domenica 6 agosto 2017

Presto! Prepara una domanda intelligente!

Un problema fondamentale della scuola italiana è l'aver sempre promosso la mentalità del mettersi in mostra. Come se contasse non la capacità di analizzare e risolvere i problemi, non la capacità di sintesi e lo spirito critico, non la capacità di vedere anche ciò che il libro non mostra, ma solo l'indovinare la rispostina prima degli altri, per trasformarsi da spettatore a protagonista e guadagnare invidiosi applausi. "Presto, presto! prepara una domanda intelligente!" Cioè: diamoci da fare per metterci in mostra. La scuola-telequiz non è un fenomeno recente, anche se certi intrattenimenti televisivi dell'ultimo mezzo secolo hanno pesato moltissimo nel consolidare la mentalità.

Al sottoscritto brucia ancora il ricordo degli anni spesi nell'assecondare gli insegnanti nel loro sterile nozionismo.[1] E fa ancora sorridere il ricordo dello sguardo avvelenato di certi compagni di classe, esperti della risposta rapida e della "domanda intelligente", quando con aria annoiata li battevo sul tempo: il danno e la beffa.

Un vecchio proverbio americano dice che educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco. Nella scuola italiana - e soprattutto nella burocrazia scolastica italiana - lo scopo ultimo è di riempire un secchio, litigando al più su come lottizzare lo spazio disponibile nel secchio.[2] Un insegnante di mia conoscenza è stato redarguito dal preside perché bisogna essere indifferenti rispetto ai contenuti, e i contenuti vanno rispettati secondo il piano prestabilito. Vietato esprimere giudizi, vietato guardare più in là. Mi chiedo, a questo punto, a che serva pagare un insegnante visto che per la lezione frontale può essere sostituito da un registratore e per le interrogazioni può essere sostituito da questionari prestampati. Ma poi chi farà la "domanda intelligente" per mettersi in mostra e surclassare gli altri?

Il risultato di quest'intelligentismo è che quando parli non ti ascoltano. O hanno una "domanda intelligente", o devono farti capire che loro sapevano già come si fa. Cioè un'ignoranza piena di sé.


1) Fu paradossalmente una vera fortuna cominciare il lavoro e gli studi universitari con tutta l'ignoranza che aveva saputo darmi la scuola. Appresi con passione, con sete di conoscenza, partivo dall'idea di essere ancora ignorante. I colleghi "secchioni" proseguirono nel metodo del riempire un "secchio" di nozioni, ma nonostante i centodieci-e-lode e tutti gli extra, non riuscivano a sviluppare né l'intuito, né la creatività, né la passione, e nemmeno quel saper esprimersi in modo frizzante tale da attrarre l'interesse sia dell'esperto che del principiante.

2) Come in tutte le lottizzazioni, bramano di infilare dodici o tredici litri in un secchio da dieci, e c'è sempre qualcuno che non vuol rimanere in disparte e pretende di aggiungere un quattordicesimo litro.

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