Si prepara una calda e stanca giornata di agosto. Sono le otto del mattino ed entro dai nonni. Il nonno è lì in cucina imbambolato a guardare un vecchio telefilm d'azione e sparatorie in cui i pur numerosissimi proiettili non colpiscono mai nessuno.
Con fatica gli devo ricordare che c'è da muoversi per le analisi. Senza staccare lo sguardo dal televisore mugugna qualcosa che dovrebbe significare “subito” e che invece serve a prendere tempo. Gli dispiace abbandonare quella visione beatifica proprio adesso. Lo schermo mostra una jeep che attraversa lentamente una strada sterrata, con due tizi in piedi nel cassone armati di fucile e con espressione truce. Sarebbero un ottimo bersaglio, ma loro stessi sanno di essere in un telefilm in cui nelle sparatorie non muore mai nessuno.
In tempi non sospetti san Pio da Pietrelcina lamentava che il «tabernacolo del demonio» stava entrando in tutte le case. Parlava del televisore, non di internet. La televisione è peggio di internet poiché si fruisce passivamente. Ci si mette lì in «adorazione» lasciandosi diluviare addosso la banalità, in perenne attesa di emozioni o di qualcosa di meglio. Il demonio, più che la cattiveria, è impegnato a promuovere la banalità. Che può assumere perfino i contorni innocenti del telefilm con la sparatoria con migliaia di pallottole e nessun morto, nemmeno un ferito, neppure di striscio. Distorcere la realtà, a lungo andare, è più grave che distribuire sudiciume.
Il nonno si avvia verso la fine dei suoi giorni cibandosi di televisione. Come ad esempio quei vecchi e stupidissimi telefilm trasmessi alle otto del mattino di uno sperduto giorno del mese di agosto. Si leva al mattino e accende il televisore. Lo spegne solo per il pisolino pomeridiano. Dopo diverse esitazioni finalmente riesce a spegnerlo di sera per andare a letto. Poi magari dopo mezz'ora che si rigira nel letto decide di non aver sonno: torna in cucina e riaccende il televisore, per una o due ore supplementari di «adorazione».
C'è gente finita nel calendario dei santi per molte meno ore di adorazione. Davanti ad un diverso tipo di «tabernacolo». Comincio a temere che quella razza si sia estinta. Lo temo da quando andai a far visita a quelle suore e scoprii che passavano la sera davanti al televisore. Chi sferruzzava, chi rammendava, chi sfogliava, ma tutte in presenza del televisore. Lo temo specialmente nelle sere d'estate quando vado alla stazione e passando davanti al convento di un altro ordine di suore intravedo l'inequivocabile luce blu che traspare dalla finestra che dà sulla strada.
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