Ho perso il conto di quante volte mi son sentito dire dai nonni che i soldi "non si prestano nemmeno agli amici più cari". Ma in diverse occasioni, pur in perenni ristrettezze economiche, ho prestato, perché è difficile dir di no a un amico in difficoltà. Certe volte ho rivisto i soldi, altre volte non ho più rivisto né i soldi né l'amico. Ed al prossimo candidato alla sparizione non ho saputo dir di no. Come si fa a dir di no ad un amico d'infanzia, di fede, di studi e lavoro?
La vecchia saggezza dei bisnonni non dava spiegazioni perché sono troppo lunghe: chi pretende di capire tutto ha bisogno di finirci dentro fino al collo. Per capire occorre aver prestato ripetutamente ad un caro amico pur avendolo sentito giurare sempre che è "l'ultima volta" che bussa a denari, pur avendolo visto mandare a monte matrimonio, casa, lavoro, dopo essersi inimicato - sempre per soldi - amici e familiari. Ci si rende conto di quella "vecchia saggezza" solo quando finalmente si cominciano a notare le discrepanze - sottili ma significative - nel lungo fiume di convintissimi discorsi che l'amico ha fatto per prepararsi a chiedere un altro prestitino.
Dato che la mia vita è stata un'interminabile catena di complicazioni, tendo a prendere sul serio chi torna da me con una faccia desolata a dirmi che c'è un imprevisto in più. E poi "il denaro non dorme mai": anche se non ho mai nuotato nei soldi come zio Paperone, mi secca lasciarlo fermo. A costo di prestarlo ad un amico che non si sa quando potrà rendermelo, quasi come se fosse un dono che a sorpresa, imprevedibilmente, potrebbe un giorno fruttare.
L'amico ha infatti finalmente trovato lavoro nella Grande Città. Dove tutto costa il triplo rispetto che al paesetto. Dove però le opportunità sono tante, dove un caffè o una breve telefonata cambiano il destino. Senonché la scorsa notte, per l'insonnia dovuta ad una cattiva digestione, mi è capitato di riflettere su quelle "discrepanze". Ho avuto un sussulto quando non sono riuscito più a scacciare l'ipotesi che i soldi che non volevo far "dormire" sono finiti nelle mani di un abilissimo raccontaballe. Donare è una forma di investimento: ma si dona quando si ha una ragionevole speranza che tale investimento non sia uno spreco. Sono disposto a donare, ma detesto veder sprecato anche un solo centesimo.
In diverse occasioni della mia vita, di fronte a situazioni complicate e avendo davanti persone che esigevano in tre secondi un completo ragionamento in bianco e nero con buoni da una parte e cattivi dall'altra, ho dovuto rinunciare a spiegarmi perché avrei fatto la figura del contaballe. Per questo, quando sto dall'altra parte della barricata, non mi insospettisco subito di fronte a chi non riesce a spiegare tutto in poche, chiare e semplici parole. Col risultato - purtroppo - che l'apertura mentale rischia di degenerare nell'ingenuità. E che il vecchio amico di una vita intera, lì nella Grande Città, magari non sta lavorando ma sta solo stancamente aspettando che gli piova magicamente addosso qualche Grande Occasione (o almeno qualche occasioncina per tirare a campare anche il mesetto successivo).
Una menzogna può essere costituita anche dal 99 per cento di verità e dall'un per cento di aspettative spacciate per realtà concrete. Un mentitore non è necessariamente un professionista dell'inganno: il più delle volte è in buona fede convinto di poter infilare qualche aspettativa nel discorso dandola per dato acquisito. Salvo poi subire la doccia fredda della realtà. È possibile che lasciando lo stabile, l'ultima sera, sia andato a nanna pensando "per i mobili domani si vedrà". E invece ha visto solo la dipartita di un altro mese di fitto, inutilmente pagato per consentire ai mobili di raccogliere polvere. Oppure quando ha deciso che non può rimanere senza auto, e perciò ha rinnovato l'assicurazione al vecchio catorcio che continuamente ha bisogno del meccanico. Oppure quando ha deliberato che una certa spesa è passata a sorpresa dalla categoria del frivolo a quella del necessario, e che bisogna subito approfittare dello sconto altrimenti cambierà di nuovo categoria.
Sono poche le persone che non si fanno istupidire subito dai miasmi dello "sterco del demonio", la cui principale caratteristica è quella di cortocircuitare ragionamenti, osservazioni, ideali, decisioni.
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