Un film da vedere: Si alza il vento (風立ちぬ - Kaze tachinu). È la storia - alquanto romanzata - di Jirō Horikoshi, ingegnere inventore del Mitsubishi A5M e successivamente dell'A6M “Zero” (il miglior aereo da caccia del mondo dei primi anni della seconda guerra mondiale).
Siamo già abituati agli altri film di Miyazaki - profondi, toccanti, commoventi, intelligenti - ma questo li supera tutti. È la storia di una passione di tutta una vita, la passione per il volo. Jirō non potrà mai essere pilota per problemi alla vista, ma quando gli appare in sogno il conte Gianni Caproni (l'ingegnere aeronautico italiano) che gli mostra il suo Ca.60 Transaereo, capisce che se proprio non potrà pilotare un aereo può pur sempre progettare “l'aereo più bello del mondo”.
Siamo in Giappone negli anni Trenta e sappiamo cosa comporterà la passione di Jirō: ma è proprio su questo aspetto che il film sfida gli spettatori con domande spinose: davvero l'arte per l'arte, la scienza per la scienza? Davvero sarebbe sempre giusto il seguire la propria onesta passione? È meglio un mondo con le belle ma inutili piramidi, o senza piramidi? Chi ha frettolosamente etichettato come “militaristico” il film, ha rifiutato quelle domande, come se si fosse limitato a leggere un asettico riassunto della trama piuttosto che seguire il film immedesimandosi nei protagonisti, come se sulle scene avesse premuto l'avanti-veloce per andare al sodo.
È senza dubbio un capolavoro, ma come al solito il doppiaggio è ciò che rovina il film: andrebbe seguito in lingua originale e sottotitoli. Per la voce del protagonista Miyazaki ha infatti scelto di proposito un non professionista, con un timbro anodino, una voce nasale poco espressiva, una voce da studioso felice di essere concentrato solo sul proprio progetto. I dialoghi sono espressivi più per quello che si vede che per ciò che si sente. Un capolavoro da gustare e che alla fine lascia non solo emozioni, ma una raffica di domande spinose e oneste.
Nessun commento:
Posta un commento