Caratteristica di tutte le fiction recenti: adulare le “minoranze”. Tecnicamente indistinguibile dalle bambine che giocano creando scenette in cui le bamboline si lodano a vicenda. “Ehi, facciamo un telefilm in cui un esponente della minoranza 456 è il capo eroico e incompreso che però vince contro il maschio bianco etero. Sì, ma mettiamoci una reginetta esponente della minoranza 173 che contribuisce a risolvere il caso per poi innamorarsi di lui. Ok ma infiliamoci pure un esponente della minoranza 381 che elogia entrambi e vince concorsi importanti, anche se non serve a niente nel contesto della trama, bisogna pur far vedere che vince e rivince. Benissimo, ma ficchiamoci pure un esponente della minoranza 219 i cui bizzarri gusti sessuali gli fanno ottenere per puro caso un ambitissimo premio…”
Abbiamo appurato che il nostro amico-nemico GoogleBlogspot ogni tanto ama bullizzarci impedendoci l'accesso per giorni (o settimane) dando erroneamente errore di password, facendolo solo per avere la scusa di richiedere il numero di telefono per autenticarci (e no, non ti darò il mio numero). Dopo giorni (o settimane) fa finta di niente e il login riesce al primo colpo, infliggendoci solo l'invito a inserire un altro indirizzo email o numero di telefono. “Amico” perché tutti i servizi che mi ha dato gratis in tanti anni sono stati utilissimi nel mio cammino (ivi inclusa la mappa e le immagini stradali di quel bel santuario, grazie alle quali son poi riuscito a visitare di persona), “nemico” perché pur vivendolo ai margini del suo territorio di caccia (è sempre a caccia di informazioni, pesca a strascico) sono stato bersaglio di rotture di scatole pazzesche come questa del login che ufficialmente risultava sempre errato (a suo tempo ebbi già da abbandonare un altro account, divenuto davvero inaccessibile senza motivo; per fortuna non era tanto essenziale da farmi fare il diavolo a quattro per recuperarlo).[1]
Quando ci ricordano che l'ubbidienza è una forma di amicizia dimenticano sempre di chiarire che vale anche dal versante opposto: colui a cui ubbidisci deve meritarsela, quell'ubbidienza: “non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge”.[2] Per cui se dopo tutto il mio impegno ad ubbidire vengo gratuitamente insultato e calpestato, devo dedurre che sto erroneamente chiamando “ubbidienza” il servilismo, e “amicizia” un'autoimposta tifoseria.[3] Posso ammettere - anche di fronte ad un singolo fioco indizio - che lo spadroneggiare sia motivato da cose importanti che non conosco ma in mancanza anche del più fioco indizio, beh, resto ai margini ad osservare la scena.[4]
Il primo figlio, un mollaccione “divano e videogiochi”. Il secondo, vacanze, lavoro, terapie, sfascia non uno ma due paia di occhiali, telefonino seminuovo caduto in piscina, “ma tanto c'è uno che li ripara”, il viaggio con gli amici, a inizio luglio aveva già bruciato tutti i risparmi e anche i futuri guadagni del resto dell'estate. “Però ha dei ricordi, mica di intere estati passate sul divano coi videogiochi”. Ricordi di attività frenetiche, di vacanze non riposanti, di fisioterapie al risparmio (chiedevano 45 euro a seduta, “ma tanto se ci parlo mi faranno un prezzaccio”, certo, certo, aspettano proprio di ascoltare il tuo convincentissimo discorso), di intere settimane passate con gli occhiali sbagliati (e di medici in ferie, e di ottici costosissimi perché il posto è turistico…). Entrambi, una volta quarantenni, per raccontar qualcosa ai propri amici diranno di aver fatto pazzie irreplicabili, moltiplicando i dettagli fantasiosi e chiedendosi mentalmente a quale bivio sbagliarono strada.
Mi chiedono quale autore ascolterei quando sono giù di morale. Ho in mente già almeno una dozzina di nomi ma mi rendo conto che non vale la pena indicarli perché non sono i miei rimedi alla tristezza, perché funziono in maniera diametralmente opposta a quel che insinuava quella domanda. Quando le cose stanno maluccio, al più metto qualcosa di ancor più deprimente. Uso la musica come il camion dell'indifferenziata, non come il furgone del gelataio. Quando ho bisogno di pace, metto su qualcosa di scontroso. Quando sono nervoso, ho bisogno di musica rabbiosa.[5] Mi sembra più virile così. È come se avere un “cantante preferito” da usare per tirarsi su di morale, fosse una sorta di droga, di metodo per sognare, un modo per ingannare sé stessi.
