lunedì 31 marzo 2014

Piccole cose di tutti i giorni

Seminaristi e preti gareggiano ad esibire la pancia lardosa che deborda dalla camicia innestata nei pantaloni. Poi con quella voce stridula ed effeminata usano nelle omelie il termine desueto sfamare.

Per lunghi anni ho pregato perché i nonni superassero i problemi di salute che li affliggono. L'ho fatto perché sono affezionato e perché so che ogni attimo di vita in più è un dono. E quindi mi è particolarmente indigesto scoprire che passano il tempo a guardare la TV. Due nonni, due stanze, due televisori, due fastidiosissimi programmi televisivi che sembrano volersi sopraffare a vicenda in termini di pressione sonora e di banalità, per tutto il tempo in cui i nonni non sono impegnati a dormire.

Visto il film Die Welle. Lascia a desiderare, ma negli unici punti in cui è realistico (quando corrono ad imbrattare muri) parrebbe quasi un'apologia del peccato originale: date ai giovani un ideale senza guidarli (cioè senza educarli) e il risultato è totalmente scontato.

Scopro ancora una volta che mi si affezionano persone che non vedono l'ora di fuggire dalla propria famiglia.

Ho rabbrividito nel vedere lo striscione pubblicitario affisso sull'ingresso della parrocchia: Canta e cammina. Come se il popolo di Dio fosse un branco di Lemmings sul ponte del Titanic: orsù, fateli cantare. Sembrava un po' fare eco anche di una delle più cacofoniche canzoni di Claudio Chieffo, quella che ha ricordato a generazioni di ciellini che è bella la strada per chi cammina. Nel “cammina” ciellino c'era però una guida: una compagnia guidata al destino. Di questi tempi bui, invece, gli striscioni parrocchiali sembrano gridare un vuoto, sembrano indicare al branco di Lemmings di cantare e ballare sul ponte del Titanic: orsù, cantiamo, andiamo da qualche parte, purché ci si metta in moto, qualsiasi parte va bene, anzi, volete decidere voi?

Un libro si potrebbe dire “interessante” quando non riesci a smettere di leggerlo neppure per stanchezza.

Certi soggetti che ispirano antipatia sono in realtà semplicemente schiavi di una robusta invidia che provano vergogna a riconoscere. Vergogna perché pare assurdo invidiarti perché stai peggio di loro. Eppure sarebbe proprio questo un punto su cui spremere le meningi e cercare di capire qualcosa di più: perché mai dovresti invidiare qualcuno che sta messo molto peggio di te? Cosa c'è di così importante e “invisibile” da far arrovellare certa gente? Certa gente, incredibilmente, trova come scopo unico della propria vita quello di renderla fastidiosa e infelice ad altri.