domenica 12 ottobre 2025

Frattaglie - 29 - brevi riflessioni sparse

Un amico che per questioni di lavoro è costretto a sorbirsi la messa domenicale nelle parrocchie più disparate mi spiegava la sua teoria del complotto: in qualche modo (whatsapp?) la curia comunicherebbe al pretame gli argomenti da ficcare a forza nelle prediche domenicali. Non è possibile, mi diceva, che nei posti più disparati della diocesi, preti giovani e anziani, corrucciati o allegretti, ignoranti o acculturati, ripetano lo stesso mantra pre-programmato, in sintonia, secondo una scaletta definita settimana per settimana. Sicché ieri sera alla prefestiva nella chiesetta dove notoriamente il segnale cellulare non è favorevolissimo, al parroco non sarà arrivata per tempo la comunicazione curiale e quindi non ha commentato il pur facile brano dei lebbrosi guariti. È rimasto due minuti in silenzio, sguardo basso, pareva morto (no, dai, se fosse morto sarebbe cascato a terra); all'improvviso si è risvegliato e ha proseguito la celebrazione.

Com'è andata in Giappone: non fanno più figli, diminuisce il senso di identità di popolo e di nazione, arrivano gli stranieri con le loro religioni, protestanti e musulmani in netta ascesa (più il fenomeno delle thot locali col velo che ammiccanti sui social si autoproclamano musulmane) e fan presa sui giovani per l'effetto novità. E poi arrivano anche i tumulti di piazza perché gli stranieri in questione cominciano a mostrarsi come un corpo estraneo, come gente che non ha alcuna voglia di integrarsi ma solo di costruire un'appendice della propria terra d'origine. Cioè, tecnicamente, invasori.

La Chiesa sempre nelle retrovie: “aiuto, aiuto, l'intelligenza artificiale solleva seri problemi morali!” Eh, già: stiamo sempre a inseguire mode, la moda del momento è l'IA, e dopo vari carnevaleschi e incensanti convegni sulle Nuove Tecnologie ci accorgiamo che ogni novità mondana consente utilizzi immorali e deleteri. E allora gran polverone di proclami e di documenti, diventando a seconda dei casi mosca cocchiera o mosca frenante, come se l'auspicio di un qualche prelato o del Papa possa ottenere qualcosa di buono che provochi gratitudine dei non credenti.

Non sono appassionato di videogiochi ma ce n'è uno su cui ho perso più ore di quante me ne sarei concesse, sebbene sia frustrante giocarvi. Frustrante perché ho una connessione internet lenta, e diversi giocatori barano (“guardare attraverso i muri”, “mira automatica”, e affini). Ma suo malgrado mi ha dato qualcosa, mi è stato “educativo”. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su ciò che vedo. A fidarmi di più del mio intuito. Ad anticipare ciò che farebbero gli altri. E ad usare il set di armi meno convenzionali, cioè meno prevedibili per chi è abituato a scegliere solo la massima potenza di fuoco. Mi ha abituato a sparare in punti vuoti per compensare il ritardo (lag), mi ha abituato a cambiare percorsi anche in presunta assenza di pericolo (e chi tendeva un agguato c'è rimasto male). Soprattutto, mi ha fatto notare come gli arroganti se la prendano moltissimo quando pur barando non l'hanno sempre vinta. (“Molta osservazione e poco ragionamento” qui non si applica, perché il tempo per osservare spazza via schroedingerianamente qualsiasi risultato del ragionamento)

C'è un prodotto (ambito elettronica) un po' fuori dai canoni dei grandi produttori, ignorato o banalizzato da tutti gli influencer del settore. Avrebbero gioco facile a recensire, confrontare, spiegare utilità e alternative, ma non vi si cimentano. Non è per ignoranza (è impossibile che non ne abbiano sentito parlare), è proprio per la testardaggine di restare nei canoni dei grandi produttori e nell'alveo delle strisciate pubblicitarie più remunerative. Tale pattern è riconoscibile anche in certe dinamiche ecclesiali: nella foga di autoetichettarsi come quelli che la sanno giusta, sfoderano un conformismo inossidabile, catalogandoti come stupido o mentalmente squilibrato solo perché non professi le buzz-word di moda nelle curie.

L'escalation, nel senso di situazione che sfugge di mano e moltiplica i guai, è una delle maggiori paure degli arroganti. Che infatti ti aggrediscono solo perché si illudono di saper alzare la posta in maniera controllata, come un esperto giocatore di poker. Gli arroganti di professione sanno simulare persino la calma, allo scopo di poter accusare l'avversario di aver reagito in modo esagerato (è una tecnica stranamente diffusissima in ambienti clericali). Devo dedurre che per costoro la pena del contrappasso consisterà di provocazioni molto ben mirate ed escalation impreviste e catastrofiche.