per lo scolo acqua, quindi terriccio e semi ed ecco che quella plastica riprende vita. Non tanto il gusto del riciclo, ma il gusto di dare nuova vita a vecchie cose, nuovi significati a cose che avevano esaurito da tempo il loro significato, nuove funzioni a cose per le quali ne era stata pianificata una sola che aveva già superato a suo tempo (magari nemmeno brillantemente). È un piacere buttare qualche vecchia scatola dopo che ha vissuto due volte, la prima per ciò che era stata progettata, la seconda per la vita che gli ha dato l'hoarder.

E sì che sono un po' hoarder anch'io. Da piccolo guardavo con sufficienza la fissa di certi parenti di gettar via solo ciò che dava davvero fastidio, perché tutto il resto - a partire dalle bucce della frutta e dagli scarti della verdura - era in qualche modo riciclabile. Un'asta della scopa spezzata a metà, un paio di ciabatte che solo un cattivo dei film horror metterebbe ai piedi, una camera d'aria bucata, vecchi pezzi di attrezzi arrugginiti.

Soprattutto, il non voler spendere più di un centesimo del necessario. È quella sensazione al supermercato quando stai per comprare un recipiente, guardi distrattamente il prezzo, stai per mettere nel carrello e… ti accorgi che è un banale pezzo di plastica. O di stoffa, gomma, magari fil di ferro (più raro perché più costoso). E ti rendi conto che a casa ne hai tanti, di recipienti, anche dopo aver svecchiato le vecchie cose - con quel groppone in gola per tutte le volte che hai cercato in casa qualcosa che avevi gettato via mesi prima.

C'è gente che butta via robe anche nuove, con la scusa che se non sono utilizzate da uno o due anni sono da considerarsi superflue. Per poi ricomprarle magari pochi giorni dopo, perché il solo averle ricordate riaccende le sinapsi che ne descrivevano i diversi scenari di utilizzo. Eppure, un vecchio lenzuolo bucato diventa stracci usa e getta per il garage. La tovaglia plastificata del tavolo da cucina copre utilmente gli scaffali metallici dello sgabuzzino soggetti a ruggine o graffi. Hai sostituito neon e starter del bagno e non hai buttato via i vecchi, sebbene lampeggiassero in modo fastidioso: ti si guastano quelli attuali di sabato sera (miracoli dell'umidità) e rimetti i vecchi arrangiando per il week-end.

In fondo in fondo tutto questo è un pallido specchio del desiderio che abbiamo in fondo al cuore: quello di poter scoprire che quando tutto sembra perduto, giunge una nuova imprevista missione che dà senso anche alla precedente che sembrava fallita.