sabato 30 aprile 2022

Turismo da tastiera

Certre volte vado vagando su Google Street View. Cerco una stazione ferroviaria ben servita e di una linea ferroviaria che non sembri prossima alla soppressione. Cerco nei dintorni, entro i cinque minuti a piedi, una casa che mi ispiri. Stavolta era una di lontana periferia, di fronte al mare. Negozietti, casette sparse, un alberghetto. Scelgo la casetta più piccola e meno appariscente, mi dico che c'è bisogno di lavori perché non dà l'impressione che passerà indenne l'inverno. Su Street View dice che è luglio ma pare di un nuvoloso tardo autunnale, c'è in giro solo una donna anziana, rare auto. Percorro stradina e scale, è come se avvertissi l'umidità e il freddo, attraverso il soprapassaggio immaginando a come dovrei imbacuccarmi se vivessi lì (poiché tutto il percorso non ha nemmeno un angolino per ripararsi in caso di pioggia), eccomi finalmente davanti alla stazione. Ma invece di entrarvi, continuo a girare nei dintorni. Un asilo. Una pescheria. Un ristorantino. Un altro improbabile alberghetto. Strano, ancora nessuno per strada. Che sia di mattino presto?

Ma più giro nei dintorni e più qualcosa bussa alla mia memoria recente. C'è stato il maledetto coviddi, che ha distrutto anche quel genere di sogni. Si esce di casa solo per lo stretto essenziale. Mascherine, contagi, vaccini, paure, sanificare, ti controllano, autocertificazioni, un colpetto di tosse e ti guardano tutti in modo torvo, e pensare che fino al 2019 il colpetto di tosse lo davi solo per rompere il silenzio. Nulla è più come prima. Ci vorranno parecchi decenni per riuscire a dimenticare questi ultimi anni horribiles (e il presente, che ugualmente non promette bene)[1] e abituarsi di nuovo a vedere i volti umani senza il pannolone facciale. Viviamo tuttora come in un grosso film dell'orrore, sia pure avendo messo un po' in sordina la psicosi virus per far posto alla psicosi guerra. È come se quelle vecchie fiction, a meno di dettagli superficiali, ci avessero anticipato tutto, talora figurativamente, talaltra letteralmente. O forse siamo noi ad esserci adagiati comodamente sui raccontini che per una vita intera ci hanno inflitto i media. Abbiamo imparato a vivere come in quei film. Non conta più la realtà dei fatti: conta l'essere compatibili con le grida manzoniane mediatiche, vedendo realizzata la profezia di Chesterton perché ormai occorre attizzare fuochi per testimoniare che due più due fa quattro, e sguainare spade per dimostrare che le foglie son verdi d'estate.

In tempi non sospetti mi ero lamentato senza sosta sui cretini postmoderni che bramavano di conoscere dalla tivù la cretinata del giorno. Ehi, sacro televisore, tabernacolo del demonio,[2] di cosa mi devo preoccupare oggi? Verso cosa devo esprimere il mio sdegno? Cosa deve provocare le mie reazioni, le mie paure, i miei bassi istinti, la mia rabbia, la mia noia? Su, ti prego, dammi qualcosa per esercitarmi. Se proprio non c'è nulla di grosso, dammi almeno un'altra dose di intrattenimento, qualcosa che mi distragga, che porti la mia testa lontano dalla vita quotidiana, e che a poco a poco mi plasmi l'animo e l'anima, cosicché un giorno potrò esser pronto all'ennesima Emergenza Mondiale Del Mese senza percepirne né gli esatti contorni, né la vera pericolosità, né un brandello di significato.

Infatti quel momento è venuto. Prima della pandemia quelle stradine erano deserte per maltempo e ferie, negli inutilissimi lockdown sono state deserte per la paura di uscir di casa, ora non sono più deserte ma è un po' di traffico che si alterna ad ambulanze a sirene spiegate.[3] Prima della pandemia lamentavo le facili isterie, le epidemie multiple di saccenza, perbenismo, arroganza, ipersuscettibilità. Non sapevo ancora che l'isteria collettiva sarebbe diventata quotidianità.


1) Emergenza finita ma restrizioni prorogate: come a dire guerra in Etiopia finita ma accise prorogate per novant'anni.

2) Fu padre Pio da Pietrelcina a qualificare "tabernacolo del demonio" il televisore in tutte le case.

3) C'è l'epidemia di "malore improvviso" in pieno svolgimento e la forsennata e isterica guerra angloamericana-NATO contro la Russia.