Qualche tempo fa sul trenino che fermava al Gemelli c'era una tipa con la borsa blu pastello a recitare sommessamente le Lodi da un libretto che sembrava proprio quello del movimento.[1] Ogni tanto eventi del genere mi ispirano nostalgia di quando il movimento incideva così spettacolarmente nelle nostre vite da farci prendere in giro dagli stessi familiari, movimento che oggi sembra un cadavere tiepido (e non solo per le strigliate e la burocrazia bergogliane,[2] per la carronizzazione sistemica di cui sembra ancora lontana la guarigione, e per l'ordine di scuderia di far buon viso a cattivo gioco).[3]
Non ho mai pregato la liturgia delle ore da solo: il libretto delle ore e quello dei canti ce li ho avuti solo per portarli agli Esercizi spirituali e alla Vacanza della fraternità. È come se avessi sempre percepito che certe tradizioni del movimento avevano come unica ragione qualche remoto diktat curiale che nessuno ricordava più e che il Giuss aveva accolto con ubbidienza sorprendendo magari lo stesso curiale che l'aveva esalato solo per arieggiare l'ugola. La liturgia delle ore è roba per preti e consacrati, e noialtri non eravamo né gli uni né gli altri (ma si era in tempi postconciliari, cioè tempi in cui la semplice preghiera comunitaria del rosario avrebbe scatenato molta più furia rabbiosa clericale). Oppure potrei immaginare che qualche prete “moderno” a cavallo degli anni '70 abbia rimproverato i ragazzi del Giuss di non essere abbastanza adulti nella fede, col sottinteso che gli adulti celebrano la liturgia delle ore proprio come i preti[4] con un libretto della liturgia delle ore largamente semplificato[5] (ma con imprimatur della curia), e la forza dell'abitudine l'ha tenuta in vita nonostante nessuno ricordi più né il nome del rimproverante, né l'anno del rimprovero. Poi magari mi si dirà che don Giussani ci teneva e ci credeva (ma non saprebbe dire in che misura il don Giussani stesse solo ubbidendo ai superiori).[6]
In quei formidabili primi anni '70 - quando Luigi Negri era solo un laico impegnato in Azione Cattolica - e fino ad almeno i primi anni '80, l'universitario ciellino si distingueva per avere sempre in mano[7] il libretto delle ore e quello dei canti, particolarmente malridotti dal continuo utilizzo.[8] Il secondo, inutile, perché dopo pochi anni a ripetere i canti da quel libretto li hai già imparati tutti a memoria. Il primo, invece, una sorta di dichiarazione di appartenenza, di quella che faceva rosicare i veri comunisti, che con tutto il proprio genuino impegno non riuscivano a farsi vedere in giro tutto l'anno con sempre in mano il libretto di Mao[9] (o le massime marxiste-leniniste).[10]
L'ondata successiva di giovani del movimento era già in via di disarmo. Fu quella che don Giussani chiamò “effetto Chernobyl”: fuori sembravano uguali, dentro erano completamente svuotati, senza più ideali, nemmeno gli ideali sbagliati.[11] Fu quella che anni dopo, cresciuta, incontrai io, quella in cui i due libretti apparivano raramente, per lo più in occasioni cielline, quella che ancora aveva un po' di casi di ingenua baldanza ed entusiasmo - che noi giovincelli vedevamo totalmente assente in qualsiasi altro ambiente, scuola e parrocchia in primis. L'indizio principale del degrado, che avrebbe dovuto insospettirmi subito, è che a certuni venivano perdonate un po' troppe cosucce. Erano come ciellini che “ci credevano” solo quando si ritrovavano in determinati contesti (vacanzina, esercizi, scuola di comunità), e che una volta fuori tornavano ad essere normies. Mi chiedevo, infatti, come fosse possibile che una cosa così vera, un'esperienza così ricca e concreta, potesse rischiare di diventare un attività da club,[12] e proprio alla luce del venir continuamente messi in guardia da tale riduzione.
Ero disposto a soprassedere su giussanologi e cielloti (cioè sul fatto che alcuni vivevano il movimento come un circolo culturale o un attivismo), convinto che fossero solo limiti mentali temporanei (uno desideroso di fare tante attività trova pane per i suoi denti ed è sufficientemente distratto da non vedere tutto il resto).[13] Ci vollero anni prima di accettare definitivamente l'idea che quei “limiti” erano il più delle volte destinati ad essere insuperabili. C'era gente che aveva aderito solo perché desiderava avere un club a cui appartenere, ed aveva un'indistruttibile corazza mentale che dopo anche decenni di frequentazione impedisce di cambiare idea su quel punto. Quella gente, purtroppo, era destinata a diventar maggioranza, specialmente a partire dalla trionfalmente tronfia epoca bergogliana. Quei libretti, salvo le grandi occasioni, erano spariti del tutto.
L'ondata successiva la chiamerei di disadattati, alluvionati, depressini.[14] Cioè i giovani di questi ultimi anni, abituati a non saper valutare, non saper desiderare, non saper adattarsi.[15] È con loro che il movimento è “invecchiato”. Gli stessi ciellini d'alto rango che venivano a spiegarci robe imponenti al Meeting e agli Esercizi, avevano figli storditi dal piattume moderno, peggio che l'effetto Chernobyl di cui sopra (e sempre con la soluzione sbagliata: lo psicologo, le canne, il ribellarsi come metodo di affermazione di sé). Non è passata molta acqua sotto i ponti da quando le vecchine del paese definivano “la Messa dei giovani” quella infrasettimanale del movimento, a quando alla Via Crucis del movimento o alla Giornata di Inizio Anno la fascia di età 0-39 contava pochissime presenze e i capelli bianchi erano la stragrande maggioranza.
La mia collezione di libretti delle ore prosegue dunque imperterrita nella sua vocazione a collezionar polvere.
1) Credo di averne almeno quattro. Cioè di averlo dimenticato a casa in almeno tre Esercizi spirituali a Rimini. Così lo ricompravo, e dalla volta successiva usavo sempre quello nuovo.
2) Ha un che di comico che i capi di Comunione e Liberazione ammettano le strigliate del Bergoglio e contestualmente assumano l'espressione untuosa e la voce ampollosa per annunciare che “il Papa ci ha dato questa parola”… La parola di 'sta minchia: «la potenzialità del vostro carisma è ancora in gran parte da scoprire», detto da lui equivale a un “finora per gran parte non avete capito niente, dovreste già da tempo dedicarvi ad altro”, e però l'ordine di scuderia è fingere di aver visto i soli denti bianchi della carogna e sperare che non arrivino altre strigliate.
3) C'è una linea sottile che divide il movimento genuino - quello fatto di scuola di comunità, caritative, educazione - e quello invischiato (spesso persino suo malgrado) nei programmi di qualche esponente clericale (programmi spesso solo immaginari, come quando il parroc
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