venerdì 19 novembre 2010

Fratelli. Da secoli.

“We condemn the attacks that have struck the Christians. They are our brothers and we have been living with them for centuries. I believe they are the victims of a terrorist organization, but I'm positive that Iraqi Muslims respect their brothers. We just worry that Christian will leave Iraq and then the Western world will have a negative opinion of Muslims in Iraq.”[1].
«Noi condanniamo gli attacchi che hanno colpito i cristiani, che sono nostri fratelli ed insieme ai quali abbiamo vissuto per secoli. Sono convinto che sono vittime di un'organizzazione terrorista, ma sono anche certo che i musulmani iracheni rispettano i loro fratelli. Siamo preoccupati dal fatto che i cristiani abbandonino l'Iraq e che perciò il mondo occidentale si faccia un'opinione negativa dei musulmani iracheni». (Sayed Hassan al-Husaayni, imam della moschea vicina alla chiesa della strage del 31 ottobre scorso).

«La partecipazione alle messe domenicali secondo le intenzioni del Papa e dei Vescovi è un gesto di comunione reale e di carità perché sentiamo come nostri amici i cristiani dell’Iraq, anche se non li conosciamo direttamente» (don Juliàn Carròn[2]).


1) Da Iraq's Christians Vow to Survive - with Muslim Help.

2) Da Preghiamo per i cristiani in Iraq, ufficio stampa di Comunione e Liberazione.

sabato 13 novembre 2010

Quando il cristianesimo si imborghesisce

La tua parrocchia potrebbe non essere una parrocchia se...
1. raramente (o mai) vi si sente pronunciare la parola “peccato”
2. e quando senti “peccato”, è solo per nominarlo in fretta o ridefinirlo come “sbaglio”
3. non ricordi l'ultima volta in cui hai sentito fare il nome di Nostro Signore in qualche messaggio
4. il messaggio di Pasqua non parla della Risurrezione ma di “nuove opportunità” nella tua vita per “voltar pagina”
5. nelle festività civili, si parla di quanto grande e importante sia il darsi da fare
6. negli altri fine settimana, si parla di quanto grande e importante sia tu
7. ci sono più avvisi che preghiere
8. la gente non canta durante le liturgie, ma assiste
9. le principali responsabilità del parroco non c'entrano con i sacramenti e l'insegnamento della fede
10. si spendono più soldi a pubblicizzare le missioni di quanti se ne mandino alle missioni stesse
11. la maggioranza dei gruppi parrocchiali riguardano sport e tempo libero, anziché catechesi e liturgia
12. ti senti sempre a tuo agio
13. l'appartenenza alla parrocchia sembra solo una faccenda di reclutamento di volontari
14. vedi gli altri fedeli solo la domenica mattina in parrocchia
La citazione qui sopra proviene dal blog di un pastore protestante (credetemi, non è un parroco cattolico ma un pastore luterano, nonostante i tratti del volto e il collarino a linguetta). Nel tradurre mi sono preso alcune licenze poetiche: ho tradotto church con “parrocchia” e ho adattato America, video, Scripture, così che quei quattordici punti scritti da un luterano per lamentarsi della sua chiesa diventano improvvisamente adeguati[1] per descrivere l'imborghesimento di tante parrocchie cattoliche italiane dove la fede è stata sostituita da un moralismo.


1) Tranne il punto 12 qualora volessimo riferirlo alla liturgia.

mercoledì 3 novembre 2010

Michael O'Brien incontra Eugenio Corti

In un incontro con membri del governo ed importanti giornalisti ho saputo che la libertà di stampa lì in Polonia è diminuita drasticamente e rapidamente: tutti i loro media laici sono pesantemente influenzati da oscuri interessi e da una nuova polizia segreta ricostituita per lo più da vecchi comunisti e nuovi eurocrati. Solo la Radio Maria polacca e dei piccoli giornali cattolici continuano a rendere conto della vera situazione della terra polacca e perciò subiscono un continuo fuoco propagandistico da parte del potere. È stata una scoperta scioccante e mi è stata confermata più volte da osservatori seri durante i miei viaggi [di questi ultimi mesi]. La dittatura del relativismo di cui parla il Papa ha molti aspetti, ma il più ingannevole è quello del liberalismo “illuminato”. Sotto tale “liberalismo” c'è un'agenda decisamente alleata alla cultura della morte, dotata di potere e di ricchezza. Nel nord America ed in molti paesi occidentali c'è la stessa dinamica in opera sotto vari travestimenti.