Il vero dramma dei blog e social cattolici è che sembrano esser buoni solo per il cattolico da salotto. Ahimé, tante mie pagine blog soffrono dello stesso malanno. Quando hai fatiche e sofferenze, certe disquisizioni su quant'era bravo e bello Nostro Signore sembrano provenire da attempate casalinghe che pasteggiano elegantemente vermouth e biscotti esclusivi, certe che l'aria condizionata d'estate non si fermerà, e che la peggior preoccupazione del mese è quella cacca di piccione sul portellone del cofano. “Quando hai mal di testa, hai bisogno di una cazzo di aspirina, non di una predica del cazzo su emicranie, sul significato del dolore, sulla sopportazione”.
Quella frenesia collettiva di prepararsi un surrogato di viaggio di nozze, prepararsi un surrogato di vita da VIP come quella che si vede nei film, prepararsi un surrogato di avventura instagrammabile. Viviamo di surrogati. Come le numerose bevande di “reintegratori minerali”, che son tutte acqua e zucchero e un pizzico di sale, letteralmente, ma contengono nella confezione, nel design, nel nome, quel tocco di eroica forza sovrumana, come nei film.
Una coppia si dedica per trent'anni a rimettere in sesto un piccolo bosco, di poco più di un centinaio di ettari, in un paese dall'altra parte del mondo. “Hanno scelto di non avere figli”, proclama leccandosi i baffi il giornalista che riporta la notizia. Pioggia di like da vecchie carampane in menopausa, specialmente dalle onnipresenti in parrocchia. “Una storia di rinascita”, commenta la carampana più pomposa e gettonata. Resisto faticosamente alla tentazione di rispondere “rinascita di 'sta minchia” mentre mi rendo conto che era stata quella stessa carampana a farmi notare il pretino che logorroicamente vantava la balneabilità di una spiaggia.
1) Ha un che di surreale l'ipotesi di dover ringraziare il Signore anche per aver avuto sempre comodo accesso a entità come GoogleBlogspotGmailMaps.
2) 1Pt 5,3.
3) “L'ubbidienza è una forma di amicizia” veniva detto ai cari amici dei Memores per giustificare i rospi da mandar giù. Finché avevi ancora un minimo indizio che la “casa” e la società dei Memores fossero “per te”, mandavi giù e capivi. Ma in mancanza anche di quello, cominciavi a chiederti perché cazzo eri ancora lì: avevi mendicato di entrare perché volevi donarti a Cristo, non al dialogo.
4) Un paio di settimane fa a Singapore il Bergoglio ha implicitamente dichiarato di essere l'inutile capo ufficiale di un ente che lui stesso dichiara inutile: «Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio». Bizzarro che nessuno lo abbia spernacchiato. Condoglianze ai ciellini che fin dall'incipit «Buonasera» si stanno ancora sforzando di trovare almeno un dente bianco nella carogna per poterla applaudire ed incensare.
5) Il motivo per cui qui non indico ciò che ascolto è che… sono esattamente autori e stili di cui ordinariamente consiglierei di stare alla larga. Robaccia che insinua, che suggestiona, che celebra cose di cui ti avrebbe fatto piacere continuarne a ignorare l'esistenza, (beh, dai, esageravo un po') che condisce i testi con sufficiente irrazionalità e incoerenza per fare in modo che siano le tue paure a completare il quadro. Conoscerne anticipatamente il “funzionamento”, e sapere di quali malattie mentali e spirituali soffrono gli autori (o fingono di soffrirne, per motivi meramente commerciali), normalmente è già sufficiente a sterilizzare tutto e a trattenere di un autore i pochissimi pezzi - o l'unico pezzo - meritevole di attenzione. La logica, poi, fa il resto: sapendo come l'autore intende alzare la tensione ne scovi lo stratagemma verbale e musicale. Sai già che l'autore che sta celebrando quel tipo di droga, probabilmente non l'ha mai assaggiata. O ricordi quel cantante che ammise, in un'intervista, che gran parte di ciò che ha cantato non l'ha mai vissuto “altrimenti sarei morto”.