venerdì 21 ottobre 2022

Liturgie di devoti undicenni

Le mie presenze al McDonald's si contavano sulle dita di una mano monca (e tutte in compagnia di qualcuno e avendo fretta di metter qualcosa sotto i denti prima di ripartire). Qualche sera fa però ci sono tornato per accompagnare degli amici, il figlio undicenne di uno dei quali esigeva perentoriamente l'esperienza mistica mcdonaldesca.

La prima cosa che colpisce è la lunga fila all'ingresso. Tutti di una certa fascia di età (molto più giovane della nostra). Tutti religiosamente in attesa del turno per entrare. Una fila ordinatissima e silenziosa, di quelle che si vedevano solo al Meeting di Rimini, no, agli Esercizi della Fraternità.

Il momento sacramentale è quello di ordinare. Il ragazzino ha provveduto per tutti noi. Aveva una sconvolgente dimestichezza con quel touchscreen troneggiante così alto e luminoso, tale da farmi riflettere su quante volte avesse visto eseguire quelle ditate, e quante altre volte avesse provveduto lui stesso. Scegli, togli, ripensa, aggiungi, rimetti, clicca qui, codice, correggi, offerta, conferma, segnalino, pagamento. Mi sono sinceramente chiesto cosa sarebbe stato il ragazzino se un quarto di quell'entusiasmo, di quell'esperienza, di quella conoscenza, fossero state dedicate al Santissimo Sacramento.

Nell'esatto ultimo momento dell'ultima ditata - quella del selezionare il pagamento -, come risvegliandosi all'improvviso da un sogno, scatta indietro a comandare a suo padre di inserire la carta di credito. La magica carta che fa magicamente mangiare. Tutte le pietanze erano rigorosamente descritte da numeretti (i prezzi in euro). Togliendo un ingrediente, il prezzo non cambiava: e allora rimetticelo il doppio bacon nel mio BBQ, va'. E il ragazzino, in preda a delirante entusiasmo, mostra la sua bravura nel selezionare, modificare, aggiungere, confermare, lietissimo di ottemperare a questa richiesta di conformarsi ancor più alle divine virtù di Colui che Ordina sul Taccio Scrinno del Mecco Donaldo. Chissà quante volte avrà implorato gli amichetti di consentirgli di essere al centro dell'attenzione, di essere l'Ordinante Diteggiatore, soccombendo alle piccole prepotenze degli altri che si ritenevano più degni, che erano più esperti, che magari era già tanto che gli avessero consentito di diteggiare il suo. Ma ora, in mezzo a degli adulti -perbacco!-, che addirittura gli chiedono di modificare una voce dell'ordine, è un sublime momento sacro di mistico fulgore! Vorrebbe che i compagni fossero presenti a vederlo mentre modifica un ordine su esplicita richiesta di un adulto! Che apoteosi.

Segue quindi il sacro momento conviviale. Il ragazzino apre con un po' di indifferenza la sua scatolotta debitamente decorata dei santi in vigore, cioè gli animali domestici di Batman e Wonder Woman, rigorosamente diversity (impossibile che i supereroi abbiano tutti un cane non abbastanza nero), con porzioni edibili talmente piccole che a vederle da sazi sarebbe tornata la fame per solidarietà. Uno dei presenti consuma la sua insalatina, con una microporzione di olio (“15ml”, dice la scritta sulla bottiglina morbidina formato bambolina). Una dei presenti consuma solo parzialmente la sua porzioncina di McNuggets. Il ragazzino tenta il suo show - quello che gli amici non gli avrebbero tanto facilmente consentito - raccontando robe a caso e battutacce bambinesche da undicenne che vuol sembrare adulto navigato. La dose di attenzione che ottiene non è proprio quella desiderata, ma tant'è, meglio di niente, che l'indomani si torna col branco dei coetanei, e lì sarà di nuovo dura ritagliarsi il suo momentino di gloria. Qualcuno degli adulti butta lì incautamente qualche argomento di conversazione da adulti annoiati, cioè fidanzamenti ed “ex”, rovinando quella già scarsa dose di attenzione.

Fuori è un freddo boia ma c'è gente - sempre di quella succitata fascia di età - che con religiosa compostezza procede al sacro pasto.

Una delle addette aveva un braccio abbondantemente tatuato che per una combinazione surreale di circostanze è stato per un attimo teso trasversalmente a pochi centimetri dai miei occhi. Lavoratori umani ubbidiscono roboticamente agli ordini del computer, ordini compilati con ascetica devozione da inebriati contemplatori del touchscreen. Il computer provvederà certamente a misurare l'efficienza e la precisione degli umani nell'eseguire gli ordini. Mentre la tatuata mollava i vassoi il suo commissario politico supervisore (più giovane di lei) chiedeva distrattamente se fosse tutto a posto. Nessuno risponde. Più per imbarazzo che per necessità, gli porgo il lungo sacro scontrino chiedendogli cortesemente di controllare. Passano quattro lunghi secondi, e il supervisore afferma che mancano i nuggets. L'addetta tatuata si sposta subito verso i robot umani dall'altro lato, tornando trionfante con una scatolina extra.

Viene infine il momento di alzarsi. Nessuno vuole alzarsi per primo, sarebbe come un dire che si è pregato abbastanza, nessuno vuol passare per quello poco devoto. Così mi alzo io, con la scusa di riporre negli appositi raccoglitori le bottiglie di plastica vuote. Non posso fare a meno di notare che la quantità di cibo è proporzionalmente simile a quella di carta, plastica e incarti. Il ragazzino è già stufo da un pezzo di star lì, vorrebbe qualche altro intrattenimento, la compagnia degli adulti gli è stata prevedibilmente noiosa. Ah, se ci fosse il branco! Ah, se lo avessero visto mentre si destreggiava a ordinare!

Son felice di non appartenere a quella religione.