Un giorno, a Milano, ho avuto la fortuna di far visita al grande scrittore italiano Eugenio Corti, autore del romanzo Il cavallo rosso. Questo genio di novant'anni, fragile come la carta velina, dimostrava invece il cuore di un leone ed una mente lucida e cristallina. Ero commosso nell'ascoltare dalla sua stessa voce le stesse domande che hanno scosso quarant'anni della mia vita spirituale. È di una generazione più anziano di me e la sua battaglia continua da più di sessant'anni. Nel congedarmi mi ha detto: «Stiamo combattendo una grande guerra. Tienti stretto, per qualsiasi cosa, alla mano di Gesù».
(mia traduzione di parte della newsletter di Michael O'Brien del 3 novembre 2010)

martedì 2 novembre 2010

Frattaglie / 7

Definisconsi frattaglie i pensierini sparsi di un anonimo ucciellino durante i suoi faticosi svolazzamenti quotidiani, annotati frettolosamente e disordinatamente nella memoria SMS del cellulare prima che le preoccupazioni li sommergano nell'oblio.

Tornando a casa ascoltavo nel vecchio fido iPod il canto Il testamento del capitano mentre davanti ai miei occhi scorrevano i soliti insulsi cartelloni pubblicitari: ho così avuto una ancor più netta impressione di quell'antica società (descritta dal canto) di uomini per i quali contava la lealtà, l'onore, la fedeltà, la serietà. Nei cartelloni pubblicitari, eccellenti descrittori della mentalità della nostra epoca, si elogiavano invece (con generosa dose di malizia e con ricercata eleganza) disvalori quali l'infedeltà, la leggerezza, la distrazione, l'individualismo più gretto (l'industria pubblicitaria con gran perizia stuzzica ciò che c'è nel fondo più oscuro dell'anima macchiata dal peccato originale). Il testamento del capitano è un canto di un'altro mondo e di un'altra epoca, un'epoca in cui era ancora chiaro che l'anima va elevata anziché narcotizzata.

Ogni tanto ancora mi sorprendo su quanto meticolosa sia la preparazione di una donna prima di uscir di casa. Giacchina, scarpine, borsettina, anellini, sciarpina, ciondolino, gilettino, orecchini (scusate, punti luce: e io che associavo tale termine solo agli impianti elettrici)... Nella società che ha trasformato la donna in un oggetto, molte donne finiscono per pensare che l'unico modo di emergere è trasformarsi in oggetti di lusso.

“Cristianità” è quando si costruivano cattedrali senza CAD, senza computo metrico, senza burocrazia, senza assemblee sindacali... cioè quando l'opera dell'uomo doveva piacere anzitutto al suo Creatore (solo così si spiegano i tanti fregi e abbellimenti eseguiti con la massima perizia, sparsi in punti invisibili all'occhio umano e che spuntano fuori dopo secoli durante qualche restauro). Osservando basiliche e cattedrali delle epoche che ci hanno preceduto, vien da esclamare che la peggior condanna della società moderna è data dalla sua... architettura.

«Quanto sarebbe stato bello vincere» recita un'altra pubblicità invogliante (in questo periodo di crisi) a gettar via soldi per comprare illusioni.

lunedì 1 novembre 2010

Il segreto degli ordini religiosi

Un amico che ti dice: «Sono stupito da quanto i vostri superiori abbiano a cuore la vostra vita in comune, accompagnandovi fino nei dettagli».[1]

Questo è sempre stato il segreto (oggi dimenticato quasi ovunque) della vita consacrata: i superiori che “hanno a cuore” la tua vita. Fraternità in atto, non in pianificazione.


1) Un'unità contagiosa, sul sito web della San Carlo.