Al sottoscritto brucia ancora il ricordo degli anni spesi nell'assecondare gli insegnanti nel loro sterile nozionismo.[1] E fa ancora sorridere il ricordo dello sguardo avvelenato di certi compagni di classe, esperti della risposta rapida e della "domanda intelligente", quando con aria annoiata li battevo sul tempo: il danno e la beffa.
Un vecchio proverbio americano dice che educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco. Nella scuola italiana - e soprattutto nella burocrazia scolastica italiana - lo scopo ultimo è di riempire un secchio, litigando al più su come lottizzare lo spazio disponibile nel secchio.[2] Un insegnante di mia conoscenza è stato redarguito dal preside perché bisogna essere indifferenti rispetto ai contenuti, e i contenuti vanno rispettati secondo il piano prestabilito. Vietato esprimere giudizi, vietato guardare più in là. Mi chiedo, a questo punto, a che serva pagare un insegnante visto che per la lezione frontale può essere sostituito da un registratore e per le interrogazioni può essere sostituito da questionari prestampati. Ma poi chi farà la "domanda intelligente" per mettersi in mostra e surclassare gli altri?
Il risultato di quest'intelligentismo è che quando parli non ti ascoltano. O hanno una "domanda intelligente", o devono farti capire che loro sapevano già come si fa. Cioè un'ignoranza piena di sé.
1) Fu paradossalmente una vera fortuna cominciare il lavoro e gli studi universitari con tutta l'ignoranza che aveva saputo darmi la scuola. Appresi con passione, con sete di conoscenza, partivo dall'idea di essere ancora ignorante. I colleghi "secchioni" proseguirono nel metodo del riempire un "secchio" di nozioni, ma nonostante i centodieci-e-lode e tutti gli extra, non riuscivano a sviluppare né l'intuito, né la creatività, né la passione, e nemmeno quel saper esprimersi in modo frizzante tale da attrarre l'interesse sia dell'esperto che del principiante.
2) Come in tutte le lottizzazioni, bramano di infilare dodici o tredici litri in un secchio da dieci, e c'è sempre qualcuno che non vuol rimanere in disparte e pretende di aggiungere un quattordicesimo litro.
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