martedì 31 maggio 2022

I credenti ne Lascenzah

La comparsa dei meme è il diretto risultato del drammatico calo, nelle ultime generazioni,[1] della capacità di astrarre, del senso critico, e della soglia di attenzione. È come un'epidemia. È una versione cento volte peggiore di quel che don Giussani chiamava "effetto Chernobyl": i giovani sembrano sempre gli stessi, ma hanno una incredibile desolazione dentro. Solo che stavolta non sono più solo i giovani. Sono anche quei giovani - oggi non più tali - di cui si lamentò il donGiuss.[2]

Non si può più parlare: c'è sempre il cretino prontissimo a redarguirti severamente: recenti studi dicono che, uno studio in pre-print afferma che, certi scienziati hanno scoperto che, molti esperti son d'accordo che, uno studio del 2015 dice che, dei ricercatori di Harvard hanno scoperto che… Solo che non stanno parlando della scienza - quella capace di contraddire ciò che aveva affermato prima purché ci siano nuove evidenze, ma stanno parlando de lascenzah, quella spacciata per tale sui mass-media, quella dei titoloni dei giornali e dietro cui ci sono considerazioni politiche e sociali, e c'è anzitutto la voglia di esibirsi come "quelli dalla parte giusta", come quelli che possono rinfacciarti di essere dalla parte sbagliata. Vorrei tanto fosse solo una tara psicologica ma ha tutti gli incontrovertibili contorni di una religione. La religione dei televisionati, come mi piaceva chiamarla una volta. Talmente televisionati che di fronte alla novità della "pandemia", e del caso "Ucraina", non riuscivano a concepir nulla di diverso che l'atteggiamento da massa di pecoroni, proprio mentre si autoproclamavano fieri di essere "dalla parte giusta, mica come te e voialtri".

Questo vecchio meme è uno di quelli che non invecchiano. La bocca aperta fino a rischiare di fracassare la mandibola, lo sguardo accusatorio o sognante, gli occhialetti da intellettuale, la fronte corrugata, la dentatura in piena vista, l'aspetto trasandato, a rappresentare gente per la quale non importa né la verità, né l'evidenza, ma solo il professare religiosamente - da veri talebani - una Versione Ufficiale, quella in voga al momento, completamente dimentichi della versione precedente del giorno prima, e di sbatterti in faccia i titoloni dei giornali per dire che loro sono moralmente e religiosamente superiori a te, miscredente complottaro della domenica.

È gente che ti scaccia brutalmente dal consesso sociale perché hai osato dare le prove inoppugnabili di ciò che avevi affermato.[3] Amano più l'idea di "aver ragione" che la ragione stessa.[4] Vivono in un mondo pavloviano in attesa del prossimo stimolo, pronti ad eseguire la reazione che è stata loro programmata, e persino ad esserne fieri, orgogliosamente convinti. È l'esito finale (e prevedibile) di quando la fede non c'entra più con la vita.


1) Mi sento improvvisamente molto più anziano di quanto non dica la mia carta d'identità.

2) Don Giussani l'aveva capito benissimo e con sorprendente anticipo, che la società procedeva orgogliosamente e a grandi passi verso la perdita della fede e la sua sostituzione con qualche nuova forma di paganesimo.

3) È finito anche maggio e c'è ancora gente in giro col mutandone facciale, perfino da soli in macchina a finestrini chiusi e condizionatore a tutta manetta. Tutta la gazzarra sul certificato razziale sanitario che ha impegnato menti e cuori da prima di Natale a dopo Pasqua, comincia finalmente a sbiadire. Mannaggia alla mia pigrizia: da quella storica calata proattiva di braghe delpiniana avrei dovuto collezionare compulsivamente le affermazioni di Certuni e Certaltri - a cominciar dal parentame - per poi sbattergliele in faccia adesso. Magari uno su dieci avrebbe capito.

4) Perfino nel movimento - e in tempi non sospetti - rilevai quest'atteggiamento clericalista di certi sommi capi e capetti, gli stessi che pensosamente elucubravano arditi voli pindarici perfino sulle espressioni scherzose del don Gius, erano gli stessi del "si fa così e basta, si è deciso così e basta" (notare le espressioni perentorie in forma impersonale).