lunedì 20 settembre 2010

Viviamo nell'epoca della Suscettibilità

Triste epoca, quella in cui bisogna operare tutta una serie di precisazioni e distinguo prima di poter affermare che il cielo è azzurro.

Un eccellente esempio è l'impeccabile incipit di un articolo di mons. Brunero Gherardini, che potrebbe essere tranquillamente riciclato in qualsiasi scritto riguardante l'ambiente ecclesiastico:
Quanto sto per scrivere è ben lungi, nell'intenzione e di fatto, da ciò che comunemente è detto processo alle intenzioni. Per principio mi sforzo sempre di considerarle tutte - le intenzioni - pure e sante. Ovviamente, donec contrarium probetur, nel qual caso anche una presunzione di santità o ne trae le conseguenze, o si rassegna al ridicolo. S'aggiunga poi che l'intenzione, anche se pura e santa, non trasferisce automaticamente la propria ineccepibilità morale nel suo prodotto, il quale ha un suo realismo oggettivo, e quindi una sua moralità, prescindendo dall'intenzione formale che lo vuole e verso il quale si protende. Una bestemmia è sempre, in sé e per sé, una bestemmia, anche se pronunciata paradossalmente per render gloria a Dio.[1]



1) «Il Dio di Gesù Cristo», di mons. Gherardini, gennaio 2010.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

@Armando

Sui bambini morti che fanno meno notizia dei cani ha perfettamente ragione. E' un dato di fatto direi.

Sull'arte non so; dovrei pensarci; non sono ferrato in materia. Sulle storie idem.

Sul fatto che sia un blog sconosciuto; se usiamo questo criterio di valutazione intendi dire che finché non andiamo a 'Porta a Porta' dobbiamo stare zitti? "Ucciellino" inoltre spero sia un Cattolico che anche nella vita "non virtuale" si faccia sentire.

In conclusione: per te "replicare" significa essere suscettibile?

ciellino ha detto...

Sì, mi faccio sentire anche nella vita "non virtuale". Dove però non posso permettermi di abbreviare (come invece faccio qui) tutta quella «sagra dei distinguo» indispensabile a non urtare le infinite suscettibilità altrui.

L'esempio più lampante di ciò che affermo lo si può trovare osservando lo stile e il linguaggio dei documenti ecclesiastici. Più la Chiesa è nel mirino, e più le alte sfere parlano cercando in ogni modo di stemperare i toni e di tranquillizzare gli interlocutori.

Anche il monsignor Gherardini, prima di qualificare come «eretico» un vescovo, ha dovuto fare quella premessa che ho citato.

Eppure ha dimostrato ampiamente la sua tesi: perché mai ha ritenuto necessario cominciare con quella premessa?

Evidentemente anche lui è convinto che viviamo nell'Epoca della Suscettibilità, dove non basta più «dimostrare», e dove la più dimostrata verità non basta a sanare le ferite della Chiesa (per il citato «vescovo eretico» non c'è stata alcuna conseguenza).

ciellino ha detto...

Prima o poi dovrei scrivere qualche riga su quella fastidiosissima e severissima norma del galateo clericale che impone furiosamente di "stemperare i toni".

Norma che da un lato non soddisfa mai gli iper-suscettibili, dall'altro intristisce coloro che vorrebbero dalla Chiesa parole più precise.

Anonimo ha detto...

"Verrà il giorno in cui bisognerà sguainare le spade per affermare che le foglie sono verdi" - Chesterton.
Grazie Ucciellino. Prego ogni giorno perchè il mio cuore sia sempre suscettibile e si lasci provocare dal mondo. Da poco ho scoperto il blog e ti leggo volentieri...ottima occasione di risveglio morale.
Andrea P.
Verona