domenica 19 giugno 2011

Fatalismo

“Non cade foglia che Dio non voglia”: giusto, poiché se Dio non vuole allora la foglia non può cadere. Ma attraverso sfumature della lingua italiana spesso quel doppio “non” viene semplificato in un fatalismo: se una foglia cade, allora sarebbe colpa di Dio che l'ha voluto e preteso: come se Dio desiderasse il male, come se fosse talmente debole da non poter fare a meno di permetterlo, come se Dio fosse vendicativo contro gli squallidi peccatori e addirittura miope (visto che i peccatori più incalliti non sembrano mai essere adeguatamente puniti dalla sorte), come se ogni male che vediamo si potesse incolpare l'entità generica “Dio” di averlo compiuto (volendolo, oppure distraendosi e lasciandolo accadere).

Quest'idea balzana serpeggia tra tanti fedeli sufficientemente ignoranti dell'insegnamento della Chiesa. Se l'uomo è stato creato talmente libero da poter scegliere perfino di compiere il male a danno di innocenti, allora il dire “Dio permette” è una scappatoia per chi ha fretta di chiudere una discussione. Le malvagità degli uomini, infatti, dipendono dalla volontà... degli uomini. Dire che “non cade foglia” è un modo meschino di accusare Dio (il generico “Dio”: più comodo accusare il generico “Dio” che Nostro Signore in persona) di esser colpevole delle cattiverie umane e della natura ferita dal peccato (prima del peccato originale la natura non si ribellava all'uomo).

Il fatalismo è lo stratagemma di quei deboli che hanno la sventura di essere anche stupidi.

4 commenti:

Luca ha detto...

Invece è vero il contrario. La teodicea si incaglia sempre in quel punto: o Dio è onnipotente, ma malvagio, o Dio è buono, ma impotente. Tutti i fattori della realtà convergono nel confermarlo.

Si potrebbe argomentare che un Dio onnipotente e onniscente (che sa già ora il male che patirà quell'inocente domani) non può non essere ritenuto responsabile del male commesso dalle sue creature, così come un genitore è responsabile del comportamento di figli.

Ma la foglia che Dio lascia cadere è anche l'innocente che soffre di un male inflittogli direttamente da Dio, non necessariamente dagli uomini. Come la mettiamo in quel caso?

L'idea che l'imperfezione dell'uomo sia da attribuire al libero arbitrio e non, come sarebbe naturale, al suo creatore (creatore dell'uomo quanto del libero arbitrio) è un'acrobazia logica, un sofismo nemmeno troppo sofisticato per salvare capra e cavoli, cioè l'esistenza del male e la presunta infinita bontà di Dio.

La responsabilità umana del male assolve Dio da ogni critica, ma da questo punto di vista è razionalmente (e aggiungerei teologicamente) più giustificata la visione di certi protestanti secondo cui l'uomo è salvo o dannato indipendentemente dalle sue opere.

In ogni caso, erano molto più realisti i greci che si imaginavano un Olimpo pieno di dèi capricciosi e imperfetti che si facevano gioco degli uomini.

ciellino ha detto...

La "teodicea" di cui parli (uso di proposito le virgolette) presume che l'uomo possa ergersi a giudice giusto e saggio, infischiandosene dei fatti storici (come la "pretesa" di Gesù con tutte le sue conseguenze concrete in venti secoli di storia).

Col mettere "Dio" sul banco degli imputati si finisce presto per trovarlo colpevole (o inadeguato), da qualsiasi punto di vista si voglia partire. Il don Giussani amava citare il Fedone di Platone, dove - massima vetta dell'onestà intellettuale umana - si ammetteva che senza un intervento di "Dio" per farsi trovare e riconoscere, la ricerca umana era destinata a interminabili difficoltà.

Il cristianesimo (nella versione esente da errori, cioè quella cattolica) è assolutamente ragionevole e per quanto può apparire antipatico resta comunque quello che spiega coerentemente più cose di qualsiasi umana cogitazione.

Solo che tu sai bene che se poco poco ammetti l'ipotesi che il cristianesimo possa essere ragionevole, finirai prima o poi per restarne affascinato (non dalla sua descrizione ma dai suoi effetti) e prenderlo sul serio.

Anonimo ha detto...

Un po' lungo ma ne vale la pena per approfondire la questione:
http://www.robertodemattei.it/2011/06/02/i-castighi-di-dio-nella-fede-cattolica-il-professor-de-mattei-risponde-a-padre-mucci-s-j/

Mi sembra di poter dire che Dio è buono e onnipotente: se lascia accadere il male, all'innocente come al malvagio, quel male è misteriosamente parte del suo disegno di salvezza.
Quanta santificazione e quanta purificazione viene dalla sofferenza, dal male, anche dal peccato...per non parlare dei frutti del martirio (Dio che permette la morte dei suoi figli, in Suo nome??).
saluti.

Andrea VR

ciellino ha detto...

Il problema ste nel termine "Dio", così generico, così confuso, così lontano, così inconoscibile...