sabato 26 marzo 2022

La liberazione sessuale ha prodotto anzitutto gattare

Prima o poi dovrò decidermi a scrivere un saggio sulla psicologia delle gattare. Oggi ne ho aggiunta un'altra alla collezione. Si tratta di una che non vedevo da molto, molto tempo. La conobbi in un evento di parrocchia.[1] Il tempo di scambiare poche parole di circostanza e avvertii quella tempesta di ormoni e feromoni addensarsi attorno a noi, un percepire un'attrazione ricambiata che bastava non ostacolare affinché si sviluppasse.

Preferii ostacolare: l'istinto mi diceva che coinvolgermi con lei mi avrebbe tolto tempo ed energie per altre cose.[2] Avevo da poco scoperto il movimento di CL e la settimana successiva sarei stato per la prima volta agli Esercizi, un evento che consideravo prezioso e carico di conseguenze. Gliene parlai quando mi chiese cosa avessi in programma per i giorni successivi, incuriosendola,[3] e la conversazione proseguì senza toccare altri argomenti.[4]

Spesso è sufficiente scambiar poche parole per farsi un'idea abbastanza fondata di una sensibilità e di una cultura,[5] e in quel caso non era stato solo l'occhio ad aver avuto la sua parte. Ma pur non sapendolo descrivere avevo un obiettivo, ed era fondamentale godermi quegli Esercizi libero da distrazioni. Dopo quella festa ci perdemmo di vista. Non era la sua parrocchia, non era la mia parrocchia, dimenticai anche il suo nome… se non fosse che un vecchio amico che sentivo di rado mi disse che era sua cugina. Passano gli anni - molti anni - sbiadendo ricordi e volti, finché quest'ultimo mi parla di nuovo di lei perché presente a diversi eventi pubblici. Riesco così a rinfrescarmi la memoria, rivedendo sui social quel suo volto, gli stessi lineamenti e lo stesso sorriso col peso degli anni. Passa qualche altro annetto.

Qualche giorno fa, durante un giretto in bici dopo pranzo, mi è parso di vederla a passeggio. Ho rifatto di proposito il giro della piazza e l'ho rivista all'incrocio in attesa di attraversare. L'ho salutata e ho proseguito. In quella frazione di secondo la sua espressione sorpresa sembrava quella di chi rivede un amico ma non ricorda più come e quando lo ha conosciuto.[6] O forse a sorprenderla è stato il tono della mia voce, quello di una familiarità che a tantissimi la pandemia[7] ha spazzato via quasi del tutto.[8]

Rientrando, mi ripropongo di contattarla, ma ho bisogno anzitutto di un alibi per fermare le bordate sarcastiche che giungono a raffiche dall'interno della mia stessa testa. Non ho mai avuto tempo di mettermi a fare l'adolescente infatuato. Ne sfoglio dunque i social e comincio a scoprire qualcosa di più di lei. E iniziano le sgradite sorprese. Da ciò che scrive e da ciò che ha pubblicato negli ultimi anni è una inguaribile gattara. Dice di esser fiera di essere single (proprio ciò che dicono tutte quelle che passano i 40 senza aver rimediato un buon partito), fa varie allusioni alla sua vita passata, la sua cultura è degradata negli scrittori di moda, cantanti di moda, cinema di moda, e i soliti shopping e vacanze.[9] Dopo aver scoperto e perso me si era data da fare per accumulare "esperienze" (oggi così si chiamano) per "capire sé stessa" (oggi così si dice), con le ultime allusioni a "uomini" (ah, i sottintesi) anche datate quest'anno (sia pure sembrando ricordi di un tempo che fu).

Così ho dovuto mettere un po' di musica di quella forte, prima di proseguire il cascamento di braccia. Quei latrati a ritmo forsennato si agganciano alla delusione e ne trascinano con sé buona parte al togliere le cuffie. Dopo, a freddo, ci si può domandare come diavolo sia possibile che una vita debba essere spesa attorno a frivolezze, mode passeggere, frasette poetiche e "ricerche di sé stessi" che sono in realtà solo un tentativo di ammazzare la noia. La speranza che una persona sia molto diversa da ciò che esibisce sui social pare un disperato tentare di farsene una ragione.

Da quella sera i suoi post sui social sono diventati alquanto più frequenti. Quasi come se volesse comunicarmi di farmi vivo. Ma ogni volta che ne sfoglio le pagine, le braccia mi cadono ancor di più, come uno che l'avesse forzatamente angelicata per poi scontrarsi fragorosamente con la realtà.


1) La riduzione di parrocchie e attività caritative a centri sociali per gente che ha tempo da perdere è l'evoluzione in farsa del vecchio sfidare le sezioni di Partito a chi vantasse più cineforum e calciobalilla. Ricordo con affetto un parroco molto poco acculturato, che si domandava seriamente i motivi per cui l'ordine di scuderia curiale fosse quello di far socializzare i ragazzi, organizzare feste, giochi, incontrini perditempo: "come se non avessero già tante possibilità di socializzare a scuola e fuori della scuola".

2) Sono stato adolescente anch'io e so benissimo cosa significa quando dopo cena sei stanchissimo, appena rientrato dall'aver buttato la spazzatura, vorresti dedicarti ai videogiochi e invece devi stupire la ragazzetta che già tamburella le dita perché il messaggino di attenzione è in ritardo. Presto, cerchiamo una frase poetica da mandarle - un po' come "presto, la lezione è finita, prepara una domanda intelligente", sperando che non susciti un supplemento di lezione.

3) Anche i ragazzi della parrocchia fanno tante attività chiesastico-pretesche ma evidentemente molto meno stuzzicanti, nonostante lo zelo degli organizzatori nel tentare di rendere pepata e avvincente l'attività.

4) Non penso che il parlarle del movimento e degli esercizi me l'avesse allontanata. Ricordo bene che fu del tutto fortuito il non riuscire a scambiarsi i contatti prima di sparire da quella festa. Mi è capitato tante volte di incontrare qualcuno e di parlargli - meravigliandomi che si meravigliasse - di ciò che avevo trovato nel movimento. Gente che ancora porto nel cuore, più i tanti di cui occasionalmente mi torna memoria. Perfino coloro che nel migliore dei casi dovevano solo marcar presenza e fingere interesse per acquisire un ulteriore bollino per la propria tessera immaginaria di bontà.

5) Cose che personalmente ho sempre valutato molto più dell'aspetto fisico, per cui il parco ragazze fidanzabili con me non è mai stato troppo vasto.

6) Lo riconosco perché è un topos frequente nei miei sogni, incontrare qualcuno che mi saluta, mi chiama per nome, mi dice qualcosa che può aver saputo solo da me, ma in sogno non riesco proprio a ricordare chi sia. In qualche caso, dopo un po' di fatica, finalmente ricordo che è qualcuno incontrato in un sogno precedente.

7) L'emergenza è ormai terminata ma certe restrizioni vengono prorogate. Che è la stessa cosa del dire che la guerra in Etiopia del 1935-1936 è terminata ma le accise sui carburanti sono state prorogate al 2022 e oltre.

8) Eravamo entrambi sprovvisti del mutandone facciale obbligatorio. È stato un momento "2019", in quella frazione di secondo la pandemia disumanizzante non c'era.

9) Ho una notevole allergia alle attività che richiedono sospiri e facce perse, tanto più che certo clero locale crede che i fedeli siano drogati di emozioni sdolcinate, e non manca mai di ammannirne loro.