giovedì 18 agosto 2022

Here come the tears

Quelle cose che più ti colpiscono[1] ti vien spesso voglia di recensirle di nuovo,[2] anche se lo avevi già fatto quindici anni fa. E quando eri pronto a rimetter mano a una recensione scopri che sotto il video uno dei commenti più gettonati dice: lo comprai che ero sedicenne, nel 1977, ed ancor oggi a sessant'anni piango ancora nel riascoltarlo, l'amore non è mai giunto, giusto?

Sembrerebbe che il sessantenne ancora non abbia capito perché c'è quel tuono verso la fine della canzone. È quel tuono che impedisce una lettura triste e senza speranza.[3] Quel tuono che rappresenta alla perfezione un ego che viene finalmente scalfito,[4] il momento esatto in cui il cuore si apre ad una possibilità che prima si ostinava a voler ignorare.

Sarà che ho letto e riletto con entusiasmo le novelle della Flannery O'Connor[5] da capire che le occasioni di grazia - a cominciare dall'aprire finalmente gli occhi sulla propria vita - sono tanto rocambolesche quanto ineleganti. E avvengono nei modi e momenti in cui meno le si aspetta, anche se si stava “aspettando” con decisione ed attenzione. E che creano un bivio ineludibile in cui occorre usare tutta la propria volontà per decidere quale delle due direzioni prendere.


1) Una prece per quei poveri cattolici che credono di trovare argomenti di meditazione e di sapienza tra le patetiche pagine di un Camus o di un Baricco (e consolazione e serenità tra le mani di psicologi e terapeuti) solo perché al pretame modernista piace mettere il rossetto al maiale, riuscendo con diabolica efficienza a far meglio di tutti i precedenti nemici della Chiesa. E pensare che è già un miracolo che nomi come Dobraczyński, Benson, Lewis, Chesterton, non siano stati frettolosamente dimenticati (ma è stato per lo più grazie a gente di CL).

2) Un artista è tale suo malgrado, ché i talenti van coltivati per non farli morire (ma non si possono far nascere). E potrebbe aver poco da dire, ed averlo già detto tutto nei primissimi anni della sua carriera - come questi Judas Priest, o come il canto mariano dei Sisters of Mercy - quando ancora non si poneva il problema di trasformare il talento in una rendita mensile.

3) Molte grandi opere offrono involontariamente una lettura superficiale diversa da quella che si scopre dopo un attimo di onesta riflessione. Posso presumere che chi vive la solitudine sia tentato di interpretare quel “come” come imperativo (“ecco, vengano le lacrime”) anziché una posposizione del soggetto (“vengono giù lacrime”) e di interpretare il tuono come un espediente per drammatizzare. Ma quel maschio e inevitabile tuono arriva dopo un intenso crescendo di here come the tears, quasi preannunciato, e non per creare sensazioni.

4) Anch'io scoprii da adolescente questa canzone ma già al secondo ascolto capii che c'era qualcosa di molto più grande di un lamento dovuto ai furiosi morsi della solitudine. Non sarò stato il solo a comprenderlo. Ma forse per capire che non è un banale lamento di un vecchio lupo solitario è necessario ammettere almeno implicitamente l'esistenza di quella cosa che i cattolici chiamano “divina grazia”.

5) L'arte della O'Connor sta nello spiegare ad un pubblico protestante e ignorante i princìpi di funzionamento della divina grazia. In quei racconti truci che non fanno economia di violenza da provincialotti, ad immergercisi si finisce per capire - spesso con disgusto e sdegno, quanto basta per ricordarseli per bene anche a distanza di molti anni - la propria fuga dalla realtà e il tentativo di schivare quell'inevitabile bivio. Solo una delle novelle ha una protagonista cattolica; la O'Connor detestava a morte le storielle melense e tutte uguali in voga all'epoca nell'imborghesita Chiesa locale, indistinguibili dalle fiction laiciste tranne per l'introduzione un po' forzosa di elementi chiesastici. Al punto da commentare l'ipotesi di un romanzo ambientato in un seminario, che anche con le migliori intenzioni l'unico effetto sarebbe stato quello di far perdere la fede ai lettori. In tempi preconciliari (cioè non sospetti) aveva già capito che la fede cattolica popolare stava venendo tragicamente ridotta ad un grazioso elenco di cose da dire e di cose da fare, un manierismo ad indignazione preconfezionata utile solo come entertainment per cattoliconi da salotto.